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Obiettivi in guerra: l’etica secondo Cito

Fotografia e guerra. Davanti all'orrore, davanti alla morte cosa fare? Imbracciare un mitra o una macchina fotografica? Il fotografo è un artista, ma è anche un uomo tra altri uomini che soffrono, da qualunque parte siano, da qualunque parte stiano. Parlare di fotografia di guerra oggi è confrontarsi con l’amatorialità di chi si improvvisa fotoreporter e improvvidamente parte per il Donbass, è parlare di fake e manipolazioni propagandistiche dell'immagine ma è soprattutto ristabilire i confini dello scatto etico, quello che rispetta l'altro, in primis. Questo il tema d’attualità su cui verte l'incontro di Tank di domani alle ore 11 in Sala Farinati. Il talk organizzato dal centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri e Grenze Arsenali Fotografici ospita, moderato da Giusi Pasqualini, Francesco Cito fotoreporter dal 1980 quando fu uno dei primi a raggiungere clandestinamente l’Afghanistan occupato dall’Armata Rossa. Tre anni dopo è inviato sul fronte libanese. Seguirà tutte le fasi della prima Intifada. Poi nel ’90 la guerra nel Golfo. Cito ha vinto due World press, nel ’95 e nel ’96, e ha collaborato con Life, Panorama, Frankfurter Allgemeine, The Independent.•. S.Azz.

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