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AGRO-ENERGIA

Cercansi aziende veronesi per produrre biometano: si punta a 10 impianti in tre anni

La Confederazione dei bieticoltori e Confagricoltura puntano a realizzare diverse strutture in Veneto e in Emilia Romagna anche con i fondi Pnrr
Combustibili.Un impianto per la produzione di biometano
Combustibili.Un impianto per la produzione di biometano
Combustibili.Un impianto per la produzione di biometano
Combustibili.Un impianto per la produzione di biometano

Confagricoltura Veneto e Confederazione dei bieticoltori-Cgbi, che rappresenta in Italia 5.200 aziende agricole, puntano sulla realizzazione, nel Veronese, di strutture che producano biometano partendo da pollina, reflui di allevamento avicolo e, in misura minore, scarti dell’ortofrutta. Cgbi ha 23 impianti di biogas realizzati e oltre 200 gestiti in service.

In tre anni si stima che tra Veneto ed Emilia Romagna nasceranno dieci nuovi impianti. Un’opportunità realizzabile facendo nascere società consortili formate da aziende, che portano in dote la materia prima e associazioni dei bieticoltori, che mettono sul piatto know-how, organizzazione e garanzie per l’accesso ai finanziamenti. Di questo si è parlato a Fieragricola Tech, al convegno «Biometano e fotovoltaico: la sfida è adesso».

Risorse dal Pnrr

Un incontro nel quale è stato sottolineato che il Pnrr, porterà risorse al settore delle energie rinnovabili legate al mondo agricolo - 1,1 miliardi per il fotovoltaico, 1,5 per l’agrisolare e 1,7 per nuovi impianti di biometano o riconversione di quelli in scadenza di biogas – e che, anche se le misure applicative uscite due settimane fa non sono state adeguate ai rincari delle materie prime nell’ultimo anno, si tratta comunque di un’opportunità reale.

Lodovico Giustiniani, presidente di Confagricoltura Veneto, ha sottolineato che «tutto il mondo delle rinnovabili ha importanza strategica per l’agricoltura. Il biometano», ha affermato, «sostituirà il metano fossile, di cui i due grossi filoni di uso sono l’autotrazione e l’industria, nel nostro caso quella agroalimentare, ed è occasione di upgrading ancor più sostenibile del biogas, consentendo agli agricoltori di creare un’economia circolare con l’uso dei sottoprodotti».

Nel sottolineare che «i progetti devono avere sostenibilità economica, oltre che ambientale», Gabriele Lanfredi, presidente di Cgbi, ha evidenziato che qualche anno fa realizzare un impianto di biometano costava 5 milioni mentre oggi ne costa 8 e ha definito quella attuale come un’occasione da cogliere. «Dobbiamo investire su ciò che produciamo a casa nostra, dai sottoprodotti agricoli alle biomasse legnose di cui disponiamo in abbondanza, per non essere più nelle mani di realtà straniere», ha rimarcato Marco Andreoli, presidente della commissione regionale agricoltura.

Consorzio italiano biogas

Le misure del Pnrr e le proposte per lo sviluppo del biometano agricolo e di misure di agricoltura 4.0 sono state trattate anche dal Cib, Consorzio italiano biogas, presieduto da Piero Gattoni in due appuntamenti. «Per dare il pieno contributo, il settore agricolo ha bisogno di un sistema normativo completo, misure snelle che permettano alle aziende di cogliere tutte le opportunità del Piano. Semplificazioni che non abbiamo colto nel recente Decreto ministeriale applicativo».

Per l’Osservatorio Smart Agrifood del Politecnico di Milano, l’agricoltura digitale italiana vale 1.6 miliardi. La raccolta di dati, le misure di agricoltura di precisione e digitalizzazione hanno permesso lo sviluppo di competenze qualificate, una riduzione di consumi di combustibile di almeno il 10-15% e dei tempi di lavorazione fino al 35%; un calo dei costi medi di produzione di almeno il 10-15%; un aumento delle rese stimato del 7-15% per i cereali e, in allevamento un incremento della produzione di latte del 10-15%.

Le aziende agricole del biogas e biometano sono più di 1.800. Il nuovo decreto biometano, pubblicato a ottobre, ha sbloccato 1.7 miliardi di euro di investimenti del Piano per sostenere la produzione di più di 2.3 miliardi di metri cubi di biometano al 2026. A questo si aggiunge il primo bando del Gse, Gestore servizi energetici aperto il 30 gennaio che vedrà impegnate le aziende agricole per l’assegnazione degli incentivi previsti dal decreto

Luca Fiorin

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