<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
RINNOVABILI

Appello alla coesistenza tra agricoltura e fotovoltaico

Da Legambiente, ingegneri, Italia Solare e Confagri richiesta al consiglio regionale del Veneto di modificare il progetto di legge 41
Un impianto fotovoltaico in un terreno della campagna veronese
Un impianto fotovoltaico in un terreno della campagna veronese
Le interviste

«Chiediamo di implementare il progetto di legge regionale numero 41, che propone di limitare in modo consistente l’installazione al suolo da parte degli impianti fotovoltaici, inserendo una definizione di "agrivoltaico" utile a delineare le modalità di coesistenza tra produzione agricola ed energetica, oltre che a dimostrare che il fotovoltaico non è alternativo all’attività agricola». La richiesta, formalizzata con una lettera ai consiglieri regionali del Veneto, è di Confagricoltura Veneto Giovani, Italia Solare, Legambiente Veneto, Foiv (Federazione degli Ordini degli Ingegneri del Veneto) e dell’Ordine Ingegneri di Verona e Provincia.
«Questa iniziativa legislativa, che ha il pregio di aver fatto emergere i difetti delle normative vigenti sugli usi del suolo», scrivono i promotori in una nota, «è stata purtroppo accompagnata da una campagna mediatica contro il fotovoltaico che, oltre a sollevare i legittimi dubbi di una parte dei promotori, rischia di alimentare una inaccettabile contrapposizione tra suolo e sviluppo delle energie rinnovabili. Siamo d’accordo che tetti, terreni dismessi e cave inutilizzate debbano essere i primi adibiti alla realizzazione degli impianti, ma gli obiettivi per l’ambiente ci impongono di non poter escludere a priori l’utilizzo di terreni agricoli. Ne va della sopravvivenza dell’ecosistema. Tuttavia se vogliamo raggiungere gli obiettivi e utilizzare in primis terreni e cave dismesse dobbiamo individuare dei percorsi autorizzativi semplificati e declinarli nella norma regionale in discussione, altrimenti si rischia di allontanare possibili investimenti, a danno di tutti».

Nel corso della conferenza stampa il presidente dell’Ordine degli ingegneri di Verona e delegato Foiv Andrea Falsirollo ha sottolineato come l'iniziativa nasca  «dalla consapevolezza che mai come ora è necessario coniugare il fabbisogno di energia green sulla base del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima 2030 della Regione, utile non solo a limitare gli aumenti del costo dell’energia che stiamo subendo in questo periodo ma anche alla salvaguardia dell’ambiente. Vogliamo mettere a disposizione le nostre competenze per riportare il dibattito sul giusto piano parlando di obiettivi, ostacoli e soluzioni, ma consapevoli che la vera emergenza è il contrasto all’innalzamento delle temperature, che richiede azioni incisive ed efficaci. Il resto passa in secondo piano. Abbiamo un obiettivo, fissato come regione: entro il 2030 la fonte fotovoltaica da sola dovrà arrivare a soppiantare almeno il 60% dell’attuale generazione da fonti termiche fossili. Per farlo si possono sfruttare anche i tanti terreni abbandonati, ma sarà possibile solo se gli iter autorizzativi saranno semplificati. È necessario e urgente investire sull’agrivoltaico e su una seria definizione delle zone in cui poter sviluppare le energie rinnovabili».

 

Per Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto, ha affermato «Salvare la terra vuol dire impegnarsi con una vera e propria rivoluzione energetica che abbandoni le fonti fossili e punti sulle energie rinnovabili, dove il fotovoltaico è indiscutibilmente quella che ha più margine di applicazione. Serve una solarizzazione diffusa e ampia che privilegi le coperture di edifici o di infrastrutture, ma che allo stesso tempo indirizzi gli interventi su suolo verso l'agrivoltaico, tipologia di impianti sollevati dal suolo e distanti tra loro che garantiscono la permeabilità e l'insolazione dei terreni in continuità e non in competizione con le coltivazioni agricole. Per questo chiediamo ai consiglieri di rovesciare l'approccio del progetto di legge regionale 41 e trasformarlo da blocco e divieto tout-court per il fotovoltaico a norma per lo sviluppo della produzione di energia rinnovabile».

 

E per Piergiovanni Ferrarese, Presidente Confagricoltura Veneto Giovani  «È il momento di portare il tema sui tavoli opportuni e non nelle piazze, come sempre più spesso sta accadendo. Sia chiaro che nessuno di noi è a favore della speculazione nè vuole sottrarre ettari all’agricoltura. Siamo però a favore di un contributo dell’agricoltura alla sostenibilità. Alcuni esempi pratici: gli impianti potrebbero essere installati in terreni marginali, difficilmente coltivabili oggi, o sui frutteti in aree non vincolate in sostituzione alle reti antigrandine. Ancora potrebbero integrarsi con le molte serre in cui vengono coltivati ortaggi, ma pensiamo anche agli allevamenti a terra di galline ovaiole o per il riparo di bovini da latte o carne negli spazi aperti; tutte soluzioni assolutamente percorribili senza arrecare alcun tipo di danno».

 


Infine, per  Emiliano Pizzini, vicepresidente dell'Associazione Italia Solare «Il Progetto di legge presentato in Consiglio Regionale rappresenta di fatto una moratoria degli impianti fotovoltaici a terra. Lo spauracchio del tutto antiscientifico di “coprire” ampie aree si scontra coi numeri: in Veneto tra il 2010 e il 2016 si sono persi quasi 30mila ettari di Sau, Superficie agraria utile, e non certo quale conseguenza di installazioni di impianti fotovoltaici. Gli impianti a terra in Veneto, così come nel resto del paese, potrebbero essere realizzati sfruttando solo lo 0.9% delle superfici agricole abbandonate. L’agrivoltaico può invece consentire il contemporaneo uso del suolo sia ai fini energetici che agricoli: il progetto di legge introduce dapprima una definizione ragionevole di agrivoltaico, ma poi obbliga a detenere terreni pari a 20 volte la superficie dell’impianto. Una scelta incomprensibile, soprattutto in un momento in cui si moltiplicano gli eventi climatici estremi che danneggiano l’agricoltura, il paesaggio e in ultimo tutto l’ecosistema».

 

Intanto in Veneto a inizio mese aveva raggiunto 24mila firme la petizione nazionale per la tutela del suolo agricolo: «Sono state consegnate al Consiglio regionale per dire “No al fotovoltaico a terra”», aveva dichiarato Alex Vantini, delegato degli imprenditori agricoli under30 della Coldiretti, intervenendo a Cibus, il salone internazionale dell’alimentazione di Parma sul tema delle fonti rinnovabili e lo spreco di suolo agricolo. La petizione ha impegnato il gruppo giovani di Coldiretti in una raccolta di adesioni per riconoscere l’importanza di promuovere l’energia pulita, investire in fonti rinnovabili tenendo conto del ruolo fondamentale delle imprese agricole. «Servono strumenti legislativi per identificare le zone idonee ad accogliere i pannelli solari come aree marginali o dismesse, strutture non più usate, tetti, cave», aveva sottolineato Vantini.

Suggerimenti