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Il vignettista Francesco Tullio Altan, trevigiano, il papà di Cipputi
Il vignettista Francesco Tullio Altan, trevigiano, il papà di Cipputi
Il vignettista Francesco Tullio Altan, trevigiano, il papà di Cipputi
Il vignettista Francesco Tullio Altan, trevigiano, il papà di Cipputi

Disegna da oltre cinquant’anni, ma sa contare grossomodo quante vignette ha consegnato a carta e matita, nell’arco di una vita: «Oltre novemila», dice guardando le circa 230 esposte nel padiglione di Veronafiere, dedicate al suo metalmeccanico, Cipputi. Francesco Tullio Altan, 80 anni, era a Verona ieri per presentare in anteprima nazionale la mostra «Animo, Cipputi!», allestita per il Congresso nazionale della Spi-Cgil, la sigla dei pensionati, che si chiuderà oggi. L’esposizione, selezionata da Cosimo Torlo in collaborazione con Altan e la fondazione Solares, è il racconto di cinquant’anni di lavoro in Italia attraverso i brevi ed efficaci pensieri di Cipputi, il personaggio che, insieme alla Pimpa, nata per il Corriere dei piccoli nel 1975, ha scandito la carriera dell’artista trevigiano. Il percorso sarà proposto nelle città italiane a tradizione industriale e narra, tra pregi e difetti, il mondo del lavoro, appunto, e l’Italia per decenni, partendo dagli anni Settanta, delle lotte di fabbrica e delle conquiste civili e sociali, procedendo per gli anni Ottanta e per i Novanta, periodo del disgelo, ma anche di una grave crisi che accompagnerà l’Italia verso una diffusa protesta sociale. Fino a inoltrarsi negli anni Duemila che mostrano un volto del lavoro trasformato e offerto ai giovani in forma precaria e senza diritti. «L’intento della mostra è raccontare una storia gloriosa», dice il curatore Cosimo Torlo. «L’idea di dedicarla a Cipputi nasce dal bisogno di ricordare chi siamo stati e dove vorremmo andare. Oggi il lavoro è uno dei temi meno centrali nel dibattito politico, sociale, culturale». «Animo, Cipputi!» non è, quindi, una semplice mostra dei disegni più significativi che sono integrati con altri lavori di Altan e con i suoi disegni «più sociali» come quelli dedicati ad anziani, donne «e quelle che io chiamo le tavole “mitiche”», spiega Torlo. Delle 227 vignette esposte, provenienti dalla collezione privata di Altan, 201 sono originali e incorniciate sotto vetro e 26 sono ingrandimenti in stampa digitale forex. Per ogni sezione, accompagnata da un colore ora giallo, ora rosso o azzurro, un pannello storiografico inquadra l’epoca in cui le illustrazioni sono state disegnate passando dagli eventi salienti e internazionali, ma anche per vertenze e contratti, clima politico, conquiste sociali. In una teca sono esposte pubblicazioni dagli anni Settanta a oggi e un modellino ritrae Cipputi come «Monumento all’operaio», di Pietro Perotti. «Ho presentato la mostra e il suo significato e mi pare di avere avuto buona risposta», spiega l’illustratore davanti alle vignette. Altan, è una mostra che racconta 50 anni di storia italiana... Sì e il messaggio è ancora buono e valido, questo significa che il Paese è andato avanti poco. Il mondo del lavoro però è cambiato e non ci si deve arroccare sulla figura del metalmeccanico. Oggi Cipputi chi è? Cipputi non è tanto l’emblema del metalmeccanico, quanto di chi lavora bene e ci tiene che il suo lavoro sia fatto bene. Perciò è ancora una figura moderna. Anche se oggi il «far bene» non è sempre essenziale e talvolta prevale l’improvvisazione? Sì, ma si deve evitare di perdere la speranza, altrimenti non si va da nessuna parte. Come vede la classe lavoratrice e i giovani? Non ho visioni generali, prendo degli spunti. Il mondo dei giovani per me è più difficile da raggiungere. Un po’ perché ho meno frequentazioni e un po’ perché conosco poco il mondo di internet che ha cambiato molto i rapporti. Lei disegna ancora su carta ed è legato alla carta stampata, che futuro vede? Disegno sulla carta da 50-60 anni, non potrei fare altro e non cambio. Coloro le vignette, però, con il computer che utilizzo anche per spedire i lavori. Ma credo che la carta stampata, anche se ridimensionata, ci sarà ancora in futuro. Perché dà un piacere diverso da quello della lettura su dispositivo.•.

Maria Vittoria Adami

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