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il saggio

«Ladri di facce», quando un disegno inchioda il reo

Pagani con lo psichiatra Meluzzi disegna la memoria delle vittime. Un Laboratorio a Casa Sartori
La poliziotta Pagani con Luca Sartori ed il prefetto Marangoni
La poliziotta Pagani con Luca Sartori ed il prefetto Marangoni
La poliziotta Pagani con Luca Sartori ed il prefetto Marangoni
La poliziotta Pagani con Luca Sartori ed il prefetto Marangoni

Quanto resta nella nostra memoria dopo un evento traumatico? Quanto è attendibile, vicina al vero, reale la nostra capacità di descrivere una persona. È possibile contribuire alla risoluzione di casi, volti a rendere giustizia a vittime di reati, disegnando? L'approfondimento artistico-scientifico, espanso in contesti tradizionali di ricerca investigativa, ha particolare valenza per raggiungere questo obiettivo? Il ricordo traumatizzato è raffigurabile graficamente? La sua definizione, suggestionabile come la memoria, è attendibile?

L'analisi delle risposte a queste domande è definita nell'operato del disegnatore anatomico della Polizia Scientifica che, protagonista nel rendere graficamente visibile chi, o cosa, è necessario cercare, illustrerà modalità tecniche esplicative. Uno di questi disegnatori è la maestra d’arte Elena Pagani, poliziotta in forza alla questura di Mantova (assistente capo coordinatore), nonchè dirigente del Sap, sindacato autonomo di polizia, che ha risolto alcuni casi che sembravano impossibili come quello dello stupro della ragazzina polacca in vacanza a Rimini con il fidanzato e quello della transessuale peruviana, tutto in una notte di violenza commessa da un banco di minori con a capo un maggiorenne poi arrestato proprio grazie all’affidabile testimonianza della trans e del tratto della Pagani, che assieme al professor Alessandro Meluzzi, psichiatra e criminologo, ha poi scritto un libro dal titolo «Ladri di facce», edito da Oligo che è diventato un testo universitario.

Il saggio

Il saggio «Ladri di facce» spiega ai lettori come sia stato possibile, attraverso l’uso dell’arte e del disegno accademico, contribuire concretamente all’identificazione di pericolosi criminali ed assicurarli, così, alla giustizia. Il libro tratta di quattro casi che accompagnano il lettore in una percorrenza d’indagine unica nel suo genere in cui la coscienza dell’artista si profonderà al raziocinio dell’investigatore.

Lo psichiatra Meluzzi avvalora questo intricato tragitto definendo la memoria ed evidenziando, con specifiche considerazioni originate dall’analisi delle cause, del comportamento e dell’emotività, le concrete difficoltà riscontrabili in questa delicata ricerca vissuta dalla buia profondità del male verso la luminosità rappresentativa dell’opera d’arte.

Pagani sabato 11 marzo è stata docente ad un workshop, laboratorio di criminalistica, organizzato da Casa Sartori e cui hanno partecipato alti dirigente della Polizia di Stato tra cui l’ex prefetto di Milano Alessandro Marangoni.

Nella prima parte ha simulato l’intervista ad una vittima di violenza interpretandola e coinvolgendo i partecipanti nella veste di poliziotti, quindi ha chiesto loro di disegnare il volto che era stato descritto dalla vittima. Quello cioè che la poliziotta-maestra d’arte Pagani è spesso chiamata a fare. E le sorprese non sono mancate.

Alessandra Vaccari

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