<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
REPORTAGE.

VALE DI PIÙ IL MANZO

Carne umana merce meno costosa trasporto escluso. Parlano i veri protagonisti in «Confessione di un trafficante di uomini»
Migranti stipati su un'imbarcazione al largo di Lampedusa
Migranti stipati su un'imbarcazione al largo di Lampedusa
Migranti stipati su un'imbarcazione al largo di Lampedusa
Migranti stipati su un'imbarcazione al largo di Lampedusa

Paradossale? No, lapalissiano. La carne umana costa meno del manzo, salvo per il trasporto. Non si tratta, qui, di punzecchiare le sopite coscienze né di approdare al pietismo ora cinico ora indifferente sul traffico di esseri umani, lasciando dove sono, ben più in alto, solidarietà e pietas, ma di leggere quella che, nel copia e incolla delle inchieste spacciate per tali, è una perla rara. Confessione di un trafficante di uomini di Andrea Di Nicola e Giampaolo Musumeci, edito da Chiarelettere, è un reportage scritto a quattro mani da un giovane docente veronese di criminologia dell'Università di Trento e da un giornalista, fotografo e reporter milanese che le guerre le conosce dal di dentro, alla Robert Capa, lavorando per radio, televisioni e testate internazionali. Per la prima volta, parlano i trafficanti di uomini mentre guardano negli occhi Di Nicola e Musumeci e delineano nei dettagli la cronometrica, planetaria macchina che controlla le migrazioni clandestine.
Sarebbe ovvio tirare in ballo le vite vendute, i sogni infranti, i cammini della speranza. Questa è una colossale macchina da soldi, seconda solo, per «fatturato», a quella della droga. È un'agenzia viaggi dalla logica algebrica, addizioni e moltiplicazioni, un network flessibile, inapparente, parallelo. Chi pensa che gli scafisti siano i delinquenti, colga l'occasione: dalla cuspide della piramide in giù, ci sono i professionisti del crimine in doppiopetto, società finanziarie, banche, paradisi fiscali. I proventi fanno rima con investimenti: villaggi turistici, bar, ristoranti, gioiellerie. Soldi lavati per affari leciti ma anche e soprattutto no.
Bodrum, Turchia, nella gola del fiordo che separa la Mezzaluna da Kos, Grecia. Una flotta di barche a vela da charter. Adalia, Smirne, Tekirdag. Stipati sottocoperta, non rilevabili dai satelliti, trenta, quaranta uomini, donne, bambini, negli spazi progettati per sei persone. Una settimana o quasi di navigazione, lo sbarco. Addio! Il trasbordo costa da mille a quattromila euro, un'enormità.
Alternativa: gommoni da cinquanta nodi, salpano di notte da Corfù, Gomenizza, Leucade. Tutto si aggiusta, anche il controllo della polizia locale, le ispezioni delle capitanerie di porto straniere. E loculi nei doppifondi dei camion, nei sedili svuotati dell'imbottitura, inscenando, anche, famigliole in gita sui camper che varcano il confine tra Slovenia e Italia.
Stiamo guardando il mondo dal buco della serratura: ogni via di traffico, ogni mezzo di trasporto, ogni contraffazione è posta in atto.
Parlano, tra gli altri, il croato Josip Loncaric, l'Inarrestabile, il turco Muammer Küküc, Alex, siberiano dagli occhi di ghiaccio, il tunisino Emir e la Madama dei visti, moglie di un diplomatico francese in Senegal, che incassa fino a diecimila euro per un singolo documento falso, il tunisino El Douly incontrato dagli autori al Cairo, l'iracheno Adnen Issimari, che ha iniziato con i renitenti alla leva e i disertori negli anni di Saddam Hussein, trafficando con Kuwait e la Turchia, per poi mettersi in grande. C'è chi si ritiene un benefattore, chi un businessman, chi nulla.
Le guerre, una manna dal cielo. Migrazioni da pagine bibliche. Nascono i bambini, mentre le mamme fuggono e i vecchi piangono. Buy. Pay. Die. Compra. Paga. Crepa.
Il grasso unge le ruote, le fette di prosciutto coprono gli occhi. Il sistema «havala», invisibile avatar che trasferisce miliardi di euro sulla base della sola fiducia tra corrispondenti del sistema. Roma è collegata a Kandahar in tempo reale. Un afgano che vive nella capitale va dall'havaladar locale e gli consegna il danaro che vuole trasferire pagando una percentuale per il servizio. Il dealer romano ha un corrispondente a Kandahar. Una mail, un fax e la somma è riscuotibile in tempo reale in Afghanistan. La compensazione tra i vari nodi della rete avviene successivamente. Contanti e fiducia per una perfetta catena di sant'Antonio.
CIFRE? L'ONU stima in centocinquanta milioni di dollari il guadagno annuale degli smuggler, trafficanti di uomini dall'Africa all'Europa. I clandestini diretti negli Stati Uniti rendono sei miliardi di dollari. L'Organizzazione internazionale per le migrazioni, in un report del 2011, scrive che i proventi si aggirano tra i tre e i dieci miliardi di dollari. Le tariffe? Gli autori snocciolano i dati dell'Unodc (Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine) e dello Iom (Organizzazione internazionale per le migrazioni). Somme variabili a seconda dei mutamenti nelle rotte di immigrazione, delle frontiere: Afghanistan- Regno Unito venticinquemila dollari; Cina-Italia quindicimila; Nordafrica-Italia, dai millecinquecento ai tremila. Danaro drenato da economie in miseria, ricavato della dismissione di ogni bene materiale, foss'anche un rene, e di ogni memoria.
Parlano, i mercanti di carne umana. Per loro, come per Josip Stalin, la morte di un uomo può essere una tragedia. Quella di milioni di uomini, è una statistica. Parlano i magistrati italiani che riescono talvolta a schiavardare la cassaforte dei mercanti d'anime e a portarne qualcuno dietro le sbarre. Capita che una cellula ghanese collabori con una nigeriana e con un gruppo criminale pachistano (armi, eroina) e che una parte dei soldi finanzi un gruppo terroristico. Un ginepraio, anche di competenze interne, di relazioni diplomatiche, di collaborazione tra forze dell'ordine di varie nazioni.
Queste di Confessioni di un trafficante di uomini di Andrea Di Nicola e Giampaolo Musumeci, sono pagine che parlano.
Un saggio vero, qual è questo, pone sempre domande.

Donatello Bellomo

Suggerimenti