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Covid, malati record tra i lavoratori agricoli

Luigi Bassani presidente di Agribi, ente bilaterale dell’agricoltura a Verona
Luigi Bassani presidente di Agribi, ente bilaterale dell’agricoltura a Verona
Luigi Bassani presidente di Agribi, ente bilaterale dell’agricoltura a Verona
Luigi Bassani presidente di Agribi, ente bilaterale dell’agricoltura a Verona

L’agricoltura non si è mai fermata, ma il virus ha colpito duro anche tra i dipendenti del primario veronese. Dal 1° luglio 2020 al 30 giugno scorso, le richieste di integrazione malattia, presentate all’ente bilaterale per l’agricoltura veronese Agribi dagli addetti, sono state 1.216, per 18.276 giorni di assenza. L’anno prima erano 962 e per 12.513 giorni. Andamento inverso per gli infortuni passati da 3.765 (2019-20) a 2.829 (2020-21). Pandemia e casse Agribi Il Covid ha avuto effetti sul bilancio dell’ente. «Il contagio e le quarantene hanno portato all’impennata (+46%) delle giornate di malattia – spiega, Luigi Bassani, presidente Agribi partecipato da Confagricoltura, Coldiretti, Cia, Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil - con un esborso passato da 487.901 euro (2019-20) a 702.476 euro dell’ultimo anno. La spesa per infortuni è calata da 90.803 euro a 73.876 euro anche in correlazione alla pandemia, date le numerose assenze degli operai». Per recuperare liquidità quest’anno saranno parzialmente tagliati i contributi scolastici che di solito vanno agli operai con figli a carico. In estate è stato anche siglato un nuovo contratto provinciale che prevede un aumento della contribuzione all’ente a carico delle aziende (di 1 euro ogni mille liquidati) e dei lavoratori (0,50 centesimi ogni mille ricevuti). Il vice presidente, Giuseppe Bozzini, aggiunge: «In una situazione drammatica abbiamo garantito servizi per la sicurezza dei lavoratori: mascherine, tamponi e vaccinazioni in collaborazione con lo Spisal. Sul fronte prevenzione abbiamo continuato con formazione e visite specialistiche, per abbattere i numeri delle morti sul lavoro». Domanda ed offerta Il servizio, al quale collabora Veneto Lavoro, dal 1° gennaio al 13 settembre ha macinato successi. Le aziende agricole, in maggioranza frutticole e vitivinicole, hanno presentato 264 richieste di manodopera: 217 per addetti alla raccolta, 10 per l’allevamento, 11 per trattoristi abilitati e 26 per operai generici. All’ente sono arrivate 622 autocandidature: 368 da portale Agribi (al link https://bit.ly/3zgOkNU) e 254 dai Centri per l’impiego. I lavoratori idonei alla mansione sono risultati 216. «Questi primi numeri rappresentano un successo», afferma Matteo Merlin, segretario provinciale di Fai-Cisl. «Dobbiamo far conoscere ancora meglio il servizio tra aziende e lavoratori. Gli ingressi filtrati dal servizio hanno permesso a diversi operai, italiani e stranieri, di trovare un’occupazione stabile», garantisce Daniele Mirandola, segretario provinciale di Uila-Uil. «Le imprese cercano spesso personale capace, che sappia già fare il lavoro di raccolta o le potature», afferma Marta Turolla, direttore provinciale di Cia Verona, presente per le parti datoriali insieme a Giuseppe Ruffini, direttore provinciale di Coldiretti. «Quindi serve selezionare le candidature e spingere sulla formazione», aggiunge. Il progetto Farm «Lavoriamo per perfezionare un accordo con l’Università di Verona per il modello Farm di collaborazione a rete pubblico-privato per prevenire lo sfruttamento in agricoltura – annuncia Bassani – Cercheremo di ricollocare in condizioni di legalità gli operai vittime di sfruttamento e caporalato». Mariapia Mazzasette, segretario provinciale di Flai-Cgil insiste per attivare una cabina di regia mirata al contrasto al caporalato: «Ne abbiamo parlato in settimana con i vertici dell’Inps locale: sindacati, Agribi, Inail e altri soggetti pubblici dobbiamo spingere sui controlli, fondamentali». •.

Valeria Zanetti

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