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AGROALIMENTARE.

Cantina di Soave, il fatturato sfiora i 100 milioni di euro

Ricavi in tenuta a fronte di un -32% di produzione di uve, che però registrano prezzi record (+29%) Carlesso: «Dati positivi e in controtendenza»
Bruno Trentini e Attilio Carlesso, dg e presidente di Cantina di Soave
Bruno Trentini e Attilio Carlesso, dg e presidente di Cantina di Soave
Bruno Trentini e Attilio Carlesso, dg e presidente di Cantina di Soave
Bruno Trentini e Attilio Carlesso, dg e presidente di Cantina di Soave

La Cantina di Soave chiude l'esercizio 2012-2013 al 30 giugno con un calo di fatturato del 4% poco sotto i 100 milioni di euro contro i 105,5 dell'anno precedente. Questo a fronte di un calo del 32% delle uve conferite che però hanno visto un incremento di prezzo del 29% a quota 62,20 euro a quintale, segnando quasi il record da quel lontano 2001 quando ai soci vennero liquidati 37,24 euro al quintale.
Il patrimonio netto tocca i 50 milioni e l'utile netto si discosta di poco da quello dell'anno precedente, pari a 1,2 milioni. Il cash flow si mantiene su livelli di tutto rispetto: circa 6 milioni. «Tutto questo», spiega il presidente Attilio Carlesso in occasione della persentazione del bilancio d'esercizio al 30 giugno scorso, tenutasi ieri, «ci fa dormire sonni tranquilli nonostante i forti e numerosi segnali di una crisi economica sempre più vasta, questi risultati sono il frutto di investimenti anticiclichici fatti solo qualche anno fa, ora possiamo continuare a consolidare le nostre posizioni puntando soprattutto su mercati esteri e sui nostri marchi e confermandoci punto di riferimento per i nostri 2.200 soci conferitori e le loro famiglie». E questi numeri, ha tenuto a sottolineare Carlesso, «per la prima volta nella storia della cantina sociale di Soave sono stati approvati all'unanimità, a conferma del valore che siamo riusciti a dare alla nostra denominazione».
Il futuro? Tra le righe e le pieghe del bilancio e dei discorsi si profila un allargamento della struttura della cantina. Tra i fatti di rilievo avvenuti dopo la chiusura dell'esercizio e messi nero su bianco sul testo del bilancio è da segnalare «l'acquisizione di terreni a sud dello stabilimento di Viale della Vittoria a Soave» con la sottoscrizione dei preliminari di compravendita dei terreni. «Arriviamo a circa 100 mila metri quadrati», conferma Carlesso, «dopo essere riusciti a far spostare la complanare ora abbiamo fatto questo passo che ci permetterà il programma di ampliamento». Ma in futuro c'è anche più estero, più private label e quindi dell'imbottigliato (che nel 2012-13 è aumentato del 2% e del 62% in 10 anni) e più bollicine con un occhio di riguardo al Durello.
«I conti di quest'ultimo esercizio», commenta il direttore generale della Cantina, Bruno Trentini «mostrano molti elementi positivi, a fronte di una calo importante della produzione di uva scesa a 700 mila quintali da oltre un milione degli anni scorsi i prezzi e a fronte di un -7,54% dei volumi il fatturato si è mantenuto in linea grazie anche all'aumento delle nostre etichette, del private label e soprattutto abbiamo registrato il record storico del prezzo delle uve a quota 62,20 euro a quintale».
I 99,5 milioni dei ricavi delle vendite (105 milioni il valore della produzione contro i 112,6 milioni dell'esercizio precedente) è costituito per il 48% dall'estero e 52% dal mercato italiano e per il 48% è rappresentato dal vino sfuso e dal 52% dall'imbottigliato, su cui spicca Cadis, seguito dagli spumanti (Maximillian, Equipe e altri) e poi dal marchi Rocca Sveva. «Per quanto riguarda l'export», spiega Trentini, «continua la nostra costante marcia di crescita negli Stati Uniti con la nostra controllata Cantina di Soave Usa, che quest'anno arriverà a fatturare 3 milioni circa. Spazi di crescita anche per il mondo Durello e si continua a fare investimenti: 40 milioni in 10 anni, e nel 2012-13 sono stati stanziati 4,1 milioni».
Il Soave è una doc in crescita, e il Valpolicella, di cui Cantina di Soave controlla quasi il 50% di produzione? «Fino al 2005», spiega Trentini, «il valore del Valpolicella era basso e noi lo sappiamo bene perché abbiamo incorporato la Cantina di Illasi, ora è una delle doc che vanno meglio in Italia e questo non è scontato: non vorremo che l'egoismo di pochi provochi il disastro di molti, bisogna evitare estremismi con una gestione della denominazione all'insegna della solidarietà e della condivisione e con controllo delle quantità; per fortuna l'anno scorso ciò che avrebbe dovuto fare l'uomo l'ha fatto la natura limitando produzione di uve e quindi di Amarone e Valpolicella superiore. La doc Valpolicella è un castello fragile e non data una volta per tutte: Cantina di Soave mettendo a riposo solo il 20% delle uve valpolicella fa il bene di tutta la denominazione». P.D.B.

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