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LOCKDOWN LIBRERIE AL COLLASSO

Una libreria riaperta dopo il lockdown FOTO CECCONRicardo Franco Levi
Una libreria riaperta dopo il lockdown FOTO CECCONRicardo Franco Levi
Una libreria riaperta dopo il lockdown FOTO CECCONRicardo Franco Levi
Una libreria riaperta dopo il lockdown FOTO CECCONRicardo Franco Levi

Librerie, un bollettino di guerra. E non si tratta di un concetto abusato. Il presidente dell’Associazione italiana editori, Ricardo Franco Levi è stato molto chiaro: «E’ la crisi più grave che stiamo vivendo dal secondo conflitto mondiale». A preoccupare sono i numeri: è previsto un calo del fatturato tra i 650 e i 900 milioni di euro su 3,2 miliardi complessivi. Nei primi quattro mesi del 2020 si sono persi 8 milioni di copie e circa 134 milioni di fatturato. Cifre che indicano, in maniera incontrastata, quanto la pandemia abbia messo in ginocchio un settore che si stava lentamente rialzando della crisi del 2008. Ne hanno parlato in una diretta online moderata da Sabina Minardi, giornalista dell’Espresso, il presidente dell’Aie Levi, Giovanni Peresson (responsabile dell’ufficio studi Aie) e Simonetta Pillon (Ie-Informazioni Editoriali) che si è soffermata sul cambiamento repentino delle librerie e sui modi che hanno trovato per riuscire a non perdere i contatti con i lettori. Che cosa ha determinato questa crisi? La chiusura delle librerie, delle aziende editoriali, la mancata traduzione di libri, la cassa integrazione per molti addetti, le varie spese per il mantenimento delle strutture. Una filiera che di fatto è affondata, ma che non vuole rassegnarsi e, soprattutto, non intende perdere la rotta. «Con la caduta del Pil dell’8%, stimata dal Governo, è crollato il reddito delle famiglie e questo porterà ad una riorganizzazione della spesa che, se non verrà contrastata con un forte sostegno alla domanda, potrebbe avere un impatto drammatico con forti ricadute sull’occupazione – ha precisato Levi – Sommando gli effetti del lockdown con la caduta della domanda nella seconda parte dell’anno, temiamo che l’intero mercato del libro - fiction, saggistica, ma anche libri scolastici, universitari e professionali più la vendita dei diritti - possa chiudere il 2020 con un pesantissimo calo di fatturato quantificabile tra i 650 e i 900 milioni rispetto ai 3,2 miliardi complessivi del 2019». Lo si è ripetuto molte volte in questi mesi, quanto la crisi dell'editoria rischi di impoverire un Paese non solo sotto il profilo occupazionale, ma anche culturale. Per questo ha ribadito il presidente dell'Aie non si esce dall’emergenza senza una forte presa di consapevolezza da parte di istituzioni e operatori. Ed ecco la proposta: «Per aiutare le famiglie che hanno figli che iniziano i loro percorsi scolastici, chiediamo un buono di 100 euro. Tutte le ricerche ci dicono quanto sia importante sin da piccoli avere libri in casa. La stessa misura dovrebbe essere destinata alle biblioteche per acquisti». Secondo le stime di Nielsen, il mercato dell’editoria nelle librerie, store online e grande distribuzione organizzata, dal primo gennaio fino al 3 maggio, ha registrato una perdita netta di 90,3 milioni. «Considerando anche le vendite fuori dai canali rilevati dagli istituti di ricerca, quindi cartolibrerie, vendite dirette, fiere, librerie specialistiche e universitarie, la perdita sale a circa 134 milioni di euro. E se aggiungiamo la paralisi nei lanci dei nuovi titoli: dal 16 marzo al 3 maggio, i maggiori gruppi nazionali hanno congelato il 91,1% delle uscite» ha ribadito Peresson. Ma nell’emergenza sono cambiati i modi di acquisto. Nelle prime 16 settimane dell’anno, dagli store online è passato il 47% delle vendite di libri, contro il 26,7% dell’anno precedente. Dal 9 marzo al 12 aprile, cioè le settimane di chiusura, le librerie hanno perso l’85% delle vendite. Ma questo 85%, come evidenzia l’indagine di Informazioni Editoriali, ha anche spiragli di luce: è frutto infatti della media tra chi, chiuso completamente, ha perso il 100% del fatturato e chi – organizzandosi con le consegne a domicilio e grazie anche a una buona presenza sui social e alla fidelizzazione dei clienti - ha ridotto il suo calo al 71%. Questo dimostra quanto la rete stia diventando strategica nella distribuzione. •

Chiara Roverotto

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