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New York, in passerella è tornato l’ottimismo

Nel mondo della moda si susseguono inaugurazioni, presentazioni, mostre: a cominciare da Pitti Immagine, che da qualche tempo, ha allargato ancor più la sua intensa attività a tutto ciò che «fa moda» oltre all’abbigliamento (come con l’alta gastronomia) o, di tutt’altro genere, la letteratura con il salone «Testo (come si diventa libro)», dedicato all’editoria contemporanea che si terrà, in collaborazione con la Stazione Leopolda da domani a domenica, avendo protagoniste le opere di numerosi editori e scrittori internazionali (presenti tutti i massimi autori italiani, molti pure gli stranieri). Poi ecco che, mentre Alessandro Enriquez apre una boutique nella londinese famosa sede di Harrod’s, Valentino ne apre una a Ginevra; Brunello Cucinelli - dopo New Bond Street a Londra, Rue de Faubourg Saint Honorè a Parigi, Madison Avenue a New York - eccolo aprire un’altra importante boutique a Roma, in via Condotti; Tod’s, poi, stringe una partnership con Lamborghini per la realizzazione di prodotti di pelletteria, calzature, accessori e abbigliamento di lusso. Un mondo moda in gran movimento, nel quale non può mancare Giorgio Armani: che vola a Londra, dove all’Award British Academy Awards i più importanti attori indossano sue creazioni. Ovviamente, a Milano vi è grande attesa per la grande settimana del pret-à-porter, che - com’è tradizione - si terrà dopo le rassegne di New York e Londra. New York, dove - dopo le chiusure totali o parziali dovute alla dannata pandemia - è ritornata sulle passerelle moda con le sue massime «firme», anche se il pubblico non è ancora numeroso come ante pandemia. Sfilate, dunque, nelle quali si è voluto mettere in primo piano l’ottimismo oltre ad un ritorno al passato che, in molti casi, ci ha fatto tornare indietro nel tempo ricordando (o rivedendo!), per l’autunno-inverno prossimi collezioni tipiche degli anni ‘60-’70, o capi in disuso ritrovati in un baule-ripostiglio. Fra le varie collezioni ricordiamo ora quella di Michael Kors dedicata a «donne intelligenti, forti, potenti» (ritratto di donne manager, o impegnate con successo in politica, o in altre attività? ricordiamo che sua madre è stata un’indossatrice di grande successo); ecco quindi l’abito rosso, semplicissimo, di cashmere, con collo alto, maniche lunghe, gonna al ginocchio con ampi spacchi, alta cintura di pelle e alti stivali scuri; Tony Burch, invece, punta sull’«irregolarità e imperfezione»: negli orli delle giacche, nei pantaloni, negli spolverini, in tutto un novo guardaroba che sembra ispirato a capi fotografati il secolo scorso. Non per nazionalismo, ma per condivisione con le opinioni delle americane «up to date», si respira di sollievo ritrovando in Chiara Boni l’abbigliamento vero, sia pure con tocchi nuovi: il suo tessuto brevettato «sensitive» (anche ricoperto di paillettes per sera), i tubini ed i lunghi «a sirena», gli spacchi e le scollature per i quali torna il termine sexy, il bianco il nero e il rosa intenso hanno ancora una volta entusiasmato le sue grandi «fans» statunitensi. Dalla stretta attualità, e da una visione sul prossimo futuro, passiamo ad un «ritorno al passato» a Vienna, dove all’Opera si è rivisto il famoso Ballo delle debuttanti (conta quasi un secolo e mezzo: istituito nel 1877, con intervalli dovuti a guerre o pandemie): ovviamente, come sempre, queste giovani donne vestite con gran sera bianchi hanno rappresentato tradizione e speranza: in un futuro migliore di quello attuale.

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