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Doc Valpolicella: «Più investimenti e tutela mercati»

Christian Marchesini
Christian Marchesini
Christian Marchesini
Christian Marchesini

La denominazione Valpolicella ha resistito alla pandemia. Ora occorre pianificare il suo futuro, che passa da promozione, sostenibilità, equilibrio produttivo e tutela. Temi all’ordine del giorno dell’assemblea dei soci del Consorzio vini Valpolicella, convocata l’altro ieri per la presentazione del bilancio da 2,5 milioni relativo all’esercizio 2020 ed approvato all’unanimità. «Ora la doc è pronta al riscatto sui mercati, compreso il nazionale che ha perso quasi il 10%. Il Covid ci ha costretti a modificare il tipo di promozione, virando sul digitale: una sfida in termini di investimenti e contenuti che continueremo ad alimentare in futuro», spiega il presidente, Christian Marchesini. Il quale, per il 2022, lancia anche la possibilità di aumentare la dotazione finanziaria del Consorzio. «Le quote richieste ai soci, se confrontate con enti di pari dimensioni, sono tra le più basse. Un esempio? Il Conegliano-Valdobbiadene di uguale superficie incassa il doppio. Attualmente riceviamo un milione e 100mila euro l’anno, poco di più arriva da contributi comunitari, piano di sviluppo rurale e altri aiuti», ragiona. Tra le attività svolte, l’internazionalizzazione è stata al centro di 17 iniziative su nove Paesi obiettivo (Germania, Usa, Canada, Svezia, Repubblica Ceca, Giappone, Gran Bretagna, Cina e Polonia). Il Consorzio ha attivato una piattaforma digitale, attraverso la quale a febbraio è stata lanciata Valpolicella annual conference, con la partecipazione di quasi 8000 operatori da 27 nazioni. Sono proseguiti i corsi Vep (Valpolicella education program), che hanno formato 28 specialist in 13 Paesi. Un nuovo focus, dedicato al Valpolicella Superiore, vino di territorio, è in programma giovedì 24 giugno. Promosse una massiccia campagna di comunicazione sui principali media internazionali di settore e di ingaggio e posizionamento sui social. Sul fronte della tutela, sono state avviate 25 cause, sette già chiuse e vinte (due sul mercato interno, ndr), per lo più a difesa dell’Amarone. Sul mercato si sono affacciati marchi ingannatori come Alvarone in Portogallo o Amara in Ue, ma anche Amaroute in Italia. Non mancano i tentativi di frode per il Ripasso, in Benelux. Poi le misure di contenimento. Dopo una consultazione a cui ha partecipato il 73% dei soci, largamente favorevoli, il Consorzio ha chiesto nuovamente alla Regione di ridurre la resa massima di uva ammessa per la produzione di Valpolicella, Ripasso, Amarone e Recioto per la vendemmia 2021. Il taglio è meno pesante rispetto al 2020: si tratta di 10,5 tonnellate per ettaro, contro le 10 di un anno fa (il disciplinare ne prevede 12). Per le uve da mettere a riposo destinate alle Docg Amarone e Recioto, il limite è di 5 tonnellate per ettaro, che diventano 5,5 per l’uva certificata RRR o biologica. In vista anche la modifica dei disciplinari: Amarone e Recioto potranno essere imbottigliati anche in bottiglie capienti fino a 15 litri, da usare per eventi; previsto l’uso esclusivo del tappo a raso bocca. •. Va.Za.

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