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VENDEMMIA AL VIA CON PINOT E CHARDONNAY

Caldo e siccità, uve veronesi di qualità ma in calo dell’8 per cento

Vendemmia Prime uve di Pinot Grigio raccolte in Valdadige Foto Pecora
Vendemmia Prime uve di Pinot Grigio raccolte in Valdadige Foto Pecora
Vendemmia Pinot grigio (Cinzia Zampini)

Semaforo verde in Veneto per l’inizio della vendemmia. A finire nei cesti saranno per primi i grappoli delle varietà precoci, ovvero Pinot e Chardonnay per le basi dello spumante. Il via alla raccolta è previsto dal fine settimana (tra il 26 e il 29 agosto): in alcuni vigneti di Pinot Grigio, anche a Verona, tuttavia, la vendemmia è partita pochi giorni fa. Seguiranno le altre varietà: Glera (Prosecco) dal 10 settembre, Merlot dal 13, Corvina (doc Valpolicella) dal 16, Garganega (doc Soave) dal 19. La domanda è come andrà la raccolta dopo un’estate caldissima e siccitosa, che ha come precedente solo il 2003. I dati previsionali su qualità e quantità dell’uva da staccare sono stati presentati ieri al secondo focus del Trittico Vitivinicolo Veneto, organizzato da Regione e Veneto Agricoltura con Avepa, Arpav, Crea-Ve e Uvive, e arrivato alla 48esima edizione.

La buona notizia riguarda la qualità che dovrebbe variare tra il buono (bacca bianca) e l’ottimo (per alcune bacche rosse). Più variabili le quantità. Il denominatore comune, che ha caratterizzato l’annata vitivinicola, è determinato dalle alte temperature e dalla scarsità di piogge. Le precipitazioni di agosto hanno raddrizzato una situazione che stava diventando allarmante, in particolare nei vigneti non serviti da irrigazione di soccorso. Anche le temperature, in particolare quelle notturne, da qualche giorno si sono abbassate facendo ben sperare per la raccolta delle varietà medio-tardive, tra cui le scaligere. Nel Veronese le quantità dovrebbero risultare leggermente inferiori rispetto al 2021, in modo particolare per le produzioni a bacca rossa del comprensorio collinare, per le quali si segnala un calo anche nell’ordine del 10% per la consistenza più ridotta del grappolo. Più in generale in provincia la produzione dovrebbe attestarsi intorno alle 365mila tonnellate (-8% sul 2021 a 394.900), facendo media con la flessione meno marcata stimata per la Garganega, come illustrato da Patrick Marcuzzo del Crea-Ve di Conegliano.

«Finora il clima ha portato a maturazione l’acino, ma dalla metà di agosto, con le piogge, si stanno perfezionando aromaticità, acidità e colore», indica Diego Tomasi, in rappresentanza del sistema dei Consorzi di Tutela del Veneto. «Il consiglio, se le uve sono sane, è di staccare con qualche giorno di ritardo per avere una migliore qualità. Un esempio eloquente», prosegue, «arriva dalle aree di produzione del Bardolino, che secondo l’ultimo report di inizio settimana a cura dei tecnici in vigna presenta acini poco zuccherati e con acidità molto bassa». Tomasi parla di un effetto senza precedenti. «In genere l’azione termoregolatrice del lago, determinata dalle temperature dell’acqua, ha sempre assicurato un buon livello di acidità. Ma quest’anno è evidente che il caldo è arrivato troppo presto ed è stato ininterrotto con effetti sulla temperatura dell’acqua e quindi sulla vitivinicoltura», afferma. Nel resto del Veneto il quadro è molto differenziato. Nel Trevigiano, ci si aspetta una vendemmia in contrazione, dal -10% al -20%, solo parzialmente compensata dall’entrata in produzione di nuovi vigneti. Il quadro potrebbe migliorare in caso di piogge significative prima della vendemmia. Sui Colli Euganei la flessione dovrebbe attestarsi sul 20%; nelle zone di pianura invece si stima un incremento produttivo del 10%, soprattutto nei vigneti serviti da irrigazione di soccorso. Nel Veneziano, per le uve a bacca bianca precoci si prevede una diminuzione del 15-20%.

Valeria Zanetti

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