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Mezzo secolo di Art Brut Zinelli protagonista a Losanna

Senza titolo, Carlo (Carlo Zinelli), 1961, gouache su carta
Senza titolo, Carlo (Carlo Zinelli), 1961, gouache su carta
Senza titolo, Carlo (Carlo Zinelli), 1961, gouache su carta
Senza titolo, Carlo (Carlo Zinelli), 1961, gouache su carta

Marguerite Sirvins, francese di buona famiglia, manifesta a 40 anni turbe schizofreniche. Ricoverata, 13 anni dopo comincia a cucire su tessuti consunti e a disegnare, paesaggi ad acquerello e pastelli. Quando il flusso si interrompe, l’ultima sua opera sarà un abito: il suo matrimonio sognato e mai avvenuto si materializza nel 1955 in vestito da sposa a punto crochet, sfilacciando il lenzuolo dell’ospedale e brandelli di seta. Veniva dai Paesi Bassi il talento di Willen van Genk, unico maschio di dieci figli, turbe comportamentali precoci e finisce in orfanotrofio, poi in una scuola d’arte e mestieri: incapace di adattarsi al lavoro, è assegnato a un appartamento protetto a Le Haye. Un minisalario gli consente di acquistare materiale da pittura, riempie le pareti dei ricordi di viaggio, assembla carta, latta per fare piccoli bus, pratica decoupage e collage. Nel genere diventerà una star: a Losanna gli hanno appena dedicato una mostra. E poi Augustin Lesage, francese di Auchel, figlio di minatori: a 35 anni una voce gli dice che diventerà pittore. Dipinge guidato da un fantasma, la sorella morta, e genera mappe immaginifiche, città miniate in tele di nove metri: le sue architetture sono dominate dalla simmetria, da accostamenti di colore perfetti. Chi sono questi geni dalle opere così sofferte? Esattamente 50 anni fa la città di Losanna riceveva in dono da Jean Dubuffet (1901-1985) una collezione di opere riconducibili, per stessa definizione del pittore, all’Art Brut, movimento cui appartengono creativi senza formazione, senza studi, senza criteri né limiti. Un’arte rozza ma non primitiva, non naif. Sono gli artisti «che partono dalle proprie pulsioni» teorizzò Dubuffet parlando di «risveglio stupefatto dell’arte» e di fatto sviluppando un tema che già da un secolo attraversava il rapporto tra arte e medicina, tra arte e psicanalisi, tra arte e malessere. Ma questa, spiega Anic Zanzi, curatrice del Museo de l’Art Brut - www.artbrut.ch, l’unico a possedere una collezione così coesa e ancora in crescita - non è arte terapeutica: non guarisce né chi la fa né chi la ammira. Semmai interroga. Dubuffet, che collezionava dal 1945, trova un primo spazio a Parigi per organizzare mostre, nel 1951 trasferisce tutto a New York, le opere tornano nel 1962 a Parigi e cinque anni dopo al Museo di arti decorative il movimento riceve una sorta di consacrazione pubblica. Ma dove collocare tanto materiale? In Svizzera. Dubuffet regala alla città di Losanna 5 mila opere di 133 artisti e 5 anni dopo il museo apre nel palazzo settecentesco Chateau de Beaulieu. Gli studi da allora non si sono fermati, nemmeno la raccolta di opere, sono quasi 70 mila pezzi esposti a rotazione. Ogni nome è una storia: «Sono persone che sfuggono al conformismo sociale, profughe della vita o prigioniere di un carcere o di una struttura psichiatrica- esemplifica la dottoressa Zanzi - Marginali ma liberi di creare con quello che hanno sottomano, non possiedono nulla. Ci sono opere fatte con la pasta dentifricia, altre partite dalla spremitura dei fiori. Ciò che Dubuffet teorizza, per dire che questa è vera arte, è che non creano per il pubblico ma per loro stessi». Lontani da ogni mercato, in più d’un caso diventano oggetto d’asta. Ma nessuno morirà ricco, né Angelo Meani che creava pupazzi attorno ai cocci, né Andrè Robillard che con scarti metallici costruiva fucili giocattolo. Tra i più amati c’è “Carló”, Carlo Zinelli, l’artista veronese (1916-1974), orfano di madre, contadino, macellaio, alpino in guerra: a 30 anni è internato all’ospedale San Giacomo. Dieci anni dopo si manifesterà, riempiendo i muri del ricovero di graffiti. Lo avviano a un laboratorio di pittura dove realizzerà 2mila opere, tra cui i famosi fogli fronte-retro a riempire di colore tutto il confine a lui visibile. L’arte gli darà benessere, lo psichiatra Vittorino Andreoli ne offrirà interessanti letture.•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Nicoletta Martelletto

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