Il 10% dell’Amarone viene stappato negli Usa. Portato in tavola per cene con parenti e amici, ma anche per festeggiare occasioni importanti.
È quanto emerge dall’indagine 2016 dell’Osservatorio Vini Valpolicella, commissionata dal Consorzio di tutela a Wine Monitor di Nomisma e dedicata quest’anno al consumo negli States.
Il dato viene anticipato alla vigilia di Anteprima Amarone 2013 (#anteprimaamarone2017), organizzata dal 28 al 30 gennaio, a Verona, dal Consorzio, con la partecipazione di 78 aziende.
Lo studio fa il punto su come si beve negli Stati Uniti con particolare riferimento ai rossi italiani e alle denominazioni della Valpolicella sulla base di un campione di 750 consumatori, tra i 21 e i 65 anni, residenti in California, New York, Texas, Washington, Stati chiave per le dinamiche d’importazione di imbottigliato.
MARGINI DI CRESCITA. «La destinazione assorbe oltre il 10% della produzione», ricorda il presidente del Consorzio, Christian Marchesini, «e se il 25% degli intervistati associa le caratteristiche dell’Amarone alla qualità e il 14% allo stile italiano, ci sono margini per aumentare le performance delle altre denominazioni della Valpolicella».
Posto di fronte a un elenco di rossi italiani, l’11% degli americani dichiara di aver consumato nell’ultimo anno almeno una volta il Valpolicella; il 10% l’Amarone. Il 17% ha bevuto almeno una volta i vini della Valpolicella.
«L’Italia», osserva Olga Bussinello, direttore del Consorzio, «si posiziona al secondo posto dopo la Francia per export in valore e volume, grazie al “peso“ del Veneto quarto in valore. Risultato al quale molto contribuiscono le nostre denominazioni anche negli Usa, sbocco del 14% del Valpolicella e del 21% del Ripasso».Va.Za.