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L'artista veronese

Il «Cristo della speranza» del pittore filosofo Armando Faè

Il Cristo di Faè
Il Cristo di Faè
Il Cristo di Faè
Il Cristo di Faè

Una miriade di animaletti dal tratto infantile circondano il «Cristo della speranza»  del pittore veronese Armando Faè che ha affidato all'espressione reattiva di Gesù sulla croce tutta la sofferenza del mondo a causa del Coronavirus, ma anche delle guerre, delle ingiustizie, disuguaglianze e della violenza in genere. «È un'immagine non solo drammatica ma anche densa di riscatto e fiducia nel bene», spiega Faè, «affinché si verifichi davvero un cambiamento nelle nostre vite basato sulla presa di coscienza da parte della gente delle responsabilità verso il prossimo e noi stessi, per far sì che le nostre azioni siano indirizzate al rispetto nei confronti del valore della vita e del pianeta».

 

La tecnica usata da Faè è olio, su grande pannello di masonite, di forte impatto visivo e stile primitivo. «Il volto e il corpo di Gesù sono deformati dal tremendo dolore inflitto dall'uomo sull'uomo e gli animali, in primo luogo il cane e poi il cigno, la colomba, le farfalle, umili uccellini, anatroccoli gialli, non abbandonano chi soffre ma gli stanno accanto, lo vegliano, lo confortano, lo consolano, lo curano, si adoperano per una possibile resurrezione», prosegue Faè, diplomato al Liceo Artistico statale, che ha frequentato l'Accademia di Belle Arti Cignaroli e poi sempre a Verona si è laureato in Filosofia. La sua prolifica attività artistica si svolge per la maggior parte en plein air e dedica molta attenzione ai luoghi artistici della Verona antica cogliendone l'anima popolare espressione della gente comune.

Michela Pezzani

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