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PROVINCIA DI GARDALAND

SOCIETÀ. Il saggio di un docente universitario parte dal caso del parco giochi, che con tre milioni di visitatori surclassa ormai il turismo in città. Così i consumi di massa cambiano la realtà
Mario Magagnino spiega la comunicazione d'impresa con l'esempio del divertimentificio, un marchio che ha cannibalizzato il suo territorio d'appartenenza

 La Torre dei Lamberti in una fotosequenza che la mostra nei vari colori che assume in questi giorni, per effetto delle luminarie natalizie. A destra, Mario Magagnino, docente universitario, autore di Verona (Provincia di Gardaland) FOTO BRENZONI
La Torre dei Lamberti in una fotosequenza che la mostra nei vari colori che assume in questi giorni, per effetto delle luminarie natalizie. A destra, Mario Magagnino, docente universitario, autore di Verona (Provincia di Gardaland) FOTO BRENZONI

 La Torre dei Lamberti in una fotosequenza che la mostra nei vari colori che assume in questi giorni, per effetto delle luminarie natalizie. A destra, Mario Magagnino, docente universitario, autore di Verona (Provincia di Gardaland) FOTO BRENZONI
La Torre dei Lamberti in una fotosequenza che la mostra nei vari colori che assume in questi giorni, per effetto delle luminarie natalizie. A destra, Mario Magagnino, docente universitario, autore di Verona (Provincia di Gardaland) FOTO BRENZONI

Anche nell'imprenditoria la comunicazione svolge un ruolo fondamentale, sempre più importante. Mario Magagnino, docente di comunicazione d'impresa all'Università di Verona, ha dedicato un saggio agli strumenti e alla creatività nella comunicazione d'impresa: [FIRMA]Verona, Provincia di Gardaland (Qui Edit), con una presentazione di Silvano Tommasoli, uno dei fondatori della comunicazione d'impresa a Verona. Magagnino spiega il titolo del suo libro: «Un marchio d'impresa come Gardaland in soli 35 anni ha cannibalizzato il marchio del territorio d'appartenenza. Gardaland ha tre milioni di visitatori l'anno, più dei turisti presenti a Verona nello stesso periodo. Gardaland è la terza realtà italiana per biglietti Siae. Questo processo è avvenuto anche in altri territori e in diversi momenti storici, come per Olivetti a Ivrea, per Marzotto a Valdagno, per la Fiat a Torino. Lo stesso fenomeno può verificarsi con un testimone forte. È accaduto in Cadore con la frequentazione di Giovanni Paolo II, che ha portato benefici economici sul territorio, successivamente. Una cosa simile era avvenuta in tutt'altro campo con lo spot di Paolo Villaggio per la Panigal, dove l'immagine del detersivo Sole è sopravanzata da quella del comico».
«Sono partito dalla fisicità dell'azienda, dalla sede e da tutti i suoi derivati», continua il docente, «passando dal marchio, dal logo e dalle carte intestate a tutta la comunicazione, per arrivare al marchio.
Ho diviso in ricorrenze di festività, calendari, agende, ricorrenze aziendali, compleanni di dipendenti, clienti, family day per arrivare ai lavori in corso con house organ, sponsorizzazioni, premi giornalistici, attività di lobby, per giungere al capitolo imprevisti, con incidenti di percorso possibili e l'attività di attenzione al consumatore e all'attività sociale sul territorio. Negli Stati Uniti già nel 1962 John Fitzgerald Kennedy tenne il famoso discorso al Congresso sul consumerismo: il diritto del cittadino consumatore di scegliere, di essere sicuro, di essere ascoltato. Diritto da noi ancora in fieri: la tv italiana gli dedica pochi programmi diversamente dal resto d'Europa. Da noi il consumatore ha pochi strumenti validi per poter incidere sullo strapotere aziendale».
La comunicazione d'impresa si occupa d'argomenti economici ma anche culturali. «Il dopoguerra fu un momento felice. Enrico Mattei affidò la direzione della rivista dell'Eni, Gatto Selvatico, al poeta Attilio Bertolucci, con collaboratori come Gadda, Cardarelli, La Capria, Comisso, Cassola e Bassani. Di non minore spessore erano le firme degli house organ Olivetti e Pirelli».
Le aziende italiane attribuiscono alla comunicazione d'impresa il ruolo che dovrebbe spettarle? «Assolutamente no. Le ascrivono un ruolo assolutamente marginale, occupato spesso dalla figlia dell'imprenditore, mentre al figlio maschio spettano produzione e settore commerciale».
Giovanni Masciola

Giovanni Masciola

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