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L'allarme

A Verona c'è il lavoro ma mancano i lavoratori

Il tessuto produttivo scaligero ha fame di competenze, di preparazione ma anche di «braccia». Le persone non si trovano e il problema non è solo la carenza di profili con determinate conoscenze: mancano i numeri. Un’emergenza trasversale a tutti i settori e a tutti i livelli, sottolinea Confindustria Verona. 

La domanda è alta, in media ogni azienda è alla ricerca di due persone, secondo una stima di Apindustria Confimi Verona, ma l’offerta scarseggia. Così le agenzie per il lavoro sono prese d’assalto e, faticando a trovare le figure giuste da inserire in determinate posizioni, aumentano gli investimenti in recruiting e in nuovi uffici sul territorio, per essere più vicine agli imprenditori ma anche, e soprattutto, ai possibili candidati. Spesso però i tempi sono lunghi rispetto alle esigenze delle aziende. Così molte fanno da sé: se non si trovano figure preparate allora si cercano persone che abbiano del potenziale, le cosiddette soft skill. E, una volta inserite, si insegna loro il mestiere. È il caso della Infind srl, azienda di automazione e meccanica in zona industriale a Settimo di Pescantina che, per rispondere a questa emergenza, ha avviato corsi interni superspecializzati con l'obbligo di assunzione finale. O, ancora, la Ferroli di San Bonifacio, il Gruppo Pittini con percorsi rivolti a neodiplomati e neolaureati, ed Everel Group con l’Officina di Talenti.

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Situazione critica «Una situazione critica come quella che stiamo vivendo oggi non la ricordo», ammette Carlo De Paoli, fondatore e presidente di In Job. «Non mancano solo progettisti, disegnatori meccanici, informatici, professionisti di cui le imprese hanno da sempre bisogno: nel post pandemia stiamo facendo i conti anche con la carenza di personale generico. Le aziende non ci hanno mai cercato così tanto come in questo periodo. Noi, come conseguenza di questa mancanza di candidati, abbiamo triplicato gli investimenti in recruiting, con una task force che lavora sulle piattaforme e telefona direttamente alle persone per proporre loro posti di lavoro. È un’attività di scouting molto spinta», conclude De Paoli, «che deve fare anche i conti con la great resignation, ossia con la grande mobilità a cui stiamo assistendo: riguarda soprattutto le giovani generazioni che non si fanno tanti problemi a lasciare un posto per un’alternativa più allettante, sotto diversi punti di vista».
La retribuzione è una motivazione sempre meno fondamentale, ammette Giangiacomo Pierini vicepresidente con delega a capitale umano e politiche per i giovani. «Le nuove generazioni», spiega, «cercano anche affermazione personale, crescita delle competenze e un maggior bilanciamento tra lavoro e vita privata. Si tratta perciò di un mondo in evoluzione, un’evoluzione che ci coinvolge tutti e su cui tutti dobbiamo interrogarci. La difficoltà di trovare figure professionali da inserire in azienda», aggiunge, «è un tema trasversale che segnalano tutte le diverse tipologie di aziende e che coinvolge non solo profili specializzati, ma anche personale da formare». 


La formazione interna La strada che porta nel tempo più breve a una soluzione – e in emergenza la celerità vale parecchio – è appunto la formazione interna: si assumono persone con potenziale e si forniscono loro internamente le competenze di cui l’impresa ha bisogno. «Le aziende si stanno attrezzando con piani di on boarding (inserimento dei nuovi dipendenti, ndr) più strutturati», spiega Caterina Fenzi, responsabile di Cim&Form, la società di formazione di Confindustria Verona. «Molte stanno sviluppando, anche con il nostro supporto, progetti di Academy aziendali per coinvolgere le risorse dall’esterno oppure per formarle internamente. In particolare», prosegue Fenzi, «specializzazioni tecniche, su più livelli anche molto operativi come ad esempio operai e manutentori, o operatori qualificati per macchine a controllo numerico». Ma lo sguardo delle imprese non è rivolto solo ai giovani: se i numeri mancano, è necessario puntare a fasce d’età più alte. «Una strada che intendiamo percorrere», spiega Renato Della Bella, presidente Apindustria Confimi Verona, «guarda agli over 50, da inserire in azienda e riqualificare. Ma deve esserci una convenienza nell’assumerli e nell’investire su di loro e sarebbe quindi auspicabile un incentivo, sotto forma di contribuzione bassa o tassazione ridotta per il lavoratore».

Francesca Lorandi

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