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IL LIBRO

Monicelli e Mondadori: una saga famigliare come un film nella Bassa

Nell’opera di Chiavegatti un pezzo di storia d’Italia d’inizio ’900 tra Ostiglia e Veronese
Settembre 1909, settimana aviatoria: nella foto da sin. Marco Praga, Arnaldo Fraccaroli, Giuseppe Imbastaro, Guelfo Civinini (al centro), 
Treves e Tomaso Monicelli
Settembre 1909, settimana aviatoria: nella foto da sin. Marco Praga, Arnaldo Fraccaroli, Giuseppe Imbastaro, Guelfo Civinini (al centro), Treves e Tomaso Monicelli
Settembre 1909, settimana aviatoria: nella foto da sin. Marco Praga, Arnaldo Fraccaroli, Giuseppe Imbastaro, Guelfo Civinini (al centro), 
Treves e Tomaso Monicelli
Settembre 1909, settimana aviatoria: nella foto da sin. Marco Praga, Arnaldo Fraccaroli, Giuseppe Imbastaro, Guelfo Civinini (al centro), Treves e Tomaso Monicelli

Una ricerca a dir poco monumentale che restituisce ai lettori il ritratto dettagliato del grande drammaturgo e giornalista ostigliese Tomaso Monicelli con il fascino di una saga famigliare inserita nel contesto storico dell’Italia del primo Novecento. I Monicelli. Storia dell’Italia del ‘900 e di una famiglia della Bassa intrecciata con quella di Arnoldo Mondadori – Tomaso giornalista e scrittore, i figli Mario regista e Giorgio, giornalista e traduttore (Editoriale Sometti, 2021) è il primo traguardo del progetto editoriale di Franco Chiavegatti, professore di storia e filosofia che in questo libro segue, in particolare, l’itinerario giornalistico e politico di Tomaso Monicelli, dagli esordi nella sua Ostiglia fino alla Grande Guerra.

Il volume, con la prefazione di Francesco Perfetti e le illustrazioni di Piero Costa, sembra quasi un film, come ci ricorda il suo autore: «Il regista potrebbe essere Mario, il figlio di Tomaso, che con la sua macchina da presa segue personaggi e avvenimenti dell’Italia intrecciati con la vita dei Monicelli». Si parte dallo sciopero generale del 1904, narrato da Tomaso su Avanguardia Socialista, e altri clamorosi episodi di cronaca scritti sull’Avanti, dallo scandalo del delitto Murri al celeberrimo Affare Dreyfus fino all’attacco, nel 1906, alla monarchia nella persona della Regina Madre Margherita di Savoia. Appaiono, nella narrazione ricchissima di dettagli di Chiavegatti, i poeti Guido Gozzano e Gabriele D’Annunzio, insieme alle opere teatrali di Tomaso, rappresentate nei maggiori teatri italiani tra il 1906 e il 1910.

 

1926: da sinistra in piedi, Arnoldo Mondadori, Andreina Monicelli, Ada Negri, Marino Moretti e Alfredo Panzini Sedute da sinistra Tea Mondadori e Gemma Monicelli, seduti da sinistra Antonio Beltramelli e Giorgio Monicel
1926: da sinistra in piedi, Arnoldo Mondadori, Andreina Monicelli, Ada Negri, Marino Moretti e Alfredo Panzini Sedute da sinistra Tea Mondadori e Gemma Monicelli, seduti da sinistra Antonio Beltramelli e Giorgio Monicel

 

E si seguono i primi passi dell’avventura di Arnoldo Mondadori, piccolo tipografo di Poggio Rusco, a pochi chilometri da Ostiglia, chiamato da tutti Bragòn e Incantabiss, che diede inizio alla suo straordinaria avventura editoriale pubblicando proprio gli scritti di Tomaso Monicelli, da lui considerato ‘parente e complice’. Tanto che il primo figlio di Tomaso, Giorgio, nato dalla relazione con l’attrice Elisa Severi, trascorse i suoi primi anni in casa Mondadori, mentre dal matrimonio con l’ostigliese Maria Carreri nacquero altri sei figli, tra cui il futuro regista Mario, nato a Ostiglia e non a Roma, come Chiavegatti dimostra attraverso le sue ricerche. Questa biografia monicelliana giunge fino alla Grande Guerra ed è quindi solo la parte iniziale di un lavoro assai più ampio, ricorda Francesco Perfetti, che firma la prefazione del volume.

«Tuttavia essa fa già capire la genesi del rapporto travagliato con il futuro capo del fascismo che maturò all’interno del sindacalismo rivoluzionario». Quando nel 1911 l’Italia fu coinvolta nella conquista coloniale della Libia Monicelli era in prima linea, sulle orme dell’amico D’Annunzio, spingendosi lontano dal socialismo verso il nazionalismo. Non nella sua versione imperialista, spiega Chiavegatti, bensì in quella patriottica irredentista. Benito Mussolini fu disorientato, come tutti, dal cambiamento politico di Monicelli, e nel volume si ripercorre lo scontro fortissimo a copi di inchiostro tra i due: dalle pagine dell’Avanti Mussolini accusa Monicelli di essere uno ‘svergognato puttano’, e viene definito da quest’ultimo, che scriveva all’epoca su Il resto del Carlino, un ‘pirotecnico di professione’.

Eppure il Duce nutriva stima nei confronti dell’intellettuale, come dichiarò apertamente a un biografo ufficioso, negli anni Trenta. Si riportano allora le parole di Mussolini, quando disse: «Monicelli è uno degli scrittori veri di questo secolo. Il suo Viandante rimane un modello di letteratura moderna. Non è certamente fascista. Non lo è allo scoperto: mentre molti lo sono con il fez in testa e la camicia nera sul petto villoso. Ma la sua pubblicistica è cultura di ottimo titolo». Nonostante questo Mussolini non fece nulla per liberare Monicelli dall’isolamento iniziato quando fu costretto a dimettersi dalla direzione de Il resto del Carlino alla fine di gennaio del 1925.

Le risposte a questa e altre domande arriveranno con i prossimi volumi di Chiavegatti. Intanto, chi sfoglia le pagine del libro I Monicelli potrà conoscere da vicino il poliedrico Tomaso, i suoi figli, giornalisti, scrittori, traduttori, cineasti, e insieme a loro i grandi eventi e personaggi che lasciarono un segno indelebile nella storia dell’Italia e dell’Europa: «Questo volume», scrive Francesco Perfetti nella prefazione, «è una bellissima biografia, probabilmente definitiva, di un poliedrico Tomaso Monicelli. Essa, però, è anche qualche cosa di più, un affresco di un intero periodo storico, con le sue luci e le sue ombre, e, soprattutto, un ben riuscito tentativo di spiegare, con l’equilibrio di uno studioso di razza, alcuni nodi importanti della storia contemporanea italiana».

Silvia Allegri

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