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RECALCATI E LA NOSTALGIA

La copertina del saggio Psicanalista e scrittore   Massimo Recalcati
La copertina del saggio Psicanalista e scrittore Massimo Recalcati
La copertina del saggio Psicanalista e scrittore   Massimo Recalcati
La copertina del saggio Psicanalista e scrittore Massimo Recalcati

Il Cretto di Burri o il monumento che commemora le vittime dell'attentato alle Torri Gemelle, Reflecting Absence: opere che non negano la ferita, tutto al contrario la esibiscono, trasformandola o sublimandola attraverso il linguaggio dell’arte. Esempi di un lutto che non si chiude in se stesso, che sa andare oltre l’orizzonte cieco della perdita, per trasformare la nostalgia in eredità. Attraverso l’esperienza di un dolore che non è paralisi e annientamento, ma consapevolezza della «luce delle stelle morte». É, ancora una volta, ricco di fascino il titolo dell’ultimo lavoro di Massimo Recalcati, psicanalista tra i più noti in Italia, uscito di recente per Feltrinelli: appunto «La luce delle stelle morte. Saggio su lutto e nostalgia» (pp.139, euro 16). Dopo le indagini sulla figura del padre, sul rapporto con la madre, sull’amore e l’essere figli, Recalcati affronta in queste pagine l’esperienza più difficile e insieme più comune all’esistenza umana, quella appunto delle perdita, intesa non solo come morte, ma anche come fine di un amore, come perdita della propria terra, come esilio insomma da quello che era parte di noi e non lo è e non lo sarà mai più. Come spiega nell’Introduzione: «Il trauma della perdita si ripete più volte nella nostra esistenza perchè la vita non può che scorrere attraverso i suoi innumerevoli morti. Non solo quelli che sono effettivamente defunti, ma tutte le morti - tutte le perdite - che abbiamo simbolicamente vissuto». Dunque noi siamo fatti di tutti i morti e le morti della nostra vita, cioè di tutte le separazioni, gli strappi, dell'esilio senza ritorno dal corpo di nostra madre, dei nostri ideali infranti e di ogni forma di sradicamento, dei pezzi di noi che si sono persi assieme a ogni perdita subita. La perdita dell'oggetto amato è un trauma che oscura il senso del mondo: «Senza l'Altro», dice Recalcati, «non c'è più nessun luogo dove stare». Non c’è più, soprattutto, qualcuno che ci attende. «Puoi perdermi?» chiede il primo pianto del bambino quando nasce, quel bambino che vive nello sguardo della madre, vive del desiderio di essere nel desiderio dell’altro. È come il grido di dolore di Gesù sulla croce: «Dio mio, perchè mi hai abbandonato?», che significa «Padre, puoi perdermi?». E allora come elaborare il lutto, come non restare fermi nel desiderio di chi non c’è più, cadendo o nella follia dell’allucinazione o nella depressione di una stagnazione melanconica? Di una persona morta, diciamo che «è scomparsa»: ma quando riusciamo a realizzare la necessità di separazione da questa scomparsa? Recalcati si scosta da Freud, non crede che il lavoro del lutto possa arrivare a soluzione. Possiamo però fare della nostalgia materia di vita anzichè di paralisi, se accettiamo che quella scomparsa è e per forza lascia in noi «una mancanza, ha impresso l’impronta di una presenza che perdura nell’assenza». Ecco le due diverse nostalgie dell’Ulisse omerico e del protagonista della «Recherche» nel celebre episodio della madeleine: la prima è eterna tensione inappagata, il buio che oscura l’orizzonte, la seconda è il risorgere in un istante del tempo dell’infanzia da un luogo senza tempo creando «una gioia violenta». Creando nuovo slancio vitale. Ecco la luce delle stelle morte. «La luce che osserviamo con emozione fare apparizione nel cielo, non emana da una stella effettivamente esistente nello spazio celeste. Piuttosto arriva a noi con molti anni di ritardo da una stella già morta, scomparsa nel buio dell’universo. Quando guardiamo il cielo stellato sopra le nostre teste, ammiriamo una presenza che è fatta di assenza, o una assenza che si rende presente....È il volto della nostalgia-gratitudine: quello che è passato non è più tra noi ma, anzichè diventare oggetto di un rimpianto regressivo, risplende nella sua assenza raggiungendoci come una visitazione inattesa». Dalla psicanalisi alla letteratura, passando attraverso Omero, Proust e altri autori citati da Recalcati. Perchè forse non c’è luogo più della letteratura in cui viva la luce delle stelle morte, la luce di un atto creativo come scacco alla morte.•.

Alessandra Galetto

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