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L’INTERVISTA a Federico Faggin

Il padre del microchip: «Ho lavorato a Intel, creano link di sviluppo»

Vicentino, inventore e progettista, è stato in Intel per diversi anni. Spiega i vantaggi per Verona se diventasse sede di uno stabilimento
Federico Faggin Vicentino, negli Stati Uniti è stato fra i padri del microchip
Federico Faggin Vicentino, negli Stati Uniti è stato fra i padri del microchip
Federico Faggin Vicentino, negli Stati Uniti è stato fra i padri del microchip
Federico Faggin Vicentino, negli Stati Uniti è stato fra i padri del microchip

Inventore e progettista dei primi quattro microchip al mondo, Federico Faggin, vicentino, ma residente negli Stati Uniti da oltre 50 anni ha la doppia cittadinanza e per lo più vive in California, nella Silicon Valley, traino mondiale della ricerca e sviluppo negli ambiti tecnologici più evoluti. In questi giorni è in Italia per presentare il suo libro Irriducibile. La coscienza, la vita. I computer e la nostra natura edito da Mondadori, di cui ieri ha parlato, nel programma Quante Storie di Giorgio Zanchini su Rai Tre. Subito dopo ha spiegato a L’Arena quali ricadute potrebbe portare al territorio un insediamento industriale targato Intel Corporation, la multinazionale a stelle e strisce, pronta a mettere radici a Vigasio.

A patto che il Veronese venga considerato più attrattivo del Piemonte, altra regione candidata ad ospitare il sito produttivo. Faggin elenca i vantaggi dell’eventuale approdo del colosso dei microchip in provincia (si tratterebbe della parte di assemblaggio e confezione) per un investimento da 4,5miliardi di euro, che potrebbe generare 1.500 posti di lavoro, più altri 3.500 indiretti.

Potrebbe portare lavoro di qualità, un hub attivo 24 ore su 24

«Ho lasciato Intel dal ’74», racconta. «Nel frattempo sono cambiate tante cose. Tuttavia ho la percezione chiara di cosa potrebbe portare una multinazionale di questo genere nella provincia nordestina. In primo luogo, lavoro di qualità perché potrebbe impiegare prevalentemente tecnici ed ingegneri, in un hub in cui si lavora 24 ore su 24, con le tecnologie più avanzate», racconta. «Attività come queste sono completamente robotizzate ed estremamente high tech. Inoltre generano un importante indotto, creando link di sviluppo con università, aziende già presenti sul territorio, centri di ricerca operativi», aggiunge. Tanti cervelli ora in fuga, tanti giovani in uscita dalle università nazionali, con in tasca lauree pesanti potrebbero trovare risposte alle loro ambizioni di fare ricerca sotto casa o comunque all’interno del loro Paese.

Stabilimenti ben progettati che non producono inquinamento

Altre imprese potrebbero nascere specializzandosi in attività di supporto alla filiera veneta dei microchip, che potrebbe nascere. Da smorzare anche qualsiasi timore sulle conseguenze ambientali dell’insediamento. «Si tratta di stabilimenti oramai all’avanguardia: innovativi e ben progettati; non producono inquinamento», osserva. Stabilimenti di cui l’Europa e quindi anche l’Italia hanno estremo bisogno da quando le filiere lunghe, causa Covid, sono entrate in crisi, accentuando la dipendenza dell’Occidente dalle produzioni asiatiche ed in particolare cinesi.

Innegabile la dipendenza dall'Occidente

«Il nostro Paese è stato a lungo all’avanguardia nella produzione di componenti elettronici a semiconduttore con St Microelectronics (un’azienda ora italo-francese, ndr), creata a fine anni ’80 come il risultato della fusione delle attività di semiconduttori di Sgs Microelettronica e di Thomson Semiconducteurs. Il gruppo è tra i primi dieci al mondo. Tuttavia è innegabile che la dipendenza dall’Occidente sia accresciuta nei decenni e ora ne paghiamo le conseguenze», prosegue. Per rispondere a questa situazione Intel avrebbe pianificato insediamenti per la produzione in Europa, per un totale di 80 miliardi di euro per i prossimi 10 anni. In Germania, la multinazionale ha in programma di costruire altre due fabbriche di microchip, a Magdeburgo per 17 miliardi di euro.

La provincia di Verona sarebbe agevolata nel collegamento via Brennero con i siti già autorizzati del Governo tedesco. Ora tocca all’Italia e alle Regioni Veneto e Piemonte mettere sul piatto le migliori condizioni. Ad Intel Corporation prendere la decisione finale sulla costruzione del sito tricolore.

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Valeria Zanetti

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