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INTERVISTA

Raffaele Boscaini: «A Verona è l’ora della responsabilità»

«Tutti assieme dobbiamo costruire le basi di quello che il nostro territorio diventerà tra 20 anni. Il Covid ci spinge verso nuovi modelli di sviluppo»
Raffaele Boscaini presidente di Confindustria Verona
Raffaele Boscaini presidente di Confindustria Verona
Raffaele Boscaini presidente di Confindustria Verona
Raffaele Boscaini presidente di Confindustria Verona

«È proprio in momenti di forte discontinuità, come quello che stiamo attraversando oggi, che occorre avere la forza, il coraggio e la lungimiranza di pensare a strategie ed obbiettivi di lungo periodo. E lo devono fare tutti, dall’impresa alla politica». Raffaele Boscaini, presidente di Confindustria Verona,  in occasione dell’evento in cui verrà rilanciato il progetto Verona 2040 Live&Grow, che porta la firma anche di Ance Verona, ribadisce l’importanza di guardare oltre e darsi traguardi nuovi e ambiziosi per una crescita davvero sostenibile del territorio scaligero.

L’assunto presuppone una critica a quanto è stato fatto sino ad ora…
Non guardiamo al passato. Inutile fare la lista dei buoni e dei cattivi. Il Covid ci ha messo drammaticamente di fronte alla necessità di cambiare. Ci siamo accorti che tematiche quali sostenibilità, innovazione, parità di genere e qualità della vita non sono solo bei temi su cui discutere nei salotti o in uno studio televisivo. Occorre cambiare davvero.

Non è che anche lei ha in mente la decrescita felice di grillina memoria…
Tutt’altro. I fatti ci dicono che coniugare lo sviluppo ad una nuova idea di società più green fa bene alle imprese: i fatturati aumentano e si forma uno spirito di squadra che porta a sempre nuovi successi. Ma alla base di questo diverso modo di pensare occorre progettare a 20, 30 anni. Bisogna uscire dalla polemica quotidiana, dallo slogan, da un pensiero col fiato corto. Bisogna programmare pensando a quale modello di società intendiamo lasciare ai nostri figli. E questo va fatto in Italia come a Verona.

Da qui Verona 2040 una mappa per il territorio scaligero che oggi compirà un nuovo passo…
Esattamente. Il progetto è nato più di un anno fa dalla convinzione, condivisa con il collega Carlo Trestini, che per sapere dove si vuole andare e cosa si vuole fare da grandi occorra avere una visione complessiva ed un punto di partenza. In sostanza una visione che metta in luce i punti di forza e che con franchezza sottolinei quelli di miglioramento. Questo dossier insomma contiene l’idea di una Verona più forte, dinamica e ricca però a misura d’uomo e d’ambiente. L’appuntamento di oggi è una ulteriore tappa di un percorso che abbiamo intrapreso con Ance e con gli stakeholder del territorio. Non è il libro dei sogni, ma un punto solido di partenza. E devo dire che le prime reazioni che abbiamo avuto sono state tutte positive.

Presidente, parliamoci chiaro. Troppo spesso a Verona dopo la presentazione di grandi progetti segue un applauso corale che però raramente si concretizza in risultati. Non teme che il progetto 2040 resti una lista di buoni propositi?
Mi permetto di essere ottimista. In questi mesi abbiamo organizzato diversi momenti di discussione con tre focus group tematici a cui sono state invitate oltre duecento persone. Stakeholder veronesi hanno deciso di mettere le loro competenze nel progetto. Non mi sembrano solo parole al vento.

Possiamo scendere in dettaglio?
Abbiamo immaginato un viaggio di cinque tappe che ci condurrà al 2040 passando per demografia, qualità della vita, sviluppo delle imprese, infrastrutture e reputazione. Ma Verona 2040 sarà soprattutto dei ragazzi. Saranno loro i cittadini, i manager, gli imprenditori e gli amministratori del 2040. Per questo è importante coinvolgerli.

Nessuno spazio per le istituzioni? È pur vero che un famoso motto recita che il Veneto è gigante economico e nano politico, ma si può tralasciare il Palazzo?
Neanche per sogno. Le istituzioni rappresentano i decisori ed il loro coinvolgimento è fondamentale. Io li vedo anche come portatori di soluzioni e facilitatori per i progetti, per le imprese e per i cittadini.

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Insomma sembra comunque di capire che Confindustria e gli imprenditori intendano mettersi alla guida della ripartenza...

Assolutamente no. Con i personalismi non si va da nessuna parte. Verona 2040 è un regalo che noi e Ance facciamo al nostro territorio. Ma nessuno è il capocordata. Da anni si parla di gioco di squadra, di fare sistema, di strategie comuni. Tutto corretto ed auspicabile, ma io vado oltre. La parola giusta in questo momento è corresponsabilità.

In che senso?
In questo Paese se le cose non funzionano, le responsabilità sono sempre di altri. I nuovi governanti danno la colpa agli esecutivi precedenti. I sindaci puntano l’indice contro i loro predecessori. E così le altre categorie legate alla cosa pubblica. Corresponsabilità significa affrontare i problemi assieme, ma con uno spirito nuovo. Il successo di uno è quello di tutti, come pure le sconfitte. Basta con la vecchia pratica dello scaricabarile.

