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A Verona

Covid e famiglie in difficoltà: cresce del 10% il numero di chi non paga le spese condominiali

Cresce il numero dei "morosi" di spese condominiali
Cresce il numero dei "morosi" di spese condominiali
Cresce il numero dei "morosi" di spese condominiali
Cresce il numero dei "morosi" di spese condominiali

«Quando una famiglia deve stringere la cinghia, come è accaduto a molti durante la pandemia, taglia tutto ciò che può evitare o posticipare. E spesso le spese condominiali rientrano in questa categoria». L’emergenza sanitaria ha creato non pochi problemi ai bilanci di molti condomini: lo conferma Michele Ischia, presidente provinciale di Anaci Verona, l’Associazione nazionale amministratori condominiali e immobiliari.

«Verona rispetto ad altre aree del Paese è un’isola felice» ammette, «se in Italia la media di coloro che, nel periodo di emergenza sanitaria, hanno saltato una o più rate condominiale è del 20%, a Verona siamo su un 10% e si tratta di condomini che storicamente si concentrano in specifici quartieri, per lo più periferici».

Dato confermato da una recente indagine realizzata per Facile.it da Up Research e Norstat, secondo la quale quasi 4,9 milioni di italiani hanno dichiarato di non aver pagato una o più rate delle spese condominiali nel periodo compreso tra marzo 2020 e marzo 2021, pari al 20,1% di coloro che vivono in condomini. Il 65% ha saltato una o due rate, il 15% tre rate e circa uno su cinque ne ha saltate quattro o più.

L’importo non corrisposto in media è stato di 482 euro, ma per un «moroso» su quattro il debito è superiore ai 500 euro. Difficoltà economiche Come confermato anche da Ischia, le difficoltà economiche sono la prima causa di questi ritardi. Sempre secondo l’indagine di Facile.it, il 19,5% di chi non ha pagato le spese condominiali, lo ha fatto perché aveva perso il lavoro o era in cassa integrazione.

Vecchi e nuovi «morosi» «Va detto», sottolinea il presidente provinciale di Anaci, «che per quanto riguarda Verona queste situazioni le abbiamo registrate nei quartieri periferici, in contesti popolari nei quali si evidenziavano problemi di questo tipo già prima del Covid». Chi era un cattivo pagatore precedentemente, insomma, ha cavalcato questa emergenza. Ma c’è anche chi, per la prima volta, si è trovato davanti a queste difficoltà.

«Come i gestori di attività, ad esempio bar e ristoranti al piano terra dei palazzi, che durante la pandemia hanno dovuto tenere chiuso per molto tempo», spiega Ischia, «e hanno avuto evidenti difficoltà nel pagare l'affitto e anche le spese condominiali. Parliamo spesso di locali dalle ampie metrature, quindi di cifre alte che vanno a incidere sul bilancio dell’intero condominio. Con loro abbiamo cercato di individuare piani di rientro». Politica che si cerca di adottare con tutti coloro che risultano morosi, «anche perché i decreti ingiuntivi rappresentano una spesa anche per gli altri condomini. In otto casi su dieci riusciamo a risolvere con piani di rientro fatto su misura».

Blocco degli sfratti. «Resta il fatto che il Governo ha varato delle norme assurde come il blocco degli sfratti, e chi non paga spese condominiali o affitto anche da prima del Covid, ha diritto a restare in quella casa», lamenta Pietro Francesco Meschini, presidente di Ape Confedilizia Verona sottolineando come “il numero di morosi è aumentato nell’ultimo anno, anche come conseguenza di queste regole”. Con risvolti spesso pesanti per chi è proprietario di quelle abitazioni “e che negli affitti ha una fonte di reddito, una integrazione spesso necessaria. Non sono tutti benestanti, come spesso a torto si pensa».

Francesca Lorandi

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