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Arte e Shoah

«La scatola della memoria» del pittore Granata libera la farfalla di Liliana Segre

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L'opera di Fiorenzo Cino Granata (Pezzani)
L'opera di Fiorenzo Cino Granata (Pezzani)
L'opera di Fiorenzo Cino Granata (Pezzani)
L'opera di Fiorenzo Cino Granata (Pezzani)

Le testimonianze della senatrice Liliana Segre sopravvissuta ai campi di sterminio nazisti hanno commosso il pittore veronese Fiorenzo Cino Granata che proprio il 27 gennaio nel Giorno della memoria ha concepito e poi realizzato «La scatola della memoria» ispirata alle parole specifiche della Segre la quale ha detto: «Al campo di concentramento di Teresin i bambini potevano fare delle recite e colorare con i pastelli, poi un giorno furono tutti deportati e uccisi ad Auschwitz e c'era una bambina di cui non ricordo Il nome che ha disegnato una farfalla gialla che vola sopra i fili spinati. Che la farfalla gialla voli sempre sopra i fili spinati. Questo è un semplicissimo messaggio da nonna che io vorrei lasciare ai miei futuri nipoti ideali che siano in grado di fare la scelta e, con la loro responsabilità e la loro coscienza, essere sempre quella farfalla gialla che vola sopra i fili spinati».

 

Grande 28 x 37 cm il contenitore di cartone trasformato da Granata in simbolo portavoce è una vera e propria scatola di quelle per scarpe, camicie o altri indumenti. Con colori acrilici, solito a dipingere sia su tela che su altro come in questo caso, l'artista ha fatto parlare con la voce del "silenzio assordante" uno dei suoi curiosi personaggi ovvero Jurij Gallino che per il pittore Cino rappresenta "il bambino che c'è in noi". Jurij Gallino di norma nella visione di Granata è una terna di elementi formata da due creature umane e un pennuto e stavolta si trova nel lager.  «La creaturina tiene in mano un lungo filo con in cima una farfalla gialla che oltrepassa la recinzione del campo», spiega Granata il quale con questa opera desidera parlare , con un linguaggio infantile e per questo diretto, delle tremende verità della Storia che non bisogna dimenticare mai. «Faccio tesoro degli insegnamenti della signora Segre che aveva 13 anni quando è scampata alla morte - aggiunge- e la stella giudaica che gli ebrei erano costretti a cucirsi addosso per essere distinti, desidero anche io , nel mio piccolo, che voli libera ma so che c'è tanto da fare ancora».

Michela Pezzani

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