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UN BESTIARIO PER L’UMANITÀ

La ricercatrice Giulia Bignamni con l’amato gattoUna delle illustrazioni di Laurina Paperina al Museo di Rovereto
La ricercatrice Giulia Bignamni con l’amato gattoUna delle illustrazioni di Laurina Paperina al Museo di Rovereto
La ricercatrice Giulia Bignamni con l’amato gattoUna delle illustrazioni di Laurina Paperina al Museo di Rovereto
La ricercatrice Giulia Bignamni con l’amato gattoUna delle illustrazioni di Laurina Paperina al Museo di Rovereto

Viviamo la nostra esistenza da antropocentristi accaniti. La natura dis-umana della nostra biosfera, popolata da «nazioni biologiche indipendenti» è un mondo caotico e nascosto, per la maggior parte inaccessibile ai nostri sensi. Accanto al mondo della percezione, la ricercatrice clinica Giulia Bignami fa emergere un mondo della comprensione, attraverso il suo nuovo libro «I gatti lo sanno» (Giunti, pp. 272, 16 euro), un compendio rigoroso, appassionato ed esilarante riguardante i «comportamenti incredibili dal mondo animale», come recita il sottotitolo. Un viaggio affascinante alla ricerca di quel significato che perennemente sfugge. La natura «è intrisa di messaggi e noi ce li perdiamo quasi tutti, sommergendo il mondo di rumori, luci e di chiacchiere», come scrive Telmo Pievani, che impreziosisce il saggio con la sua autorevole prefazione. Quello che traspare è proprio come la conoscenza umana derivi anche dalla conoscenza del mondo animale e delle sue specie. Una trasposizione di quella «ricerca di base», tanto cara a Giovanni Bignami, che la proiettava all’infinitamente grande alla ricerca di nuovi mondi e vite intorno a noi, e che Giulia Bignami capovolge, orientandola nella profondità degli abissi. Convergenze parallele (e familiari), riassumibili nell’affascinante domanda di Baudelaire: «Vieni tu dal cielo profondo o sorgi dall’abisso, bellezza?», che conduce nei teatri della narrazione. In fondo al mare le «tresche subacquee» a sud di Sidney che vedono protagonisti i polpi australiani, considerati da Godfrey Smith, il «filosofo subacqueo» autore degli studi, «quanto di più vicino all’incontro con un alieno intelligente ci possa mai capitare». Bignami si sofferma su uno studio in particolare: evidenzia il comportamento sociale dei polpi in una area a densità elevata, considerata la loro natura solitaria, che è la città sotterranea di Octopolis, dove «le conchiglie del servizio buono volano senza troppi rimorsi» da parte delle signore-polpo, a causa di ripetuti episodi di «octopuscalling» da parte di polpi maschi molestatori, scaltri se non altro a schivare i colpi e astuti nel costruirsi anche dei nascondigli. Sorprende anche l’autocontrollo delle seppie, capaci di rinunce momentanee per ottenere un gamberetto vivo più prelibato. E poi pesci rossi sfreccianti in cabriolet, che dirigono la vettura sulla terraferma alla ricerca di cibo. Immancabile, al centro della trattazione dell’autrice, il capitolo principe sui gatti, capaci di riconoscere il loro ambiente domestico sulla base di soli stimoli uditivi, dove ci troviamo e «quanti croccantini riusciranno ad estorcerci». Flash stupefacenti, che Laurina Paperina ha il merito di illustrare, introducendo ogni capitolo e dando vita ad una mostra correlata, che riprende le sezioni del libro, visitabile al Museo di Scienze e Archeologia di Rovereto, fino al 30 luglio. Dulcis in fundo, il saggio di Bignami è anche un libro sull’amore, che in natura conta, vivisezionato dall’autrice in tutte le sue sfaccettature. Come atto pratico, quale «modo per garantire la sopravvivenza della specie a discapito della morte individuale». Gli animali «sono così mal costruiti per l’amore che possono gustarlo solo a prezzo di grandi sofferenze», esemplificativa la triste sorte delle lumache banana, descritta con dovizia di particolari: «I due esemplari si connettono a sessantanove tramite uno dei rispettivi peni o entrambi, ma dopo diverse ore può succedere che non ci si riesca più a districare da questo abbraccio e si rimanga (in)castrati». Il capitolo delle «lumache innamorate» ha anche una valenza terapeutica, perché se è vero che «ognuno fa quel che può con la bellezza che ha», anche i gasteropodi hanno diritto all'amore. Ergo: se ce la fanno i molluschi, c’è speranza per tutti.•.

Dario Pregnolato

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