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Domani l'inaugurazione

Le «piccole storie» di Tullio, Gilda, Lina e Ruggero protagoniste di una mostra all'Archivio di Stato

Tullio Basevi, Gilda Forti, Lina Arianna Jenna e Ruggero Jenna (Foto Cdec Milano)
Tullio Basevi, Gilda Forti, Lina Arianna Jenna e Ruggero Jenna (Foto Cdec Milano)
Tullio Basevi, Gilda Forti, Lina Arianna Jenna e Ruggero Jenna (Foto Cdec Milano)
Tullio Basevi, Gilda Forti, Lina Arianna Jenna e Ruggero Jenna (Foto Cdec Milano)

Storie che portano il nome di Tullio Basevi, Gilda Forti, Lina Arianna Jenna e Ruggero Jenna, raccontate in una mostra, da domani all'Archivio di Stato. Quattro ebrei veronesi deportati durante la Seconda guerra mondiale e morti nei campi di sterminio. Vite spezzate di cui la città vuole fermare il ricordo nel tempo. A breve, infatti, entro la prima decade di maggio, la memoria sarà perpetua collocando le “pietre d’inciampo”. Per il momento saranno due: quella per Gilda Forti, ebrea, arrestata a Verona il 25 novembre 1944, morta nel lager nazista di Ravensbrueck, a 50 anni. L’altra su suo cugino Tullio Basevi, maestro di musica, arrestato a Verona il 24 novembre 1944, morto nel lager di Flossenburg a 55 anni.

Le pietre d’inciampo sono placche di bronzo, che saranno collocate sui marciapiedi di fronte alle loro abitazioni. Da cui partirono, per non tornare mai più. In via Duomo 5, per Gilda Forti, in vicolo Stella 6 per Tullio Basevi. Prima però la ricerca storica diventa una mostra aperta a tutti. Da domani, giovedì 21 aprile, all’8 giugno, negli spazi dell’Archivio di Stato, in Borgo Roma, in via Santa Teresa 12, saranno esposti i pannelli con le fotografie e i documenti dell’epoca che ripercorrono “La grande Storia e le piccole storie”. Quelle di concittadini veronesi che l’Associazione Figli della Shoah ha voluto mettere in luce coinvolgendo anche gli studenti della città. L’esposizione è realizzata con il patrocinio del Comune di Verona e il contributo della Regione Veneto e della Comunità ebraica di Verona e Vicenza.

«I fatti di cronaca ci insegnano che non si può mai abbassare la guardia», ha detto il sindaco Federico Sboarina. Davanti a “La grande Storia” così come alle “piccole storie”. Esattamente quello che questa mostra mette in luce, frutto di una importante ricerca storica realizzata con il coinvolgimento dei giovani studenti scaligeri. Uno sguardo dritto sulla storia che, anche a distanza di anni, ci permette di riflettere su quanto successo in passato e impegnarsi affinché non si ripetano mai più simili tragedie». «L’idea di questa mostra nasce dall’osservare come i giovani, attraverso i programmi scolastici, affrontino lo studio della storia in modo teorico, con pochi riferimenti a documenti di qualsiasi tipo», ha detto Roberto Israel, consigliere nazionale Associazione figli della Shoah, presieduta a livello nazionale della senatrice a vita Liliana Segre. «Da queste premesse parte l’idea di avvicinare i giovani alla “piccola storia”, quella avvenuta vicino a noi, attraverso documenti dell’archivio di Verona riguardanti le sorti della comunità ebraica dall’entrata in vigore delle leggi razziste dal 1938 al 1945».

Grazie all’iniziativa di Roberto Israel e all’impegno dei giovani studenti Giulia Agugiaro, Giulia Andreis, Emma Faccio, Martina Pasini, Agnese Romanelli del Liceo Maffei e di Azzurra Lepre del Liceo Fracastoro, affiancati dalle professoresse Cristina Antonini e Francesca Guerra e coordinati da Nadia Olivieri, docente e ricercatrice dell’Istituto veronese per la storia della Resistenza e dell’Età contemporanea, è stato possibile restituire il volto e la storia di queste persone. Le prenotazioni per la mostra si possono effettuare cliccando qui. La mostra è aperta tutti i giovedì e il sabato mattina.

Entro i primi dieci giorni di maggio, poi, verranno collocate le prime due “pietre d’inciampo” di Verona. Le pietre d’inciampo sono un’idea dell’artista tedesco Gunter Demnig, che di norma le colloca di persona laddove una famiglia richieda una pietra per un parente. L’iniziativa può essere appoggiata anche da benefattori e da Comuni. A Verona affianca i familiari l’associazione Figli della Shoah. In questo caso non sarà presente lui, per difficoltà legate alla pandemia, ma le pietre saranno inviate a Verona, dove verranno collocate. «Le pietre vengono poste per chi ha subito un torto ed è stato privato della vita senza ragion d’essere, senza avere parte in causa né potersi difendere», dice Roberto Israel, che si dice molto felice del via libera dato dall’Amministrazione comunale di Verona, con la delibera fatta approvare dall’assessore Nicola Spagnol. Ricorda, Israel, che l’artista Demnig «ha iniziato a porre le pietre d’inciampo in Germania, con i Rom e un disabile, pure sterminati nei lager, e ora si concentra tutta sugli ebrei deportati ed eliminati nei campi di sterminio».

Enrico Giardini

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