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LAVORO

Badanti e colf, scatta l'aumento di stipendio: rincaro annuo da 1.500 euro. Spi Cgil: «Famiglie abbandonate»

Da gennaio adeguamento della paga da contratto all’indice dell’inflazione. Nel Veronese sono 7.869 gli assistenti regolari, per 68mila over 79. Assindatcolf «Rischio aumento del lavoro nero»
L’Osservatorio Domina stima che nel 2050 ci saranno 49mila under 15 in meno e 316mila over 80 in più
L’Osservatorio Domina stima che nel 2050 ci saranno 49mila under 15 in meno e 316mila over 80 in più
L’Osservatorio Domina stima che nel 2050 ci saranno 49mila under 15 in meno e 316mila over 80 in più
L’Osservatorio Domina stima che nel 2050 ci saranno 49mila under 15 in meno e 316mila over 80 in più

L’inflazione si insinua in ogni settore, in ogni spesa che condiziona la qualità della vita di ciascuna famiglia. Dal carrello del supermercato all’affitto, dalle bollette ai carburanti. L’aumento dei prezzi è un’onda anomala che sembra farsi sempre più alta: pronta a travolgere ora anche quegli anziani parzialmente o non autosufficienti che hanno bisogno di un aiuto domestico, tutto il giorno e nella maggior parte dei casi anche di notte.

La situazione veronese

Nella provincia di Verona sono 7.869 le badanti con contratto, cioè 11,6 ogni cento pensionati con più di 79 anni (67.800 in totale). E su questi pensionati si sta abbattendo la batosta: a gennaio scatta infatti l’adeguamento all’80% dell’indice Istat per le retribuzioni minime dei lavoratori domestici (colf, baby sitter, badanti) che aumenteranno del 9,2%.

Sono cifre che scaturiscono dall’applicazione dell’articolo 38 del Contratto collettivo nazionale, applicabile perché due giorni fa al Ministero parti datoriali e sindacati non hanno trovato un accordo sul rinnovo del contratto. Significa che già dalla busta paga di questo mese le famiglie dovranno mettere in budget un aumento sui minimi retributivi, qualora non siano già assorbiti negli stipendi concordati.

L’ammontare dell’aumento

Secondo i calcoli dell’Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico, gli impatti maggiori riguarderanno quelle figure assunte con orari lunghi o in regime di convivenza, cioè le badanti: per loro la retribuzione minima passerà da 1.026,34 euro a 1.120,76 euro, oltre 94 euro in più al mese, a cui si aggiungerà anche l’aumento dei contributi, portando il costo totale annuo da 17.177 a 18.752 euro, ovvero 1.575 euro in più.

«Le assistenti domiciliari hanno il legittimo diritto a ricevere l’adeguamento delle retribuzioni all’inflazione. Questo è sacrosanto», commenta Adriano Filice, segretario generale Spi Cgil Verona. «L’aspetto grave e inaccettabile», aggiunge, «è che l’intero costo venga scaricato ancora una volta sulle spalle delle famiglie, già prostrate dai rincari delle bollette, del carrello della spesa, delle spese condominiali; dalla mancata rivalutazione completa delle pensioni e dal risibile taglio del cuneo fiscale operato su salari e stipendi. Bisogna essere molto chiari: il ricorso massivo a queste figure professionali non è frutto di una libera scelta, ma di una scelta obbligata, dettata dal deserto di politiche pubbliche per la non autosufficienza».

Filice spiega che le famiglie nelle quali è presente un anziano non autosufficiente sono «abbandonate, costrette ad arrangiarsi, l’unico sostegno certo su cui possono contare è l’indennità di accompagnamento, che nel 2022 ammontava a 527 euro per 12 mensilità senza tredicesima. Una cifra uguale per tutti, ricchi e poveri, giovani e anziani, perfino indipendente dal grado di gravità della disabilità. L’alternativa è la casa di riposo, dove gli aumenti approvati sono sempre nell’ordine dei 1.900 euro l’anno.

Rischio lavoro nero

A sua volta Andrea Zini, presidente di Assindatcolf, parla di «aumenti concreti, non un mero allarmismo, con il rischio che molti dei lavoratori oggi in regola scompaiano nel nero». Il lavoro irregolare appunto, piaga di questo settore. Lo racconta il rapporto annuale sul lavoro domestico realizzato dall’Osservatorio Domina: nonostante l’emersione avviata nel 2020, questo settore è nettamente al comando della classifica dei settori per tasso di irregolarità (52,3%), contro una media nazionale del 12%.

 

I numeri del Veneto

A Verona l’Osservatorio Domina-Fondazione Leone Moressa ha contato 8.400 colf e 7.869 badanti, come detto 11,6 ogni cento anziani con più di 79 anni: si tratta dell’incidenza più alta tra quelle che si registrano nelle province del Veneto, dove la media è del 10,7. Ampliando lo sguardo all’intera regione, sono 76.462 i lavoratori domestici - quindi badanti ma anche colf e baby sitter - regolarmente assunti da oltre 77 mila famiglie datrici di lavoro domestico.

Entrambi i dati sono in crescita rispetto al 2021, ma sono in particolare le famiglie datori di lavoro domestico a registrare il maggior incremento (+ 4 mila, +5,6%). In merito alle principali aree di provenienza, è evidente la vicinanza geografica della regione con i paesi dell’Europa dell’Est: il 49,2% dei domestici proviene da quelle nazioni, e si registra una netta prevalenza del genere femminile (85,8%). L’età media è di 49,3 anni mentre è di 65 quella dei datori di lavoro. Nel 2021 le famiglie in Veneto hanno speso in totale 661 milioni di euro per la retribuzione dei lavoratori domestici (stipendio, contributi, Tfr), i quali hanno prodotto un valore aggiunto di circa 1,3 miliardi di euro.

Meno bimbi, più vecchi

E il futuro? Nel 2050 in Veneto, secondo le stime di Domina, ci saranno 49 mila bambini in meno (0-14 anni) e 316 mila anziani in più (ultra-ottantenni), valori che rivelano una potenziale crescita del numero di badanti richiesto. La componente anziana sarà più numerosa di quella infantile (14,7% della popolazione contro 12,1%), con evidenti ripercussioni socio-economiche.

 

Francesca Lorandi

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