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LA MEDICINA DELLE PAROLE

Andrea Vitali: con l’emergenza Covid -19 è tornato a fare il medico La copertina del libro Andrea Vitali: con l’emergenza Covid -19 è tornato a fare il medico La copertina del libro
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Andrea Vitali: con l’emergenza Covid -19 è tornato a fare il medico La copertina del libro Andrea Vitali: con l’emergenza Covid -19 è tornato a fare il medico La copertina del libro

[FIRMA]Federica Augusta RossiDalla professione medica alla scrittura, e viceversa, in un dialogo che dura da decenni. E che oggi, in tempi di pandemia, vive una nuova dimensione. Lo racconta Andrea Vitali, autore tra i più prolifici e letti del panorama italiano famoso per lo “spirito” suoi romanzi, che ha posato temporaneamente la penna di scrittore per tornare a indossare il camice bianco. Non prima di avere aderito, con altri ventiquattro autori di punta del gruppo editoriale Mauri Spagnol, all’iniziativa benefica dal titolo “Andrà tutto bene – Gli scrittori al tempo della quarantena”. Un instant book, disponibile in versione digitale, tutti i proventi saranno totalmente devoluti all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.[DOMANDA_RISP]Com’ è stato ritornare alla professione medica?Piacevole e per niente traumatico. Non ho mai tagliato il cordone ombelicale con la medicina, anche se sono in pensione da anni. A Bellano siamo poco più di tremila abitanti, ci conosciamo tutti e a livello di volontariato ho sempre continuato a praticare la professione. A maggior ragione ora, in piena pandemia. Mi è sembrato normale sostituire un amico collega in quarantena dopo aver assistito un paziente che purtroppo è stato anche il primo caso accertato di decesso da Coronavirus. Sto visitando a domicilio una persona guarita e poi continuo con la medicina di base. Una terapia per il diabete da aggiustare, una lombosciatalgia. Cose di questo genere.[DOMANDA_RISP]Pazienti e compaesani sono sempre stati ottimi spunti per i suoi romanzi. È così anche in questi giorni?La consueta vena di allegria e leggerezza fatica un po’ e ho sospeso la scrittura. Ho preferito concentrarmi sulla revisione di un racconto natalizio e di un romanzo “tipo Maccadò” che avevo scritto in precedenza. Sto anche raccogliendo appunti per una nuova storia.[DOMANDA_RISP]Come scrittore crede che potrà mai raccontare questo periodo?Mi sono cimentato in un paio di racconti per un periodico del Canton Ticino: uno ambientato in piena pandemia e uno a dieci anni di distanza. Ci sono riuscito solo perché erano di appena settemila battute. Da narratore e uomo di scienza non avrei mai immaginato uno scenario del genere. [DOMANDA_RISP]Però un suo racconto, ambientato in piena emergenza, è appena uscito nell’antologia “Andrà tutto bene”.Ho creduto alla bontà dell’iniziativa benefica. Siamo stati i primi a richiamare i lettori alla solidarietà e siamo in vetta alle classifiche di vendita degli e-book. Lo spunto del racconto è stato un siparietto divertente tra marito e moglie al quale ho assistito l’ultima domenica di libertà prima del distanziamento sociale. Ho mescolato personaggi dei miei romanzi ai luoghi reali, mantenendomi in linea con il mio modo di narrare, senza mai nominare il virus. [DOMANDA_RISP]Dopo decenni da medico-scrittore crede che esista un legame tra le due professioni?La parola. Da medico, soprattutto agli esordi ma anche oggi che ancora non siamo dotati di grandi mezzi diagnostici, ho sempre creduto che ascoltare il paziente fosse fondamentale. Ho sempre usato la parola come farmaco. Soprattutto oggi, per rassicurare quei malati che alla prima febbre temono già di avere contratto il Covid-19. I miei illustri professori mi hanno insegnato che la medicina è una scienza ma anche una disciplina umanistica. Da lettore-scrittore, invece, sono convinto che la parola sia terapeutica per superare i momenti difficili o per godere maggiormente di quelli belli.[DOMANDA_RISP]Da lettore come si sta “curando” in questa quarantena?Con “Svegliamo a mezzanotte” di Fuami Marino. La psichiatria mi ha sempre affascinato e un libro sulla depressione mi serve a capire come questa interferisca con i rapporti interpersonali. L’ho alternato a Simenon, che è come prendere una bella aspirina quando si ha mal di testa. E poi con “La strada di casa” di Kent Haruf: la scrittura è straordinaria e il finale sconcertante. [DOMANDA_RISP]Il 19 marzo sarebbe dovuto uscire per Garzanti “L’uomo in mutande”.Senza volerlo abbiamo scelto un titolo che si è dimostrato profetico: sia già tutti in mutande, temo.[END][END_5]

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