Ci faccia qualche esempio.
Nessuno deve sentirsi protagonista se non nel portare il proprio contributo, la propria esperienza, il proprio know how. E tutti dividono il peso delle vittorie e delle sconfitte. Se un’impresa è vincente lo è anche il Comune, lo sono gli amministratori locali, la provincia, l’intero territorio. Se si fanno le infrastrutture è perché lo merita una comunità che si è mostrata dinamica. E l’azienda cresce e prospera se il retroterra è quello giusto.

Presidente, non è che lei sta facendo politica….
Ci mancherebbe. Nessuna invasione di campo. La mia è la politica dei contenuti non dei partiti.

Un po’ quello che dice il nostro premier, Draghi…
Draghi mi piace, ci rivedo molto la cultura veronese: parla poco, solo il giusto. Non fa promesse irrealizzabili ma lavora a testa bassa giorno per giorno con i fatti. Ottiene il rispetto degli altri per la sua professionalità ed onestà. Non si scaglia contro chi la pensa diversamente.

Eppure gli stanno già facendo la guerra…
Non credo che riusciranno a farlo cadere. Mi sembra infatti che, complice il Covid, il populismo stia perdendo consensi. Prendiamo l’Europa. Chi per anni ha guadagnato voti scagliandosi contro l’Unione europea ora ha il fiato corto. Grazie all’Europa il nostro Paese riceverà miliardi di euro che contribuiranno a far ripartire il Paese. Oggi il problema è un altro: occorre spendere i fondi del Pnrr pensando alle famiglie, alle imprese, al territorio. Bisogna evitare di assistere ad un nuovo banchetto delle mafie e delle clientele.

Dunque Draghi è promosso a pieni voti. Ma non è superman, non può fare tutto da solo…
Ed ecco che si torna alla corresponsabilità. Il ruolo di Confindustria, ma anche delle altre associazioni, enti, politici fino ai singoli cittadini è fondamentale. E Verona 2040 Live & Grow vuole andare proprio in questa direzione.

Corresponsabilità significa anche coraggio. Lei è presidente di Confindustria da pochi mesi, qual’è il sentiment che percepisce tra gli imprenditori e sul territorio?
Nelle aziende c’è voglia di investire. E grazie al Pnrr lo si potrà fare. Per contro, è inutile nasconderlo, permane un sentimento di paura. La situazione è ancora preoccupante. Ogni volta sembra di lasciarci alle spalle l’emergenza Covid e poi arriva una nuova ondata di contagi. Il sistema scaligero però ha retto alla pandemia, ha sofferto ma non è stato sconfitto. Anzi ci sono dei settori che si sono rafforzati. E’ chiaro altresì che comparti quali quello del turismo e dell’accoglienza stanno ancora soffrendo drammaticamente.

Verona 2040 guarda all’orizzonte. E ci ha già spiegato perché è obbligatorio farlo. Ma da dove partire? Quali sono le partite più urgenti da affrontare già oggi?
Il nostro territorio non può prescindere da una fiera ed un aeroporto forti. E lo sviluppo delle infrastrutture, A4, A22, alta velocità, centro intermodale restano i nodi primari di sviluppo. Ci auguriamo inoltre che arrivino in fondo progetti quali il central park, la riqualificazione di alcune aree urbane, il rilancio dell’Arena e dell’offerta artistica e museale. Ma alla base ci deve essere una nuova filosofia d’intervento.

Cosa intende?
Per troppi anni si è pensato a Verona come Anfiteatro e centro storico. Bisogna decentrare l’attrattiva turistica, culturale. A Firenze è stato varato un progetto straordinario: le opere d’arte degli Uffizi verranno esposte nei quartieri periferici della città toscana. Abbiamo un bellissimo territorio. Ogni Comune ha motivi d’attrazione. Ecco, il mio sogno sarebbe quello di vedere uno sviluppo armonico di tutto il Veronese che non lasci indietro nessuno.

Lei ha parlato di coraggio dell’azienda nell’investire ma di paura del domani. Alla fine quale sarà il sentimento che prevarrà?
Prima della pandemia l’Italia era la cenerentola d’Europa, oggi siamo un modello da seguire. Dopo la seconda guerra mondiale, tra le macerie è nato lo spirito alla base del boom economico. Ora siamo in guerra. Come non credere che ne usciremo ancora più forti?

E Verona?
Guardiamoci attorno: industrializzazione, infrastrutture, festival lirico. Chi li ha realizzati? In molti ricordano con nostalgia i nomi di esponenti della politica, dell’economia e della finanza grazie a cui la città ha compiuto balzi verso il futuro. Credo che anche oggi le persone giuste ci siano ma deve tornare quello spirito. Anzi ancora maggiore. Perché il mondo è globalizzato, interconnesso, più competitivo. Chi si ferma, anche solo un attimo, viene superato. Servono menti illuminate ma non è più tempo dell’uomo solo al comando. Serve corresponsabilità.•.

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Maurizio Cattaneo

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