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«Stella, stellina»: Lina Schwarz la poesia più nota e dimenticata

di Gian Paolo Marchi
MEMORIA. La scrittrice veronese, che fuggì in Svizzera per salvarsi dalla Shoah, sarà ricordata lunedì alla Società Letteraria. Tutti sanno quei versi per bambini ma pochi ricordano l'autrice che visse la sua infanzia a Verona e fu filosofa ed educatrice
La prima edizione, 1935, del libro che contiene Stella, stellina
La prima edizione, 1935, del libro che contiene Stella, stellina
La prima edizione, 1935, del libro che contiene Stella, stellina
La prima edizione, 1935, del libro che contiene Stella, stellina

Per la sua posizione tra Mura e Balaton, la città di Nagykanizsa (Gross-Kanizsa) è considerata la chiave di accesso alla pianura magiara, sede di un mercato di bestiame che favoriva attività connesse, come la concia delle pelli. Qui, in una famiglia di commercianti ebrei, nacque il 5 settembre 1841 Edmondo Schwarz, che, dopo aver sposato Fanny Jung (possidente, nata a Milano il 19 febbraio 1849), intorno al 1875 trasferì la sua attività in Italia, aprendo a Verona un negozio di pellami. E a Verona, nella casa di vicolo San Fermo 3, il 20 marzo 1876 nacque Lina.  La famiglia traslocò nel 1877 in via Scala 4, nel 1879 in via Anfiteatro 10 e nel 1881 in stradone San Fermo 15. Nel 1890 gli Schwarz si trasferirono a Milano, e il 9 luglio di quell'anno risultano cancellati dall'anagrafe del Comune di Verona (da cui, per cortesia di Gabriella Zandonà, ricaviamo le notizie). Chi conosce l'opera di Lina Schwarz, scrittrice per l'infanzia ancor oggi assai stimata — esordì nel 1904 con la raccolta di versi Libro dei bimbi, seguito nel 1910 da Ancora! — non si meraviglierà. Ma per i più «stella, stellina, la notte si avvicina» è la poesia che tutti conoscono, senza però sapere chi l'abbia scritta. I versi celeberrimi uscirono nel libro più noto della Schwarz, Ancora… e poi basta!, pubblicato nel 1935 e più volte ristampato. È ora nelle librerie l'ottima l'edizione Hoepli 2010: si tratta della sesta edizione (Milano, Bietti, 1946), riveduta e ampliata, illustrata con 136 disegni di Gugù. Nella descrizione del volume ricavabile dal catalogo della libreria Le Colonne di Torino, vengono lodate le «deliziose intramontabili rime della Schwarz, che conobbe di persona il grande Rudolf Steiner, di cui tradusse in italiano lezioni e saggi; pioniera dell'antroposofia; direttrice dell'Unione Femminile; cofondatrice dell'associazione Scuola e Famiglia». Utili notizie vengono date anche a proposito dell'autrice delle illustrazioni Gugù, nome d'arte di Augusta Rasponi del Sale (1864-1942), che, «nobile e nubile, filantropa, dedicò all'infanzia la vita, il patrimonio e il talento di illustratrice (Giornalino della Domenica, Corriere dei Piccoli ecc.; suoi disegni sono al Victoria and Albert Museum di Londra)». Lina Schwarz, come accennato, ebbe un ruolo non marginale nella diffusione dell'antroposofia. In collaborazione con Vittoria Wollisch tradusse tra l'altro l'opera di Rudolf Steiner Dalla cronaca di Akasha (Roma, Bontempelli e Invernizzi, 1913). Qui Steiner si collega al suo saggio precedente Come si acquista conoscenza dei mondi superiori, nel quale aveva asserito che «l'uomo può sviluppare le forze latenti che esistono in lui in modo da poter riconoscere l'eterno».  