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Alla Gran Guardia

Robert Doisneau, in mostra 135 immagini del maestro della fotografia

Dal 15 novembre al 14 febbraio un viaggio alla scoperta di uno dei fondatori della fotografia umanista francese
L'assessore Marta Ugolini alla mostra sul fotografo Robert Doisneau
L'assessore Marta Ugolini alla mostra sul fotografo Robert Doisneau
L'assessore Marta Ugolini alla mostra sul fotografo Robert Doisneau
L'assessore Marta Ugolini alla mostra sul fotografo Robert Doisneau

Una grande retrospettiva dedicata al fotografo Robert Doisneau allestita da domani 15 novembre fino al 14 febbraio al Palazzo della Gran Guardia. Un percorso alla scoperta di uno dei padri fondatori della fotografia umanistica francese e del fotogiornalismo di strada, composto da 135 immagini in bianco e nero, tutte provenienti dalla collezione dell’Atelier Robert Doisneau a Montrouge, nell’immediata periferia Sud di Parigi.

«Un progetto espositivo accolto in uno degli spazi più suggestivi e particolari della nostra città, con un affaccio unico su piazza Bra e l’Arena di Verona – sottolinea l’assessora alla Cultura Marta Ugolini –. Luogo che diviene amplificatore della bellezza della straordinaria opera di uno dei più grandi fotografi del ‘900, di cui è in mostra una piccolissima parte, 135 scatti, della sua immensa creazione artistica a cui ha dedicato l’intera esistenza. Una ricerca ben rappresentata nel percorso di allestimento scelto, che mostra all’osservatore tutta la freschezza e la semplicità di quella vita quotidiana ricercata da Doisneau. Un ritorno della fotografia a cui siamo legati e per la quale stiamo lavorando per ridare alla città lo spazio degli Scavi Scaligeri e per ricostruire una presenza di questa importante forma espressiva».

La mostra, curata da Gabriel Bauret, realizzata in collaborazione e con il patrocinio del Comune di Verona, promossa da Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e prodotta da Silvana Editoriale, ripercorre infatti la vicenda creativa del grande artista francese.

A Montrouge Doisneau ha sviluppato e archiviato le sue immagini per oltre cinquant’anni, ed è lì che si è spento nel 1994, lasciando un’eredità di quasi 450.000 negativi. Dallo stesso atelier, oggi le sue due figlie contribuiscono alla diffusione e alla divulgazione della sua opera, accogliendo le continue richieste di musei, festival e case editrici. Il percorso espositivo è arricchito dalla proiezione di estratti dal film di Clémentine Deroudille «Robert Doisneau. Le Révolté du merveilleux» e da un’intervista al curatore Gabriel Bauret. La mostra è accompagnata dal catalogo «Robert Doisneau», edito da Silvana Editoriale.

Orari di apertura: da domenica a venerdì ore 10 - 19.30, sabato ore 10 - 20.30. Lunedì chiuso.

 

L'assessore Marta Ugolini con Gabriel Bauret, curatore della mostra su Robert Doisneau
L'assessore Marta Ugolini con Gabriel Bauret, curatore della mostra su Robert Doisneau

 

Chi era Robert Doisneau

Nato nel 1912 a Gentilly, una città nella periferia sud di Parigi, Robert Doisneau muove i primi passi nel campo della litografia, attività che abbandonerà rapidamente in favore di un apprendistato presso lo studio di André Vigneau, che lo introduce al mondo della fotografia. Seguirà, per quattro anni, un’intensa collaborazione con il reparto pubblicitario della Renault. Terminato questo impegno, Robert Doisneau approda al tanto ambito status di fotografo indipendente, ma il suo slancio viene spezzato dalla guerra, che tuttavia non gli impedirà di continuare a fotografare. Subito dopo la Liberazione della capitale, di cui è testimone, comincia un periodo molto intenso di commissioni per la pubblicità (e in particolare per l’industria automobilistica), la stampa (tra cui le riviste “Le Point” e in seguito “Vogue”) e l’editoria.

In parallelo, porta avanti i suoi progetti personali, che saranno oggetto di numerose pubblicazioni, a cominciare dal libro realizzato nel 1949 in collaborazione col suo sodale, il celebre scrittore Blaise Cendrars, La Banlieue de Paris, la prima sintesi dei molti racconti per immagini che dedicherà a questo mondo. La sua traiettoria si incrocia anche con quelle di Jacques Prévert e Robert Giraud, la cui esperienza e amicizia nutrono la sua fotografia, nonché con quella dell’attore e violoncellista Maurice Baquet, protagonista di numerosi scatti del fotografo. Dal 1946 le sue fotografie vengono distribuite dall’agenzia Rapho.

Qui conosce in particolare Sabine Weiss, Willy Ronis e, successivamente, Édouard Boubat, che insieme a lui formeranno una corrente estetica spesso definita “umanista”. Nel 1983 gli viene assegnato il “Grand Prix national de la photographie”, a consacrazione di un’opera estremamente ricca e densa. Tale consacrazione passa attraverso le numerosissime esposizioni, in Francia come all’estero, le incalcolabili opere che rivisitano la sua fotografia dalle prospettive più varie e i documentari a lui dedicati. 

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