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Armani: «Le ricette per la sostenibilità»

Albino Armani
Albino Armani
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Albino Armani

Silvia Allegri C’è una vera consapevolezza del concetto di sostenibilità? E soprattutto, in un territorio vocato alla viticoltura, cosa significa realmente essere sostenibili? Si è focalizzato su questo tema il talk proposto da Albino Armani nell’ambito di Wine2wine Exhibition, il nuovo format di Veronafiere che dal 22 al 24 novembre si è svolto in chiave totalmente digitale. A pochi giorni dalla consegna dei Global Best of Wine Tourism Awards, concorso sul turismo enologico internazionale che ha premiato la cantina per le politiche sostenibili, Armani ha descritto ai partecipanti i 5 strumenti applicati da anni in azienda per declinare la sostenibilità in diverse forme. Si parte dalla scelta di habitat idonei: aree con buona piovosità e adatte alla vite, per evitare inutili sprechi di acqua. È essenziale, poi, utilizzare lieviti direttamente selezionati nei vigneti, rappresentativi di un determinato terroir: «La grande biodiversità scoperta nella nostra terra ci ha permesso di sviluppare 80 colonie di lieviti diversi», spiega Armani. «Col tempo abbiamo scelto solo i migliori, per fare in modo che la conversione degli zuccheri in alcol e la formazione di aromi sia la più soddisfacente possibile». La cantina inoltre promuove la difesa non insetticida in campagna, utilizzando da più di dieci anni il metodo della “confusione sessuale“ che, attraverso la diffusione di feromoni naturali, impedisce l’accoppiamento dei lepidotteri dannosi per l’uva. Un altro aspetto essenziale riguarda l’apporto di sostanza organica attraverso l’acquisto di letame bovino dalle stalle della Lessinia, al quale si aggiunge il sovescio a filari alterni di essenze, tra cui le leguminose, che favorisce la proliferazione di insetti utili con enorme risparmio di concimi. Il quinto punto, infine, consiste nel risparmio energetico in cantina: «Quella di Marano di Valpolicella è scavata nella roccia e non necessita di raffrescamento né di riscaldamento, avendo pareti esposte a sud costituite da grosse lastre di pietra locale e ricoperte di rosmarino selvatico e di edera». Inoltre i fruttai sono posizionati in favore dei venti naturali di collina per diminuire l’uso di energia durante l’appassimento delle uve. Insomma, estetica e creatività diventano un valore aggiunto. Uniti all’attenzione per il territorio: «Promuovere le nostre bellezze è a vantaggio dell’intera comunità. Penso alla collaborazione con le istituzioni per la crescita sociale e culturale del Paese, come al rispetto e al senso di responsabilità verso clienti e fornitori», conclude Armani. E durante il talk i partecipanti hanno potuto conoscere due vini particolarmente rappresentativi dell’approccio: Pinot Grigio Corvara Valdadige Doc 2019 e Pinot Grigio Colle Ara Valdadige Terradeforti Doc 2019. •

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