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Gruppo Veronesi, cambi e fatturato in crescita

AGROALIMENTARE. Alla holding tutti i ruoli di coordinamento. Ad Aia le funzioni operative
Nuovo management ai vertici Ricavi intorno ai 2,5 miliardi, con un incremento di 9,5%, dopo il più 9% dell'anno precedente
Bruno Veronesei, presidente della Veronesi Holding Spa
Bruno Veronesei, presidente della Veronesi Holding Spa
Bruno Veronesei, presidente della Veronesi Holding Spa
Bruno Veronesei, presidente della Veronesi Holding Spa

La Finanziaria che sovrintende alle attività del Gruppo Veronesi ora si chiama Veronesi Holding Spa. È il primo segnale dei grandi cambiamenti realizzati nella governance di uno dei big dell'alimentare italiano (terzo per fatturato), protagonista al vertice europeo. Il fatturato 2011 - mancano ancora le cifre ufficiali - si aggirerà intorno ai 2,5 miliardi di euro, quindi con un incremento di circa il 9,5% sul 2010, che pur aveva registrato un significativo più 9% sul 2009. L'export rappresenta il 13%, una quota da rinforzare, ma che, comunque, vale sempre intorno ai 300 milioni di euro. Un Gruppo, poi, che ha ribadito il suo ruolo sociale con investimenti e soprattutto con la crescita dell'occupazione diretta con 7.000 dipendenti, che raddoppiano con l'indotto (allevamenti e trasporti in prima fila). «Siamo cresciuti in un anno difficile per l'alimentare», sottolinea il presidente Bruno Veronesi», e intendiamo crescere anche quest'anno. Le premesse ci sono. Molto dipende dall'andamento dei mercati delle materie prime, come dal rapporto con la grande distribuzione che il presidente definisce «Ottimo, perchè la consideriamo un partner e non il principale cliente». Ma fondamentale è il consumatore che finora ha privilegiato le carni avicole per la loro competitività (pollo, ma anche tacchino) rispetto a tutte le altre, ma anche per la dieteticità , sempre più fondamentale nelle scelte, e perché si presta ad elaborazioni varie. Questo «inno al pollo», e onore a chi l'ha diffuso sulle tavole degli italiani (il fondatore Apollinare Veronesi), non è sufficiente, però , a spiegare l'evoluzione in atto a Quinto di Valpantena. COORDINAMENTO. La Holding ha assunto tutti i ruoli di coordinamento . Sotto la guida di Bruno Veronesi (tra breve scadrà il suo primo anno di mandato, dopo quelli dei fratelli Carlo e Giordano) c'è il nuovo amministratore delegato di Gruppo, Luigi Fasoli, da decenni nel Gruppo, dopo la laurea in economia a Verona, con la seconda generazione ( i due fratelli più le sorelle Marcella e Luisa) ed i rappresentanti della terza (Marcello, Mario e Tommaso Veronesi, Francesco Ballini e Antonio Nicodemo). Ma il grande cambiamento deriva dalla recente fusione delle diverse società operative. Tutto ora fa capo ad Aia Spa con un amministratore delegato per ogni area di business: Donato Didonè per l'alimentare (avicoli con il marchio Aia, e salumi con marchio Negroni), Mario Innocenti per l'agrozootecnica e Massimo Zanin per la mangimistica. Una struttura molto agile, con forte risparmio anche in termini organizzativi; quella che serve per incrementare la presenza sui mercati e difendersi da qualsiasi concorrente sia nazionale che estero. Il Gruppo vuole rafforzarsi ulteriormente in Italia (grazie anche ad una logistica perfetta che permette di essere a Roma in giornata e nel resto della penisola in meno di due giorni) e crescere ancora all'estero, in particolare nei paesi dove è particolarmente forte (Germania, primo cliente, poi Francia, Gran Bretagna e tutti i paesi dell'Est Europa) , ma anche in nuove aree. «I nostri progetti sono di ulteriore crescita che cercheremo di perseguire anche in uno scenario difficile come quello attuale». Queste parole del presidente Bruno Veronesi trovano applicazione nell'operatività e nelle sensibilità del Gruppo. Per i mangimi (primi in Europa) nuova attenzione viene dedicata all'acquacoltura, con il nuovo impianto di Quinto di Valpantena. Per i salumi si punta a prodotti con basso contenuto di grassi, con più servizio, più valore aggiunto e soprattutto con proposte di nuovi preaffettati. Si punta a rafforzare l'export dei salumi che ha in Negroni il primo protagonista italiano, con in testa Francia, Regno Unito e Germania come destinazioni. Per le uova, secondo produttore italiano, si punta a rafforzare l'immagine in quelle con guscio, da consumo fresche. FR

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