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Trasporti

Atv, c'è lavoro per 60 autisti «ma i giovani non lo vogliono»

Autobus dell'Atv
Autobus dell'Atv
Autobus dell'Atv
Autobus dell'Atv

Mancano all’appello una quarantina di autisti nell’organico di Atv. Altri venti sono quelli richiesti da La Linea, la società del gruppo Fnm di Milano che, in appalto, copre una parte del servizio extraurbano del trasporto pubblico locale, e che ha avviato una campagna di reclutamento anche sui social.

«Fatichiamo a reperire personale», ammette Massimo Bettarello, presidente di Atv, «e le cause sono diverse», spiega, iniziando un elenco che almeno parzialmente si sovrappone a quello dei sindacati. Sono stati questi ultimi, in particolare la Filt Cgil Verona, a portare a galla il problema del «ricambio generazionale». Lo ha fatto in concomitanza con l’iter di approvazione del nuovo Contratto nazionale di lavoro degli Autoferrotranvieri del comparto Mobilità e trasporto pubblico locale (Tpl): nei giorni scorsi i lavoratori veronesi di Atv, Amt, La Linea e Atf (Azienda trasporti funicolari Malcesine-Monte Baldo) hanno approvato l’ipotesi di accordo per il rinnovo che, spiega il segretario generale della sigla sindacale Alessandro Poles, «mette loro in tasca 100 euro lordi mensili ma lascia purtroppo intatte le criticità che rendono questo lavoro sempre meno attrattivo per le nuove generazioni».

Insomma, la questione salariale, pur importante, non sarebbe prioritaria, sebbene lo stesso Bettarello ammetta che «con uno stipendio di 1.300 euro oggi una persona ci pensa un attimo se deve trasferirsi, pagare un affitto, mantenere una famiglia. Mi rendo conto che serve di più: il nuovo contratto prevede un aumento mensile che, una volta a regime, per l’azienda si tradurrà in un esborso di ulteriori 1,5 milioni l’anno. Ma prevediamo anche di sederci intorno al tavolo con i sindacati, in vista del rinnovo del contratto di secondo livello in scadenza il prossimo 31 dicembre, per fare in modo che almeno per le posizioni più basse entrino più soldi nelle tasche dei lavoratori».

Ci sono altre criticità da affrontare. La Filt Cgil prosegue il suo elenco: «I tempi di guida», continua Poles, «sono regolati da leggi vetuste, un regio decreto del 1923 per il servizio urbano e una legge del 1958 per quello extraurbano, che sopravvivono anche alle più recenti direttive europee consentendo alle aziende del Tpl il sistematico ricorso al lavoro straordinario per tamponare il turnover e il mancato ricambio generazionale. Chi entra in azienda oggi ha la prospettiva di una paga base di 1.200 euro mensili e un “nastro orario“ che supera abbondantemente le 10 ore giornaliere con turni che cambiano quotidianamente e non distinguono tra sabati, domeniche e festivi. Tutto ciò», conclude il sindacalista, «rende questo lavoro poco attraente per i giovani». «Però ci sono anche importanti vantaggi», puntualizza Bettarello, sottolineando che quello in Atv è «un posto sicuro». Il presidente sposta poi l’attenzione su altre motivazioni che terrebbero lontani i giovani: «C’è la concorrenza della logistica. Negli ultimi due anni c’è stata una stretta di autisti soprattutto da Romania e Bulgaria, quindi si sono aperte molte posizioni con imprese che offrono condizioni economiche migliori rispetto a quanto può fare un’azienda di trasporto pubblico locale».

Non è finita: per fare l’autista di autobus serve una patente che costa parecchio, sui 5mila euro. «Cifra inaffrontabile per un giovane», afferma Bettarello, «per questo abbiamo pensato a un’alternativa per garantire il ricambio». Atv ha avviato insieme a Enac, il consorzio di autoscuole Bus-Car, la Fondazione Last, e con il finanziamento della Regione Veneto, un corso teorico-pratico che porta a conseguire la patente. «Sedici ragazzi motivati, tutti veronesi, hanno iniziato questo percorso: è un punto di partenza per creare un sistema regionale di reclutamento autisti», sottolinea il presidente di Atv.

Francesca Lorandi

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