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Marinelli, il graffio sull’arte e la critica

Ritratto di giovane con disegno infantile, Giovanni  Francesco Caroto
Ritratto di giovane con disegno infantile, Giovanni Francesco Caroto
Ritratto di giovane con disegno infantile, Giovanni  Francesco Caroto
Ritratto di giovane con disegno infantile, Giovanni Francesco Caroto

Di Gianfrancesco Caroto e del suo olio su tavola, trafugato la sera del 19 novembre 2015 dal Museo, scrive: «Il suo quadro più famoso/è il "Ragazzo col pupazzo"/del Castelvecchio a Verona//Un topo/che mostra il suo autoritratto/quello appunto di un topo//Resta sempre il pezzo forte/della didattica museale//A tutti i bambini/piacciono i topolini». Graffiante. E di Giambettino Cignaroli, padre della storica accademia: «Il lubrico sublime». Lapidario, senza scampo. Da due grandi della pittura veronese, con un balzo di secoli, a un contemporaneo artista britannico: «L’ultima trovata/di Damien Hirst//La plastica disposta/sul fondo acquatico//Arte come inquinamento//Veramente/solo inquinamento». Sono solo tre degli aforismi/poesie di tema artistico tratte dal quinto volume «La Galleria» (Scripta edizioni) di Sergio Marinelli, ispirati da un autore, da un’opera o da un fatto della cultura artistica e riguardanti l’arte classica, a partire da quella antica, fino ai contemporanei come Jeff Koons, Damien Hirst, appunto, o Maurizio Cattelan. La sintesi del commento poetico, che non richiede tutti gli apparati specialistici di note e bibliografie, onerosi anche per il lettore, permette a Marinelli, alla direzione dei musei veronesi d’arte fino al 1992 e quindi docente alle Università di Padova e di Ca’ Foscari a Venezia, di intervenire su tutti i punti dell’universo artistico, in un modo colloquiale e non accademico. Permette anche di rispondere a una critica d’arte impositiva, che pretende di imporre su tutti, con i metodi della pubblicità e della nuova comunicazione mediatica, i suoi valori commerciali e politici. Colloquiale al punto che, per esempio, la «Deposizione Borghese» di Raffaello, del quale il 5 marzo si aprirà la grande mostra alle Scuderie del Quirinale, suggerisce a Marinelli un efficace paragone con un navigato politico moderno: «I Baglioni si tirano il Cristo/morto sul lenzuolo a bilancia//Non andranno da nessuna parte//Atalanta/disperata prima correndo/svenuta dopo alla fine//Come un vecchio democristiano/il giovane Raffaello/ci ha messo di mezzo/pure San Pietro//Sa come finirà//Dietro distaccato e lontano/è il paesaggio del Paradiso». «La Galleria» sarà presto presentata in un incontro nella Sala Farinati della Biblioteca Civica di Verona (programmato per la fine di febbraio, è stato rimandato per l’emergenza coronavirus), nel quale Marinelli sarà accompagnato nelle letture da Nicola Pasqualicchio, Marta Nezzo (autrice della prefazione intitolata «Quasi un fuor d’opera»), Agostino Contò e Nin Guarienti. L’incontro replicherà in parte uno precedente, tenuto lo scorso settembre, nella Sala degli Arcieri di Palazzo Ducale a Mantova. •

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