Poi, «quando l'uomo ha allargato in tal modo la sua facoltà di percezione, non ha più bisogno dei documenti esteriori per studiare il passato; allora può, per mezzo di una vista interiore, riconoscere negli avvenimenti ciò che non è percepibile ai sensi, ciò che in essi vi è d'imperituro». A fondamento del suo pensiero, Steiner pose l'esperienza poetica e intellettuale di Goethe, di cui tra il 1884 e il 1897 curò un'importante edizione in cinque volumi degli scritti di storia naturale. Nella monografia Goethes Weltanschauung (1897), Steiner indicò le radici della sua concezione filosofica, una sorta di monismo fisico-spirituale, che postula un'inscindibile unità tra l'elemento materiale e quello spirituale dell'uomo e del cosmo.  In tale prospettiva, Cristo è considerato come lo spirito centrale del cosmo, la manifestazione della divinità che giunge all'uomo attraverso lo spirito solare, per cui gli uomini raggiungono la consapevolezza della comune origine e si aprono alla fratellanza universale. Nel caso di Lina Schwarz, l'adesione all'antroposofia si arricchisce di una componente specifica, legata all'appartenenza alla stirpe ebraica. Si può infatti ritenere che la scrittrice aderisse alle idee proposte da Ludwig Thiebe nel volume Che cos'è l'Ebraismo? da lei tradotto dal tedesco (Milano, Istituto Tipografico editoriale, 1937 («Conosci te stesso» – Quaderni di Scienza dello Spirito a cura del Dr. Rinaldo Küfferle, 7).  Per gli ebrei d'Europa, Thiebe rifiuta l'assimilazione proposta dal liberalismo, perché il suo «ideale umanitario» si confonde con una «concezione del mondo che annebbia lo spirito», e appare destinata ad accogliere le «tendenze più antiumane»; rifiuta altresì il sionismo, che, pur «in possesso d'una diagnosi giusta, sebbene non esauriente, vuol guarire una malattia spirituale con mezzi fisici»; e propone una sua soluzione: «abbiamo cercato di derivare il mistero storico e psicologico dell'Ebraismo unicamente dal suo contegno interiore verso il Cristianesimo e verso il Cristo. Cristianesimo però inteso in senso non puramente confessionale, ma cosmico e umano nel senso universale di questa parola.  DIVENTARE Cristiani, nel senso vero di questa grande parola, non vuol dire soltanto professarci seguaci di una somma di articoli di fede metafisici o morali, ma intraprendere una via sulla quale si giunge a sperimentare, come vera e propria realtà animica, ciò che, al principio della nostra era, s'è svolto, storicamente e misticamente, sul piano fisico della Terra. Il grave enimma dell'Ebraismo è fondato sul fatto che la luce precorritrice del Cristianesimo poté trasformarsi nella sua ombra. Quest'ombra prese consistenza in Ahasvero, cultore dell'Ebraismo postcristiano. Trasformarlo, da figura fosca e umiliata, in un Essere luminoso che con gioia serva il Cristo, è la missione dell'Ebraismo d'oggi e dell'Ebraismo futuro» (pagine 235-236). Non sorprende, in questa prospettiva, l'adesione al cristianesimo di Lina Schwarz, che pure, come informa Marina Marmiroli Hassan del Centro documentazione ebraica contemporanea di Milano, figura negli elenchi del censimento degli ebrei promosso dalla prefettura di Milano nel 1938. Durante la guerra, Lina si trasferì presso i nipoti nella quiete della villa di Arcisate (Varese).  Nel 1943 fu però costretta a riparare a Gussago, in terra elvetica, per sfuggire al campo di concentramento. Alla fine del conflitto fece ritorno ad Arcisate, dove si spense il 24 novembre 1947. Come scrive Eugenio Cazzani nella monografia Arcisate nella storia e nell'arte (Saronno, Edizioni Ceresio, 1964, pagina 340), il funerale dell'autrice di Stella stellina fu un trionfo. «Sulla sua tomba, sotto il nome tanto celebre, volle fosse scritto “detta zia Lina”, per ricordare a chi legge il suo epitafio il grande amore nutrito verso i bimbi di ogni regione e di tutti i tempi».

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