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Lettura profonda Perché il digitale non ci fa sognare

I libri di carta passione da sfogliare
I libri di carta passione da sfogliare
I libri di carta passione da sfogliare
I libri di carta passione da sfogliare

La poetessa Emily Dickinson scriveva che «non esiste un vascello veloce come un libro per portarci in terre lontane». Era la seconda metà dell’Ottocento, e la scrittrice ribadiva che, anche ai tempi della rivoluzione industriale, leggere – proprio come nel secolo di Omero – era un’esperienza unica per portarci in profondità dentro noi stessi e allo stesso tempo evadere dalla realtà. Ma qualche decennio dopo, il libro veniva già dato per spacciato: The end of books, questo era il titolo di un articolo scritto da Rachel Nuwer nel 1894, un secolo prima della comparsa di Apple e Amazon, degli audiolibri e dei podcast, e soprattutto prima degli ebook. Il motivo era la nascita della radio e della possibilità di ascoltare contenuti audio con una semplicità mai sperimentata prima. Conseguentemente anche un romanzo o un saggio potevano essere ascoltati invece che letti. Ma Nuewer si sbagliava e le pagine di carta avrebbero continuato ancora a portare lontani i loro lettori per quasi tutto il Novecento, proprio come per Emily Dickinson nel secolo precedente. Come definire quel processo? «Lettura profonda», come disse il critico letterario Sven Birkerts: un’esperienza che tra la prima e l’ultima facciata di un romanzo cambia chi legge, appunto in profondità. E a cambiare sono anche le connessioni nel nostro cervello come hanno dimostrato le neuroscienze nel ventunesimo secolo citate da Maryanne Wolf. Birkerts parlava appunto di «possesso lento e meditativo di un libro. Non ci limitiamo a leggere le parole, ma sogniamo di viverci accanto». Come per tanti altri aspetti della vita quotidiana è stato internet a cambiare le cose. Lo spiega Naomi Susan Baron nella sua ultima opera «Come leggere. Carta, schermo o audio?» (Raffaello Cortina 2022), riprendendo un tema analogo a quello del saggio di Nicholas Carr «Google ci rende stupidi?» e a quello di «Lettore vieni a casa» della neuroscienziata Maryanne Wolf. Con il diffondersi dei computer e degli smartphone la lettura è diventata sempre più «digitale» con varie conseguenze: maggior velocità, meno concentrazione, meno attenzione ai dettagli e infine meno profondità, meno coinvolgimento emotivo. I libri su schermo non ci portano più così lontano come facevano quelli dei tempi della Dickinson. Forse anche per questo i numeri del 2021 ci dicono che le pubblicazioni stampate sono in crescita anche nel mercato statunitense mentre gli ebook sono in calo (dati dell’Association American Publishers)? Un dato, quest’ultimo, significativo perché ancora dieci anni fa il mercato anglosassone veniva portato come prova della possibilità degli ebook di concorrere e anzi di superare i loro antenati cartacei. Per varie ragioni finora non è andata così, e tra di esse vi è anche la possibilità unica dei libri tradizionali di creare un legame affettivo tra genitore e figlio piccolo, la garanzia di migliori prestazioni nello studio e infine... - lo sa ogni lettore amante della vecchia carta – il profumo delle pagine. Dunque il digitale va rigettato? No, Baron corregge il tiro sempre con una gran mole di dati sperimentali: i ragazzi con disturbi specifici dell’apprendimento possono essere aiutati nella lettura dagli ereader, i bambini (soprattutto i maschi) possono essere sollecitati a leggere proprio grazie all’interesse per i dispositivi elettronici, e infine c’è il fattore costo e comodità (in un tablet di pochi grammi posso tenere tutta la biblioteca di casa mia in formato elettronico). Dunque: come leggere? Dipende da quale scopo ci si propone con la lettura. Senza dimenticare però - continua Baron – che alcuni studi ci dicono che la sola vicinanza fisica di uno smartphone (anche se silenzioso) abbassa sensibilmente le nostre prestazioni cognitive nell’eseguire un test; e, addirittura, limita le capacità di empatizzare con chi stiamo parlando (se abbiamo una relazione importante con il nostro interlocutore). Non bisogna dimenticare poi che nelle università americane stanno arrivando le prime generazioni di ragazzi cresciuti leggendo attraverso le tecnologie digitali anziché sulle pagine di carta. E i docenti (secondo interviste raccolte nelle università) ci dicono che le capacità di lettura profonda sono peggiorate.•.

Andrea Lugoboni

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