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L'intervista

Massini: «L'amore oggi è banalizzato, i ragazzi devono rivalutarlo»

Questa sera, 25 settembre, lo scrittore e drammaturgo sarà al Teatro Romano nell'ambito del Festival della Bellezza
Stefano Massini, questa sera al Teatro Romano
Stefano Massini, questa sera al Teatro Romano
Stefano Massini, questa sera al Teatro Romano
Stefano Massini, questa sera al Teatro Romano

Sono passati tre mesi dal suo trionfo americano: Stefano Massini è il primo italiano di sempre a vincere il Tony Awards per la drammaturgia, considerato a tutti gli effetti il Premio Oscar del teatro, con la sua Lehman Trilogy. Oggi, 25 settembre, alle 21.15, lo scrittore e drammaturgo sarà al Teatro Romano nell'ambito del Festival della Bellezza. E parlerà di Amore e Dopoguerra.

 

Perché ha scelto questo tema nel contesto di un'edizione dedicata al mito e ai tabù?

Nel corso degli anni il concetto di amore si è trasformato profondamente, e direi anche pesantemente. Ci riempiamo la bocca con questa parola, si parla di amore a sproposito, banalizzandolo e riducendolo ai minimi termini.

 

Come si spiega questo fenomeno?

L'amore è stato potentemente riconfigurato dall'avvento del cinema, della televisione, di Internet e anche la stampa ha avuto un ruolo determinante. Questo immaginario che si è costruito intorno all'amore ha influito sul nostro modo di viverlo.

 

In che modo?

I precedenti che abbiamo vissuto nei libri, nei film, nella tv, sulle riviste, nella posta del cuore si sommano alle immagini rimandate dalle pubblicità, che ci parlano di coppie più o meno felici. E dunque l'amore viene preceduto da uno tsunami di narrazioni sull'amore stesso da cui è difficile prescindere.

 

C'è un modo di salvarsi da questo tsunami?

o sono un narratore, non uno psicologo, e quindi la mia funzione è quella di raccontare le cose e non di prospettare soluzioni. Metto davanti un problema, mi limito a questo. Posso osservare però le conseguenze: rispetto a un tempo in cui arrivavamo sprovveduti di fronte all'amore, che ti travolgeva e diventava un'esperienza squassante proprio perché imprevista, oggi all'amore ci arriviamo fin troppo informati, con un bagaglio di casi che abbiamo visto ma non vissuto. E tutto sommato è bello raccontare in che modo siamo riusciti a trasformare l'amore in un colossale déjà vu.

 

Anche il mito parla di amore.

Quando parliamo di miti pensiamo sempre a racconti, perché questo è il significato, in greco, del termine mito. Ma c'è una differenza: i miti ti entrano talmente sottopelle da diventare dei precedenti, degli schemi con cui è possibile leggere la nostra stessa esistenza. Un mito può stare nella vita di un individuo, ma non lo fa con la profondità e l'irruenza con cui sono entrate in noi le storie narrate da film e libri. E se il mito narrava di esseri eccezionali, da Ulisse a Cassandra, a Andromaca, il cinema è popolato di persone come noi. E così corriamo il rischio di adeguarci. Abbiamo addosso un enorme catalogo di vite non vissute.

 

Un rischio che forse corrono soprattutto i ragazzi.

Mi auguro che ce ne siano tanti domenica. Arrivo a Verona dopo la vittoria americana che ha cambiato il corso della mia esistenza, e in questi mesi, girando tutta Italia, ho incontrato un sacco di ragazzi. Adesso affronto questo tema nella città di Romeo e Giulietta, e anche qui siamo di fronte a un immaginario collettivo di grande potenza. Come sarebbe stata la vicenda di questi due innamorati se avessero vissuto il loro amore ai tempi dei social, quando si viene bombardati di storie prima di conoscere davvero l'amore? Questo sentimento è stato eccessivamente mitizzato, diventando un grande stereotipo, un luogo comune, qualcosa che ormai si è trasformato in un copione, in una sceneggiatura. Si vive non un amore, ma un modello dell'amore. Abbiamo modelli preconfezionati, da Rossella O'Hara a Titanic, e se non impariamo a vivere internamente i nostri sentimenti rischiamo di raccontare il nostro amore usando le parole dei film e dei personaggi che li popolano.

 

Come racconterà questo rischio?

Lo farò con l'ironia, che è un elemento essenziale per ripercorrere tante storie con una certa leggerezza. È quello che il pubblico si aspetta, giustamente, da un narratore e scrittore. 

Silvia Allegri

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