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Sotto la lente c’è Giombarresi

Francesco GiombarresiLe miniature di Giombarresi esposte nell’estate scorsa a Cles e ora, dalla prossima settimana, a Verona
Francesco GiombarresiLe miniature di Giombarresi esposte nell’estate scorsa a Cles e ora, dalla prossima settimana, a Verona
Francesco GiombarresiLe miniature di Giombarresi esposte nell’estate scorsa a Cles e ora, dalla prossima settimana, a Verona
Francesco GiombarresiLe miniature di Giombarresi esposte nell’estate scorsa a Cles e ora, dalla prossima settimana, a Verona

Con la Marlboro mandò tutto in fumo. Inviata una limousine a prenderlo in un hotel («Con le bandierine americana e italiana», si era raccomandato), l’avevano fatto salire all’ultimo piano di un grattacielo e gli avevano offerto una cifra da capogiro: «In cambio», gli dissero quelli della multinazionale, «lei lavorerà per noi in esclusiva vita natural durante». La risposta: «No, grazie». La convinzione: l’arte non si mercifica.

Questo era Francesco Giombarresi, che raccontava come, a un’asta, il magnate Rockefeller avesse acquistato un suo dipinto a scatola chiusa, conoscendo solo chi ne era l’autore. «Altri aneddoti», scrive Domenico Amoroso nel catalogo che ha accompagnato la scorsa estare «Irregolari» a Cles, in Trentino, dove Giombarresi era uno dei protagonisti, «vedono le sue miniature custodite ed esibite come gioielli da Jacqueline Kennedy e dalla regina Elisabetta. Fantasie o ricordi non è dato sapere».

Quelle miniature esposte un anno fa per la prima volta (200, la misura minima è 1 centimetro, la massima 4 centimetri) torneranno in mostra a Verona dal 21 aprile al 19 maggio nella sede del Banco Bpm in piazza Nogara 2. «Piccolopiccolo Grandegrande» è il titolo della mostra curata da Daniela Rosi che organizzò anche «Irregolari» a Cles. Rispecchia quel che di Giombarresi diceva Pablo Picasso: «Un grande pittore che dipinge piccolo piccolo».

Ragusano, Francesco era nato nel 1930, si è spento dieci anni fa ed è stato «un pittore contadino», racconta Rosi, «formatosi lontano dalle accademie, alla scuola della vita, frequentando l’arsa natura siciliana, il mare, il lavoro dei campi, il cielo stellato, i tanti concittadini che spesso non lo capivano e le persone incontrate per caso».

Non fu il caso ma forse il destino a farlo incrociare con Leonardo Sciascia che lo consacrò con un articolo sul Corriere della Sera nel 1969: «Ogni quadretto di Giombarresi è un mondo, e ogni pezzetto del quadretto è un altro mondo a sè stante». Se un frammento di ogni opera si ingrandisse, aggiungeva lo scrittore di Racalmuto, sembrerebbe un’opera completa.

Picasso, Sciascia: referenze di primo piano, alle quali si univano quelle di Oscar Kokoschka, Renato Guttuso, Salvatore Fiume, Piero Chiara... «Eppure, morti loro, pur essendo molto quotato negli anni Settanta, Giombarresi è tornato a vivere nell’ombra della sua terra di Sicilia e questo ci pone un interrogativo sulla classificazione in arte: che cosa fa sì o chi fa sì che un artista sia considerato tale nel mondo dell’arte?», chiede e si chiede Daniele Rosi.

La curatrice della mostra è la direttrice del Lao, il laboratorio che sostiene e promuove gli artisti «irregolari», che si trovano in una posizione di marginalità sociale, del quale il Banco Popolare di Verona, attraverso la Fondazione Credito Bergamasco, ha sostenuto diverse attività, prima fra tutte la prima mostra monografica, a 80 anni, del veronese Dario Righetti nella sala espositiva del Centro culturale San Bartolomeo di Bergamo (2015), giunta poi un anno fa a Verona con un’installazione «site-specific» fra i mosaici della Domus Romana nella sede della banca in piazza Nogara. Ed è in continuità con queste iniziative che oggi il Gruppo Banco Bpm promuove con il Lao la mostra dedicata al pittore contadino siciliano.

QUADRETTI, miniature, francobolli: chiamatele come volete, queste opere create a tempera, ma si sappia che per Giombarresi, pur nella loro piccolissima misura - le dipingeva con un pennellino ottenuto dal fondo di un cerino - , sono parte di una geografia cosmica, l’enciclopedia totale di un artista che, pur essendo semianalfabeta, lesse molto, approfondendo ogni parola dei libri che riusciva a procurarsi, e scrisse molto, coniando neologismi efficaci e sorprendenti, indici di un animo inquieto, originale e tormentato come spesso capita alle persone sensibili. Al punto da distruggere le sue stesse opere (non solo miniature, arrivava anche a gradi formati), bruciarle, gettandole dal finestrino del treno che lo riportava in Italia da Stoccarda dove per due anni lavorò come boscaiolo: se ne disfò, raccontò, nelle vicinanze di Napoli e vennero raccolte da contadini. Già, ma forse loro sapevano apprezzarle.

La mostra «Piccolopiccolo Grandegrande» sarà inaugurata giovedì prossimo alle 17,30. Sarà visitabile dl lunedì al venerdì in orario di apertura della banca.

Andrea Sambugaro

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