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Crisi del latte, l’aumento di prezzo insufficiente

Un allevamento di mucche
Un allevamento di mucche
Un allevamento di mucche
Un allevamento di mucche

Il protocollo d’intesa firmato dalla filiera del lattiero caseario tra le organizzazioni agricole, l’alleanza delle cooperative del settore agroalimentare, Assolatte e grande distribuzione organizzata al tavolo convocato dal ministro dell’Agricoltura, Stefano Patuanelli, che prevede un aumento di 4 centesimi al litro del prezzo minimo del latte alla stalla, non soddisfa tutte le associazioni di categoria. Grazie all’intesa, valida fino al 31 marzo 2022, gli allevatori potranno raggiungere i 41 centesimi al litro, Iva esclusa. Il «premio emergenza stalle», come è stato definito il ritocco all’insù della quotazione, è di 3 centesimi al litro, spiega Confagri, un altro eventuale centesimo sarà integrato dall’industria di trasformazione o dalle cooperative nel caso in cui non si raggiunga la soglia massima di 41 centesimi. Il presidente nazionale Coldiretti, Ettore Prandini, definisce il passo in avanti «un atto di responsabilità: accolta la nostra proposta di aumento senza impatto sui consumatori». Per il presidente Confagri, Massimiliano Giansanti, è un «primo risultato significativo: ora serve lavorare per valorizzare il prodotto italiano». Da Cia Veneto reazione diversa. «La novità non è la soluzione: non compensa l’incremento sproporzionato dei costi di produzione, anche se è un intervento importante a sostegno della filiera», sostiene il presidente, Gianmichele Passarini. «La nostra confederazione aveva chiesto almeno 5 centesimi in più al litro». Nel 2020, in Veneto, gli allevamenti sono scesi a tremila unità (-4% sul 2019). Circa 1.500 detengono quasi il 90% dei capi (circa 150.000). «I piccoli stanno scomparendo. E l’aumento dei costi di produzione, dovuti al rincaro delle materie prime (+30%) e ai rialzi dei listini di mangimi, fertilizzanti ed energia, mette in ginocchio le stalle, che non possono più andare avanti senza un significativo aumento del prezzo del latte, ora inferiore al costo di produzione (0,45 euro al litro)», tira le somme. Da mesi la situazione è critica. Paolo Ferrarese, presidente del lattiero-caseario di Confagricoltura Verona chiede «interventi strutturali irrinunciabili alla luce di una crisi gravissima, che ci vede con prezzi fermi a 25 anni fa, pari a 36-37 centesimi al litro, ma con costi di produzione lievitati tra rincari di mais, soia, foraggi ed energia. Prima c’era un deficit di marginalità, ora siamo a un punto di non ritorno», denuncia. Alcune stalle contano di chiudere a fine anno. In regione si producono ogni anno 1,2 milioni di tonnellate di latte. Vicenza è in testa con 381.500 tonnellate, seguita da Verona (313.200).•.

Valeria Zanetti

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