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Mostra del Cinema

La Città Macchina si scopre futurista: «Verona 900» debutta a Venezia

Il docufilm diretto da Dario Biello sarà presentato domani all’hotel Excelsior. Il protagonista è l’attore Alessandro Preziosi
Alessandro Preziosi protagonista di «Verona 900» a Castelvecchio ANDREA PIRISI/FILMEDEA
Alessandro Preziosi protagonista di «Verona 900» a Castelvecchio ANDREA PIRISI/FILMEDEA
Verona 900

Una città, un secolo. Dalla rivoluzione industriale all’oggi già proiettato verso il futuro. È la Verona raccontata da «La Città Macchina - Verona 900», docufilm scritto e diretto da Dario Biello, prodotto da Filmedea del fratello Diego, che sarà presentato domani 1° settembre alla 80esima Mostra del cinema di Venezia (spazio della Regione, hotel Excelsior) e alla Biennale di Architettura, e a Marmomac e poi andrà nelle sale.

Verona è una città Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco per la sua struttura urbana e architettonica e le sue mura magistrali, e questo film la celebra attraverso i suoi luoghi simbolo ma senza alcuna logica nostalgica e passatista, anzi mostrandola come una città contemporanea, aperta al mondo, capace di generare idee e talenti rivoluzionari.

Il XX secolo si è aperto a Verona con figure fondamentali per l’architettura come Luigi Piccinato di Legnago, padre dell’urbanistica moderna, Ettore Fagiuoli l’architetto visionario, Piero Gazzola di Negrar, padre della tutela architettonica e ambientale dell’Unesco.

Il film

Protagonista del film è un fotografo, interpretato da Alessandro Preziosi, che insegue lo spirito futurista della città personificato da una Lancia Lambda Siluro del 1927 guidata da una donna misteriosa. Un inseguimento oltre il XX secolo, dalla Rivoluzione Industriale, alla Ricostruzione del dopoguerra, fino alla Rigenerazione Urbana del presente e la Ricerca del domani, in costante equilibrio tra i valori tradizionali locali e lo spirito di una città internazionale, che va veloce come una macchina.

«Nel film si scopre una Verona inaspettatamente futurista», spiega Dario Biello, «dove sul giornale locale, L’Arena, venne pubblicato il Manifesto del 1909 di Filippo Tommaso Marinetti prima che su Le Figaro; una città che si pone tra il pensiero della Città Che Sale di Umberto Boccioni e l’audacia della Città Nuova di Antonio Sant’Elia. È in questo contesto che i Giovani Futuristi Veronesi affermarono che non era più il tempo del Grand Tour e che si dovevano ricercare nuove forme di turismo rivolgendo lo sguardo alle fabbriche e alle infrastrutture energetiche».

Dario Biello, romano di origine, conosce bene Verona dove vive dal 1998.È architetto e designer, si occupa di rigenerazione urbana con la rete Ri-Gymnasium, di cui è cofondatore e con cui collabora con diversi musei e istituzioni: «Verona è il territorio che incarna un’epoca di utopia e progresso, dove l’acqua dava energia, le case ruotavano su se stesse come la Villa Girasole di Ettore Fagiuoli e Angelo Invernizzi, dove si trovava la Stazione Frigorifera più grande d’Europa, è la città del magazzino macchina dei libri di Pier Luigi Nervi, dei ritagli di luce e cemento di Carlo Scarpa, e del classico che aspira al moderno di Luigi Caccia Dominioni. A Verona già Michele Sammicheli aveva tracciato le linee della città oltre le mura, oltre ogni narrazione shakespeariana. Qui Gazzola ha affermato che l’opera di conservazione architettonica equivale a un ponte verso il futuro, ambito sul quale si sono misurati localmente Libero Cecchini e su scala nazione Luigi Piccinato».

Racconto attraverso una trentina di voci

Il racconto si snoda tra luoghi e voci, attraverso una trentina di interviste, tra cui Mario Botta, Milo Manara, Tobia Scarpa, Ugo La Pietra, Alfonso Femia, Kjetil Traedal Thorsen e Pia Gazzola, Alba De Lieto, Barbara Bogoni, Sandro Boscaini, insieme a documenti di archivio. Il docufilm «La Città Macchina» dedicato a Verona è il secondo capitolo di un progetto più ampio partito nel 2021, intitolato «Città Novecento», che l’anno scorso è stato presentato alla Festa del cinema di Roma.

Un viaggio nei luoghi del Novecento, come la città sociale (i villaggi degli operai come Crespi d’Adda), la città vacanza (dalle terme liberty al villaggio Eni di Borca di Cadore), la città scossa (i luoghi dei terremoti), la città ponte (i luoghi di confine). «Verona 900» è una produzione Filmedea, in collaborazione con Luce Cinecittà, e il supporto della Veneto Film Commission e quattro università, lo Iuav di Venezia, il Politecnico di Milano, la Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana e La Sapienza di Roma, ed è stato realizzato con il contributo della Regione del Veneto e soggetti pubblici e privati del territorio veronese.

Daniela Bruna Adami

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