Inoltre, sempre sei secoli fa, sulla torre Gardello, in piazza Erbe, viene installato un orologio meccanico, il più antico orologio a campana della città e uno dei primi costruiti in Europa, che funzionò per 240 anni fino al 1661: il quadrante esterno permetteva di vedere sempre l'ora da ogni angolo di Verona. Infatti, questa torre era l'edificio più alto del centro, non essendoci il vicino palazzo Maffei e non essendo stata ultimata la torre dei Lamberti. La torre del Gardello fu chiamata la torre delle Ore: l'orologio fu offerto alla città da Domenico da Brescia.
Cinquant'anni dopo, nel 1471, avvenne la successione fra due vescovi importanti: muore Ermolao Barbaro, “insigne per dottrina e zelo apostolico”, e gli succede Giovanni Michiel. Ermolao Barbaro, patrizio veneziano, è stato un vescovo umanista: attorno a sé ha riunito intellettuali e letterati, ha abbellito palazzi ed edifici sacri di Verona, in particolare il Vescovado e il palazzo di Nazareth sulle colline di Castel San Pietro. Per quanto riguarda gli aspetti religiosi, è importante per aver introdotto la pratica delle visite pastorali nelle parrocchie, con il fine di conoscere la situazione delle chiese della sua Diocesi, non solo per gli aspetti religiosi ma anche economici, artistici e patrimoniali. Gli è succeduto Giovanni Michiel, nipote di papa Paolo II: né la Serenissima, né i veronesi gradirono, però, questo vescovo che, tuttavia, rimase titolare di Verona per ben 32 anni. Visse quasi sempre a Roma, lasciando la diocesi ai suoi vicari. Il più celebre fu Mattia Ugoni che tenne addirittura una sorta di sinodo. Michiel morì sembra avvelenato da Cesare Borgia, il famigerato duca Valentino, che si voleva impossessare delle sue immense ricchezze. Borgia è noto per essere ritenuto il modello ideale di principe per Niccolò Machiavelli, il grande letterato fiorentino del Rinascimento.
Una curiosità: benché iniziata nel 1290, la chiesa di Santa Anastasia venne consacrata soltanto il 22 ottobre 1471, proprio dal vescovo Michiel. In questo anno, nasce il pittore Francesco Morone, uno degli artisti più significativi del Rinascimento veronese, che ha saputo ispirarsi ai modi di Mantegna, ma si è aperto anche alla pittura veneziana.
Molto bella la pala con la Madonna e santi a Santa Maria in Organo così come la Crocefissione a San Bernardino, senza dimenticare che probabilmente ha collaborato con il padre Domenico per gli affreschi di Sala Morone del convento francescano. Francesco Morone meriterebbe una mostra o un percorso guidato fra le sue opere veronesi. Ricchissimo di avvenimenti il 1521, 500 anni orsono: in seguito a una piena dell'Adige, viene ricostruito il ponte Pietra, che era in legno, sotto la supervisione di Fra Giocondo, il più famoso architetto del tempo.
Altri importanti lavori sono stati la collocazione della campana grossa del Rengo sulla torre dei Lamberti, la sistemazione di piazza Erbe, con la lastricatura dal capitello (al centro della piazza) al corso, la costruzione del bastione di Forte Procolo e di quello di sotto di Porta Vescovo. Una vicenda tragica: dalla montagna scesero in Valpantena e Valpolicella numerosi lupi che uccisero più di 350 persone.