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Lavoro e popolazione

Veneto, gelo demografico, ma Verona tiene

Cgia: nel 2030 lavoratori a -0,9%. E uno studio di Fondazione Nordest rileva che nel 2040 il Nord avrà 2,3 milioni di residenti in meno
Popolazione in età lavorativa. In Veneto nel 2030 sarà il 4,9% in meno
Popolazione in età lavorativa. In Veneto nel 2030 sarà il 4,9% in meno
Popolazione in età lavorativa. In Veneto nel 2030 sarà il 4,9% in meno
Popolazione in età lavorativa. In Veneto nel 2030 sarà il 4,9% in meno

Il calo demografico iniziato anni fa e l’aumento della popolazione anziana provocherà una drastica riduzione della popolazione in età lavorativa – tra i 15 e i 64 anni - con un impatto negativo anche sul Pil e in generale sul sistema economico e sociale di ciascun territorio. 

Quanto accadrà in Veneto lo tratteggia l’Ufficio studi della Cgia che si è avvalso delle previsioni demografiche redatte dall’Istat e dall’Eurostat: tra il 2021 e il 2030 gli attivi in regione caleranno di oltre 150mila unità (-4,9 per cento). Nessun’ altra regione italiana del Centro-Nord dovrebbe subire una contrazione in termini assoluti così elevata. Pertanto, se tre anni fa la popolazione in età lavorativa del Veneto era pari a poco più di 3,1 milioni di persone, nel 2030 la stessa è destinata a scendere a poco più di 2,95 milioni di unità.

Andrà meno peggio a Verona che si dimostra più attrattiva di altre province: qui, sempre secondo l’elaborazione della Cgia, tra il 2023 e il 2030 la provincia perderà 5.275 persone in età lavorativa (-0,9%), passando da 592.048 a 586.773 attivi. 

Gelo crescente 

Parla di glaciazione, non di inverno demografico, Fondazione Nordest: e non è pessimismo, ma la consapevolezza che «l’inverno è una stagione nel ciclo annuale mentre nel nostro caso non c’è alcuna primavera in vista, ma un lungo periodo di gelo crescente nelle dinamiche della popolazione». In questa indagine lo sguardo è più lontano, al 2040: ebbene, in tutto il Nord si avrà un calo superiore ai 2,3 milioni di persone e nel Nordest la riduzione sarà di 939mila persone. 

In Veneto, in particolare, ci saranno 388mila residenti in meno, un calo pari all’8%. Ipotizzando quali città si cancellerebbero se la perdita di abitanti fosse lì concentrata, in Veneto Padova, Treviso e Vicenza diventerebbero città fantasma. 

Le conseguenze 

Meno abitanti, spiega Fondazione Nordest, vuol dire più bassi consumi ma anche minori investimenti. Ci saranno minori acquisti di ogni bene, terranno solo quelli legati ai servizi, ad esempio quelli sanitari. Caleranno gli investimenti con un effetto depressivo sul mercato immobiliare ma diminuirà anche la domanda di macchinari, uffici, spazi commerciali, mezzi di trasporto collettivi. E poi ci sarà meno risparmio, con conseguenze sul mercato dell’intermediazione mobiliare, bancaria e finanziaria. 

Anche la Cgia parla di «ricadute spaventose anche per le nostre imprese. La difficoltà, ad esempio, di trovare giovani lavoratori da inserire nelle imprese artigiane, commerciali o industriali è avvertita già in questo momento, figuriamoci fra qualche decennio. Con sempre meno ragazzi che si affacceranno al mercato del lavoro, per tantissime aziende trovare del personale preparato da inserire nei processi produttivi costituirà una mission impossibile. Senza contare», conclude la Cgia, «che una società con meno giovani e più anziani dovrà fronteggiare un’impennata della spesa previdenziale, di quella sanitaria e di quella assistenziale da far tremare le vene e i polsi».

Francesca Lorandi

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