L’emergenza Covid ha causato in Veneto la perdita di oltre 60 mila posti di lavoro tra il 23 febbraio e il 31 maggio. Verona, dove l’incidenza di lavoro stagionale è molto alta, sono stati persi 17mila posizioni, il secondo dato più alto tra le province veneto dopo quello di Venezia. Ma con la ripresa delle attività lavorative, a maggio, il saldo occupazionale è tornato ad essere positivo: +1.437 posizioni lavorative.
Lo rileva Veneto Lavoro, ente strumentale della Regione Veneto, confrontando i numeri con quelli dello stesso periodo del 2019. A maggio il mercato del lavoro ha mostrato segni di vitalità e una ripresa dei flussi di assunzione, anche per effetto della ripartenza delle attività commerciali e turistiche. Se il turismo al momento rimane il settore più colpito e registra da solo quasi la metà della contrazione occupazionale, con una calo di 30 mila posti di lavoro (la maggior parte stagionale) e un calo delle assunzioni che nelle fasi più rigide del lockdown ha raggiunto picchi dell’86%, il venir meno dei vincoli alla mobilità tra regioni e, in parte, tra i Paesi europei potrebbe favorire la ripresa dell’occupazione anche in questo settore. Inoltre, nell’ultimo mese, le costruzioni e l’agricoltura hanno avuto un significativo aumento delle assunzioni (rispettivamente +19% e +7%).
Recupero anche del manifatturiero (metalmeccanica, chimica-gomma,farmaceutica, legno, mobilio), nei servizi di pulizia, nelle attività professionali e nel commercio all’ingrosso e al dettaglio. L’agricoltura, in particolare, si conferma, con i servizi informatici, l’unico settore che mostra un saldo occupazionale positivo (+1.161 posizioni lavorative) dall’esordio della crisi.
Le province che hanno pagato il costo più alto delle misure di contenimento e della crisi sanitaria ed economica sono quelle con una maggiore incidenza delle attività stagionali: a Venezia tra fine febbraio e fine maggio c’è stata una perdita di 26mila posti di lavoro, a Verona come detto 17mila. Calo più contenuto a Padova (-5.600), Treviso (-4.900), Vicenza (-4.200), Rovigo (-1.200) e Belluno (-800).