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VERONA SUI PONTI DEL ’900

La costruzione di ponte Risorgimento, su progetto di Pier Luigi Nervi, negli anni 1967-’68Ponte della Vittoria semidistrutto dopo la Seconda guerra mondiale
La costruzione di ponte Risorgimento, su progetto di Pier Luigi Nervi, negli anni 1967-’68Ponte della Vittoria semidistrutto dopo la Seconda guerra mondiale
La costruzione di ponte Risorgimento, su progetto di Pier Luigi Nervi, negli anni 1967-’68Ponte della Vittoria semidistrutto dopo la Seconda guerra mondiale
La costruzione di ponte Risorgimento, su progetto di Pier Luigi Nervi, negli anni 1967-’68Ponte della Vittoria semidistrutto dopo la Seconda guerra mondiale

Una città e il suo fiume. La linea d’acqua che divide e unisce, attraversata nei millenni in più punti, sfruttando le tecniche costruttive a disposizione fino a portare la Verona dall’insediamento originario sull’attuale Castel San Pietro nell’abbraccio mai più sciolto dell’ansa dell’Adige. «I ponti in cemento armato», è la prima (da oggi al 14 novembre nella sala d’ingresso del Municipio, dalle 9 alle 18) di una serie di esposizioni dedicate alla storia dei «passaggi sul fiume». «Focalizzata sul Novecento, epoca vicinissima e di straordinario valore ingegneristico ma non ancora raccontata a fondo e perciò sconosciuta a molti. Possibile futura sezione di un vero e proprio Museo della città», commenta l’assessore all’Urbanistica, Ilaria Segala. Un caso spicca su tutti: il Ponte del Risorgimento, voluto per celebrare il centenario dell’Unità d’Italia, realizzato, dopo qualche ritardo burocratico, nel biennio 1967-68, sulla base del progetto firmato da Pierluigi Nervi. La tecnologia, inclusa la stampa in «3D», aiuta non poco, soprattutto per la realizzazione dei modelli in scala «1:200» che caratterizzano la mostra, organizzata da Arcover (Archivi del costruito del territorio veronese in rete) e dal Comune con il sostegno di Fondazione Cariverona. Il resto, l’intera parte documentale composta da disegni tecnici, fotografie e lettere, è il frutto di un lavoro di ricerca certosino negli archivi, da quello di Palazzo Barbieri e quelli di Stato e della Soprintendenza. «Cui si aggiungono», spiega Michele De Mori, presidente dell’associazione Agile e coordinatore del progetto, «quelli degli ordini professionali, di ingegneri, architetti e geometri». Istituzioni che, va da sé, figurano nella lista dei patrocinatori dell’evento in tre tappe, insieme con gli archivi pubblici e privati («Piero Gazzola»), la Biblioteca Civica e l’accademia di Agricoltura Scienze e Lettere, con il supporto tecnico dell’associazione Ivres. «Si tratta di documenti finora mai portati compiutamente alla luce, di certo sconosciuti e da restituire alla cultura della città. Il Novecento è appena dietro le nostre spalle ma, sotto il profilo della straordinaria produzione ingegneristica dell’epoca, una vera trasformazione della città e del Paese, è sostanzialmente ignoto ai più», osserva Segala. Non di cemento si tratta, ma il «caso» di Ponte Pietra, il più antico (del 148 avanti Cristo è la prima installazione in legno durante la costruzione della Via Postumia, ndr), più volte rimaneggiato e distrutto nel 1945 dalle truppe naziste in ritirata, è emblematico. Nel 1959 era tornato, a furor di popolo e con il beneplacito dell’allora Soprintendente Piero Gazzola, come e dov’era prima. Grazie a una ricostruzione «filologica», effettuata in gran parte con materiali recuperati dal fiume, orchestrata dall’architetto Libero Cecchini. Il 4 Novembre 1929 era stato, simbolicamente, inaugurato il Ponte della Vittoria, dedicato ai caduti nella Grande Guerra, semidistrutto nella Seconda e poi ricostruito. «La ricerca che proponiamo è frutto della collaborazione tra archivi, enti e amministrazione. È significativo che, sia pure per un’iniziativa dichiaratamente culturale, gli stessi enti che operarono per la realizzazione di queste grandi opere si ritrovino uniti per renderne fruibile la memoria», commenta De Mori. «La scuola ingegneristica italiana del Novecento, da cui provengono tante strutture straordinarie», sottolinea Angelo Bertolazzi, ricercatore al dipartimento di Ingegneria civile, edile e ambientale dell’università di Padova, «ha fatto parlare di sé nel mondo. Esempi di tecnica e di governo della città che restano un punto di riferimento anche sul fronte della tutela delle infrastrutture». Difficile non pensare alla tragedia del ponte «Morandi» a Genova, con tutte le ombre emerse sulla manutenzione progressiva, il disastro e lo scatto d’orgoglio per la ricostruzione. Firmato, non a caso, da Renzo Piano, architetto e senatore a vita della Repubblica, classe 1937. L’offerta ai veronesi ora c’è. Corredata da mappa tascabile offerta ai visitatori, con note storiche in italiano e inglese, disponibile nella sede dell’esposizione (regole anti-Covid garantite) e all’Ufficio turistico comunale. «Seguiranno altre mostre, dedicate ai punti di vista di architetti e ingegneri di quell’epoca, il Novecento, in cui l’Italia, da Paese distrutto, raggiunse l’Europa». Segala sposta l’asticella ancora più in alto. «Serviranno circa due anni di cantiere, visti anche i ritrovamenti archeologici, per avere lo spazio museale dedicato alla città previsto a Castel San Pietro. Ma queste ricerche, questi materiali meritano un posto di rilievo», osserva l’assessore. Il sostegno di Fondazione Cariverona c’è, l’obiettivo di città «Capitale della Cultura 2022» pure. «La tecnologia aiuta. Oggi possiamo riprodurre modelli usando la stampa in “3D“, sfruttare le riprese aeree, offrire esperienze digitali di immersione nella Storia, fare vedere il “com’era allora“», commenta. «Si tratta di dare la possibilità a chi “non c’era“, a quanti non hanno vissuto quel Novecento, di capire come la città si sia evoluta fino a divenire quella che oggi viviamo». Tutto nasce lungo l’Adige e sui ponti che ne uniscono le rive. Verona vive appoggiata a colline e montagne ma resterà, per l’eternità, abbracciata al suo fiume. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Paolo Mozzo

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