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La transumanza candidata al patrimonio dell’Unesco

PARIGI La migrazione stagionale di uomini e greggi si candida a patrimonio dell’Unesco. La candidatura è stata avanzata a Parigi dall’Italia come capofila insieme alla Grecia e all’Austria. La pratica tradizionale della transumanza rappresenta la migrazione stagionale delle greggi, delle mandrie e dei pastori, che si spostano in differenti zone climatiche percorrendo le vie semi-naturali dei tratturi. Il viaggio dura giorni e si effettuano soste in luoghi prestabiliti, le «stazioni di posta». Plaude alla candidatura la Coldiretti: «È un passo importante che va accompagnato da un impegno concreto per salvare i pastori in Italia, che conta su 60mila allevamenti, spesso concentrati nelle aree più marginali del Paese, per un patrimonio 7,2 milioni pecore, la maggioranza in Sardegna. Occorre garantire», sottolinea l’associazione, «un equo compenso al lavoro dei pastori, oggi minacciato dai bassi prezzi pagati per latte e carne anche per effetto delle importazioni di bassa qualità dall’estero ma anche salvare i greggi di pecore che stanno subendo una strage per gli attacchi dei lupi, con il rischio concreto dell’abbandono e dello spopolamento». La transumanza, dice il ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, quale elemento culturale, dal forte contenuto identitario, ha saputo nei secoli creare forti legami sociali e culturali tra praticanti e i centri abitati da essi attraversati, nonché rappresentare un’attività economica sostenibile caratterizzata da un rapporto peculiare tra uomo e natura, influenzando con la sua carica simbolica tutti i campi dell’arte. La transumanza è ancora oggi praticata nel Centro e Sud Italia, dove sono localizzati i Regi tratturi, partendo da Amatrice (nella cui piazza si svolgeva la grande festa dei pastori) e Ceccano nel Lazio a Pescocostanzo in Abruzzo, da Frosolone in Molise al Gargano in Puglia. Pastori transumanti sono ancora in attività anche nell’area alpina, in particolare in Lombardia, Veneto, Alto Adige. •

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