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SUSPIRIA CHE CASE

Palazzo Imbonati, «il più maledetto di Milano», ispirò Thomas de Quincey per un romanzo che creò poi problemi immobiliari anche a Dario Argento
Jessica Harper nel film Suspiria, davanti all'Accademia di danza, ricostruita negli Studi de Paolis a Roma
Jessica Harper nel film Suspiria, davanti all'Accademia di danza, ricostruita negli Studi de Paolis a Roma
Jessica Harper nel film Suspiria, davanti all'Accademia di danza, ricostruita negli Studi de Paolis a Roma
Jessica Harper nel film Suspiria, davanti all'Accademia di danza, ricostruita negli Studi de Paolis a Roma

Il film horror di Dario Argento Suspiria (1977), ispirerà una serie tv con protagonista lo scrittore Thomas de Quincey nei panni di un indagatore dell'occulto. Suspiria de Profundis, questo il titolo del romanzo, fu pubblicato da De Quincey in Inghilterra sul «Blackwood's Magazine» nella tarda primavera del 1845, Ben prima di Dario Argento c'entra l'Italia nella storia. Infatti fu una visita dello scrittore a Milano all'inizio del 1845 a suggerirgli le visioni che avrebbero composto i suoi «sospiri dal profondo», seguito «ideologico» delle Confessioni di un mangiatore d'oppio (1821). De Quincey era giunto apposta da Londra per soggiornare nel palazzo dei conti Imbonati, attratto dalla sua fama di dimora stregata. Non sappiamo cosa lo scrittore abbia effettivamente visto durante quelle notti milanesi e quanto c'entri l'oppio, ma, appena tornato in patria, dalla sua penna uscirono i Suspiria: una raccolta di pensieri, ricordi, sogni e incubi pervasi da fantasmi femminili del passato, che culminano nella presentazione delle Tre Madri: le diaboliche entità a cui Dario Argento ha dedicato una trilogia cinematografica, composta anche da Inferno, 1980 e La terza madre, 2007), Nei titoli originali Mater Lacrimarum, Mater Suspiriorum e Mater Tenebrarum.
Purtroppo per i ghostbusters, Palazzo Imbonati non esiste più. Al suo posto, in piazza San Fedele, sorge la Banca nazionale del lavoro. Ma è comunque possibile ricostruirne la storia sin da quando venne costruito nel Cinquecento. Nel 1685 fu quasi distrutto da un incendio e solo nel 1743 risorse grazie agli interventi di restauro voluti dal conte Giuseppe Maria Imbonati, che ne fece la propria residenza e insieme la sede dell'Accademia dei Trasformati. Furono i suoi membri (poeti quali Giuseppe Parini, Carl'Antonio Tanzi o Domenico Balestrieri) a riferire di fenomeni inspiegabili durante le riunioni: rumori sinistri, sospiri sconsolati, luci che si spegnevano all'improvviso e misteriosi bagliori nel buio.
Ben presto iniziarono a circolare strane storie, secondo cui, al calar delle tenebre, nella casa apparivano inquietanti presenze, fra cui il fantasma di una giovane, che, dopo essersi rifiutata per amore di prendere il velo, era stata murata viva dal padre. Prima di morire, la ragazza aveva maledetto la famiglia e la dimora stessa. Il suo spirito vendicativo non era l'unico a vagare fra le stanze, segno che quel luogo custodiva memoria di altri ignoti e terribili segreti.
All'inizio dell'Ottocento le voci su Palazzo Imbonati avevano ormai varcato le Alpi, giungendo fino all'Inghilterra e spingendo De Quincey a venire in Italia per verificarne l'autenticità.
La storia dell'edificio, però, non si intreccia solo con quella di Thomas de Quincey, ma anche con quella del nostro Alessandro Manzoni. Fu lì che andò ad abitare sua madre Giulia Beccaria, quando abbandonò il marito per stare con l'amante Carlo Imbonati, lì vennero celebrate le nozze di Manzoni con Enrichetta Blondel e sempre lì andò ad abitare l'amata figlia Giulietta quando sposò Massimo d'Azeglio. Nel 1870 Palazzo Imbonati venne parzialmente demolito per far posto al Teatro Sociale, poi ribattezzato Manzoni. Dal canto suo, l'autore dei Promessi Sposi spettri non ne vide mai, ma è curioso che la fatale caduta (che lo avrebbe portato alla morte il 22 maggio 1873) sia avvenuta proprio sugli scalini dalla chiesa di San Fedele, davanti a quanto restava della casa maledetta più famosa di Milano.
Il Teatro Manzoni fu raso al suolo dalle bombe alleate durante la seconda guerra mondiale e al suo posto oggi sorge la Banca Nazionale del Lavoro. Delle presenze che un tempo infestavano Palazzo Imbonati non sembra esserci più traccia: ormai persino i fantasmi hanno paura delle banche.

Angela Bosetto

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