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L'intervista

Lo scrittore Matteo Bussola: «Nel mio libro donne vere che si liberano dai clichè»

Matteo Bussola
Matteo Bussola
Matteo Bussola
Matteo Bussola

«A cosa pensa una donna quando, assordata dalle voci di tutti, capisce all'improvviso di avere soffocato la propria? Di non essersi mai davvero prestata ascolto? Cos'hai pensato, tu, la mattina o il pomeriggio o la notte in cui, per la prima volta, lo hai capito?». Libere dalle convenzioni sociali, libere di piangere e di ridere, di seguire il proprio istinto e di mettersi a nudo, di non vergognarsi. Sono le donne, nelle loro vite di tutti i giorni, con le difficoltà e le piccole gioie che scandiscono le loro giornate, le protagoniste di Il rosmarino non capisce l'inverno (Einaudi, 2022), il nuovo libro di Matteo Bussola (autore tra l'altro di Il tempo di tornare e Viola e il blu, L'invenzione di noi due). Lo presenterà ai suoi lettori oggi, martedì 28 giugno, alle 18 al Due Torri Hotel Verona, in collaborazione con la libreria La Feltrinelli.

Matteo Bussola, da cosa è stato ispirato per questo nuovo lavoro?

Come il libro precedente, anche questo vede protagoniste delle persone che scelgono. L'ispirazione è nata da una specie di sentimento di fastidio rispetto alle due narrazioni che oggi vedo dominanti rispetto alle protagoniste femminili: da una parte ci sono le madri attente e appassionate, dall'altra le morgane, ribelli per statuto. Mi è venuta voglia di scrivere un libro fatto di donne vere, con vite simili a quelle di molte persone che conosciamo. Ho deciso di dedicare la mia attenzione a quel femminile che vedo tutti i giorni, compreso quello che abita anche me. Haruki Murakami dice che la scrittura è il suo modo per sapere e conoscere le cose. La penso così anch'io: ho imparato a usare la scrittura come strumento di indagine sul mondo. Le donne, mi sembra di non capirle mai abbastanza. E così muovermi nelle loro storie mi aiuta a comprenderle meglio.

Nelle prime pagine del libro, in modo molto crudo e diretto, lei mette a nudo gli infiniti condizionamenti a cui sono sottoposte le donne.

Nella loro vita, e a ogni età, le donne sono costrette a scontrarsi con una serie infinita di cliché. C'è sempre qualcuno che le giudica per il loro corpo e il loro abbigliamento, che riversa su di loro aspettative di ogni genere. Le mie protagoniste sono anticonformiste, nella loro quotidianità, in grado di sopportare situazioni anche molto difficili e complesse, e lo fanno avendolo scelto.

Lei racconta molte storie mettendo in risalto i condizionamenti, le pressioni che subiamo.

Tutti veniamo al mondo carichi di aspettative: a partire da quelle dei genitori, che ci immaginano ancora prima di vederci nascere, pensano a caratteri, carriere, modi di essere. Crescendo, poi, queste aspettative le tradiamo, a volte deludendo le persone che abbiamo intorno. Se è vero che questo riguarda indistintamente uomini e donne, è un dato di fatto che ancora oggi, nel 2022, sono le donne a subire di più, a volte in modo nascosto e sotterraneo. Esiste ancora una mentalità patriarcale che si manifesta con la tendenza a volerle controllare, giudicare, valutare. E così si trovano a muoversi subendo pressioni spesso pesanti, in condizioni di maggiore difficoltà.

Sono donne, quelle del suo libro, unite da un filo sottile, anche se a volte potrebbe non sembrare così.

Ho creato un gioco a incastro. Si inizia a leggere pensando di avere tra le mani un libro di racconti. Ma poi si scopre che questi racconti compongono una narrazione più ampia, piena di punti di vista diversi.

Si è calato, dunque, nel punto di vista femminile. È stato difficile?

Ho scoperto che come scrittore per me è più divertente e utile scrivere di ciò che voglio conoscere meglio piuttosto che concentrarmi su ciò che credo di conoscere già. Ecco perché mi sono spostato da una narrazione più autobiografica a una di scoperta. Nonostante sia circondato di presenze femminili, queste rimangono per me comunque ancora un mistero. E poi in questo libro io non ci sono, né come figura letteraria e neppure come escamotage narrativo. Anche se inconsciamente, magari in modo camuffato o attraverso i personaggi, uno scrittore scrive sempre di sé.

C'è un personaggio che più degli altri l'ha coinvolta?

Di sicuro è Aika, che è anche l'unica voce di bambina. Scrivere con la sua voce è stata davvero una bella esperienza. E poi, se prima consideravo con un certo scetticismo le parole di qualche scrittore, quando diceva che i personaggi si scrivono da soli, poi mi sono dovuto ricredere: quando ho scritto di Aika, questa voce si è impadronita di me, non so come, ma è successo.

Silvia Allegri

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