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RETROSCENA.

IL VERO 007 CHE VISSE DUE VOLTE

Dick Mallaby fu paracadutato a Como nel 1943. Preso si aspettava la fucilazione. Ma l'Italia già preparava la resa. Così da prigioniero passò a utile intermediario
Dick Mallaby, l'agente Olaf del SOE, al tiro a segno del luna park
Dick Mallaby, l'agente Olaf del SOE, al tiro a segno del luna park
Dick Mallaby, l'agente Olaf del SOE, al tiro a segno del luna park
Dick Mallaby, l'agente Olaf del SOE, al tiro a segno del luna park

Lo spionaggio e gli intrighi fanno anche la Storia, oltre che le sceneggiature per i film sugli agenti segreti. Succede pure, come dimostra il recente scandalo Datagate, quando ciò che dovrebbe restare celato viene a galla, scatenando conseguenze impreviste. Durante la Seconda guerra mondiale un retroscena spionistico finora sconosciuto ha avuto la sua parte in una fase drammatica: le trattative segrete che avrebbero portato all'armistizio di Cassibile tra il Regno d'Italia e le forze alleate anglo-americane.
È grazie allo studio certosino di Gianluca Barneschi, avvocato romano nel settore delle radiodiffusioni e telecomunicazioni con il pallino della ricerca storica, se oggi veniamo a conoscere risvolti e personaggi finora inediti in uno dei periodi più tragici e concitati nella storia d'Italia. Barneschi ha racchiuso le sue scoperte nel volume L'inglese che viaggiò con il re e con Badoglio (Editrice Goriziana, 290 pagine più un inserto di foto d'epoca, 24 euro).
Protagonista di un concatenarsi di eventi casuali, ma determinanti per l'esito del conflitto, fu Cecil Richard Mallaby, Dick per gli amici e Olaf nelle operazioni in codice: una giovane spia inglese di bell'aspetto e dallo sguardo glaciale, davvero più James Bond di Sean Connery. Questo agente segreto del SOE (Special Operations Executive), che soprattutto alle donne non doveva passare inosservato, fu avvistato due volte in Italia tra l'estate e l'autunno del 1943 prima di scomparire nell'oblio per settant'anni.
La prima, nella notte di luna piena del 14 agosto, mentre veniva paracadutato nelle acque del lago di Como, imbottito di «documenti falsi, 130mila lire, pezzi di ricambio per una ricetrasmittente e i negativi dei codici crittografici, accuratamente nascosti dentro il libro Italia mia di Giovanni Papini (particolare di involontario umorismo)».
L'AGENTE OLAF, che parlava ottimamente l'italiano avendo abitato in Toscana durante l'infanzia, era in missione di spionaggio militare agli ordini del SOE. Ma andò male, l'operazione si rivelò subito un disastro a dir poco. Mallaby venne preso dai pescatori locali e, a riva, «perquisito e interrogato su due piedi dal capitano dei carabinieri con alcuni militari e da un graduato della Finanza», come riportò allora il quotidiano Il Secolo-La Sera. Fu riconosciuto come agente nemico e sbattuto in carcere in attesa di giudizio.
Ma il secondo avvistamento di Dick Mallaby avvenne il 10 settembre, a Brindisi: l'agente segreto britannico sbarcava dalla corvetta Baionetta al seguito del re d'Italia, in nome del quale i giudici di Como dovevano condannarlo a morte per spionaggio, assieme a regina, erede al trono, nonché al capo del governo e ad altri 50 alti papaveri del Regno d'Italia, scappati da Roma all'indomani della proclamazione dell'armistizio.
Perché una spia inglese insieme al gruppo di altolocati fuggiaschi? Cos'era accaduto nelle quattro settimane tra il suo ripescaggio dal lago manzoniano e il viaggio in compagnia delle più alte cariche italiane? L'imprevedibile.
«A causa di fatali ma favorevoli sincronicità», spiega l'autore, «in pochi giorni Dick Mallaby era diventato la persona giusta al momento giusto, da piazzare al più presto al posto giusto e alla quale garantire, invece della fucilazione riservata alle spie nemiche colte in flagrante, la massima protezione».
A salvare l'agente segreto intervennero le trattative di resa che si stavano già sviluppando: il generale Giuseppe Castellano e il diplomatico Franco Montanari avevano bisogno di un modo sicuro e criptato per comunicare con gli anglo-americani senza il rischio di essere intercettati (la Storia si ripete…)
Nel frattempo, dalla sua cella, l'agente Olaf usava tutta l'arte affabulatoria di cui era capace per evitare di finire al muro, «distillando dettagli confessori apparentemente importanti (che, invece, erano irrilevanti e non compromettenti per le attività SOE), per accreditare l'idea che fosse più utile lasciarlo in vita». Intanto, qualcuno nell'entourage del generale Kenneth Strong suggerì che bastava dotare gli italiani di una delle raffinate radio inglesi per comunicazioni segrete. Ma chi sarebbe stato capace di usarla? Barneschi rivela: «A Castellano e Montanari venne segnalato che la persona giusta per usare quel sofisticato apparecchio era già in Italia. Si trattava di tale Dick Mallaby che, da informazioni acquisite, era stato catturato, ma risultava ancora vivo. Così Mallaby fu rilasciato e divenne responsabile per la trasmissione di tutti i messaggi tra Roma e il quartier generale delle forze alleate».
Finita la guerra, l'agente Olaf sposò la collega Christine Joyce Northcote-Marks con cui formò una famiglia numerosa. Venne a vivere in Italia, dove ufficialmente era interprete nelle basi Nato, prima a Napoli poi a Verona, dove è morto nel 1981. Ed è anche grazie alla testimonianza dei Mallaby, della moglie e di alcuni figli che ancora risiedono in Italia, se questo piccolo ma importante tassello della Storia è andato, finalmente, al suo posto.

Lorenza Costantino

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