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Confindustria

Bauli: «Verona può diventare la metropoli del Garda»

Michele Bauli presidente di Confindustria Verona
Michele Bauli presidente di Confindustria Verona
Michele Bauli presidente di Confindustria Verona
Michele Bauli presidente di Confindustria Verona

Quattro anni e mezzo vissuti intensamente e affrontando, negli ultimi 15 mesi, l'ondata anomala dell'emergenza Covid 19, che ha travolto famiglie e aziende di Verona, dell'Italia e del mondo. Michele Bauli, presidente del gruppo dolciario scaligero e con una lunga esperienza non solo in azienda ma anche nell'associazione degli industriali veronesi, traccia un bilancio del suo mandato di presidente di Confindustria Verona che, con i suoi oltre 2mila aziende associate, rappresenta lo scheletro portante e un osservatorio unico de sistema produttivo ed economico veronese. Con uno sguardo anche a tutta la realtà veronese, politico, culturale e sociale. Oggi l'assemblea privata di Confindustria Verona eleggerà il nuovo presidente: Raffaele Boscaini è il presidente designato.

Presidente, oltre 4 anni e mezzo fa ha superato la sua nota riservatezza per rappresentare una realtà come Confindustria Verona. Qual è il suo bilancio?

È stata un'esperienza unica, ho imparato ad uscire dal perimetro della mia azienda, conoscere altre realtà, confrontarmi con altri imprenditori, ma anche con le realtà istituzionali, politiche, amministrative della nostra città e mi sono reso conto di quante sono e di quali sono le reali potenzialità della nostra provincia.

Quali sono?

Ho avuto la netta percezione che sia giunto il momento, improrogabile, di scelte coraggiose, la nostra città, e soprattutto la politica, deve decidere se chiudersi e limitarsi a tattiche a breve distanza che mirano alla sopravvivenza dell'esistente o decidere di diventare una vera, la definirei, metropoli del Garda.

Ci può spiegare meglio?

Verona non ha un vero baricentro verso Venezia e nemmeno verso la Lombardia, ma piuttosto le sue potenzialità geoeconomiche sono sull'asse che va da Trento a Mantova attraversando la realtà gardesana dei due versanti bresciano e veronese. Ecco, questa realtà secondo me rappresenta una delle aree con la maggior possibilità di crescita, non solo in Italia ma anche in Europa. E proprio l'Europa può diventare il primo interlocutore di questa area.

Queste potenzialità, come realizzarle? Chi deve fare scelte coraggiose?

Tutti le dobbiamo fare, mettendoci insieme e parlare una voce sola e forte con Venezia, Roma e Bruxelles, tanto più ora nell'ambito del programma del Recovery Fund, ma a farlo è soprattutto la politica, dialogare con le altre province, le altre istituzioni, gli altri enti, le associazioni di altre città: ognuna di queste componenti deve rinunciare a qualcosa che gli appartiene nella consapevolezza però che, mettendosi assieme, questa rinuncia può essere la premessa per realizzare grandi progetti e strutture che consegneremo ai nostri figli e nipoti.

Ha constatato anche queste difficoltà di fare le cose assieme?

Sì, indubbiamente, ma ho fatto anche esperienza di come imprese e associazioni, come la nostra e Ance Verona ad esempio, siano riuscite a creare quel progetto chiamato «Verona 2040», un'analisi dettagliata della nostra città della nostra provincia che, sentendo tutte le componenti della società veronese, sta stilando una piano di idee progetti da realizzare entro il 2030 e poi entro il 2040.

Un'iniziativa ambiziosa?

Noi l'abbiamo avviata e la porteremo avanti come associazione assieme ad Ance Verona. Le nostre imprese oltre ad avere il dovere di funzionare bene hanno anche il compito di dare un contributo al territorio dove sono nate e dove risiedono.

Quali sono i primi passi per creare questa metropoli del Garda?

Innanzitutto, Verona deve diventare attrattiva, ma non solo per le imprese multinazionali ed italiane (e in parte lo è già), ma anche per le giovani coppie, per le risorse umane italiane e internazionali qualificate: creare servizi efficienti, dagli asili nido alla viabilità, alle infrastrutture, ma anche le aree da riqualificare. Ecco questo un punto su cui si gioca il futuro della nostra città in termini di vivibilità delle persone, delle famiglie e delle aziende. Dove ambiente, cultura, arte, paesaggio, turismo ed imprese si intrecciano sullo stesso territorio e lo promuovono.

Ma spesso amministratori e politici dicono che molto dipende dalle decisioni prese a Venezia o a Roma, o no?

Sì, ma queste affermazioni suonano come un alibi che nascondono la difficoltà di mettersi insieme, rinunciando, come dicevo prima, a quel pochino del nostro per parlare ad un'unica voce e farci sentire dove le decisioni vengono prese.

Un messaggio alla città?

Che ci sia il coraggio di fare scelte importanti non per domani ma per quello che si vuole realizzare fra 10 o 20 anni, serve una visione.

Il Covid ha messo in evidenza le potenzialità di Verona?

Ho visto le nostre imprese reagire in modo esemplare sia all'interno dell'azienda sia verso la società civile, ci sono state imprese che si sono scambiate informazioni e mezzi, gli imprenditori si sono alleati per affrontare l'emergenza, molte hanno anche contribuito con denaro e beni ad aiutare medici e infermieri e il sistema sanitario.

Il ruolo dell'associazione si è anche rafforzato?

Indubbiamente, è venuto fuori il vero ruolo di Confindustria, essere a supporto e servizio in tempo reale alle nostre aziende.

Il ricordo più vivo di questo periodo?

Lavorare fino a notte fonda di domenica per interpretare l'ultimo Dpcm del governo e spiegare ai nostri imprenditori cosa si doveva fare. Notti allucinanti. Devo ringraziare tutto lo staff dell'associazione per il lavoro fatto. Una vera impresa!

L'insegnamento più grande?

Il confronto e l'apertura ad altre realtà, lavorare insieme su obiettivi comuni, ecco questo l'ho percepito come metodo necessario per far crescere non solo la mia azienda, la nostra associazione ma anche la nostra città..

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Paolo Dal Ben

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