<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
None

Montaldo: «Lascia incompiuto un progetto da un libro di Andreotti»

Il film Il processo di Verona di Carlo Lizzani del 1963
Il film Il processo di Verona di Carlo Lizzani del 1963
Il film Il processo di Verona di Carlo Lizzani del 1963
Il film Il processo di Verona di Carlo Lizzani del 1963

Carlo Lizzani non aveva smesso di fare progetti. Più volte aveva annunciato di voler fare un film, L'orecchio del potere, tratto da un romanzo di Giulio Andreotti (Operazione Via Appia, Rizzoli, 1998), per il quale era indicato come protagonista Al Pacino. Tra i tanti colleghi che hanno commentato sconvolti la notizia della morte di Lizzani, Giuliano Montaldo. «Consideravo Carlo il mio fratello maggiore, ho cominciato la mia carriera con lui ed era un grandissimo amico. Lascia un vuoto enorme, provo un dolore immenso», ha detto Montaldo, al quale Lizzani aveva parlato proprio di quel film «per il quale finalmente aveva trovato i fondi. Sapevo che aveva avuto dei problemi di cuore ma sembravano risolti». Montaldo spiega il suo rapporto profondo con Lizzani: «Ho esordito con lui, mi ha fatto recitare uno dei protagonisti di Achtung, Banditi!, un film coraggiosissimo che si è fatto solo perché si è riusciti a finanziarlo con una sottoscrizione popolare. C'erano già infatti veti su film che trattassero temi come la resistenza. Poi ho recitato per lui di nuovo in Cronache di poveri amanti e sono stato suo aiuto regista... Era un grandissimo intellettuale e uomo di cinema». Ugo Gregoretti, regista e drammaturgo, ricorda: «Aveva ancora la freschezza e l'entusiasmo quasi di un debuttante. Sapevo dei tanti problemi che affliggevano la sua vecchiaia, anche se al lavoro non era affatto così. Abbiamo fatto insieme un film nel 2011 la Scossa ed è stata un'esperienza sorprendente perché ciascuno di noi spiava amorevolmente l'altro». E non manca un ricordo dell'amata moglie di Lizzani, Titta, anziana come lui e non vedente: «Aveva una vera dedizione per lei, la curava, la seguiva con amore. Ed era sempre sereno». «È un momento di grande dispiacere e, devo dire, c'è ben poca voglia di commentare». Così il maestro Ettore Scola, suo amico. Se ne va «al di là dello straordinario regista, una persona educata elegante, ironica, meravigliosa umanamente». Così l'attore Massimo Ghini su Lizzani, che l'aveva diretto in Un'isola (1986) e in Celluloide (1996). «Avevo avuto notizie di Carlo da mio figlio Fabio, che ha fatto il direttore della fotografia nel suo ultimo film sul neorealismo, e mi diceva che era in ottima forma, a tratti anche felice» ha detto il regista Ermanno Olmi, «il suo gesto è un mistero, che dobbiamo rispettare»,

Suggerimenti