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Gadda, le memorie di guerra
di un soldato, ingegnere e

scrittore
Nella sua prosa emerge sempre la ricerca maniacale della perfezione
Gadda (a destra) con il fratello pilota Enrico morto nel 1918
Gadda (a destra) con il fratello pilota Enrico morto nel 1918
Gadda (a destra) con il fratello pilota Enrico morto nel 1918
Gadda (a destra) con il fratello pilota Enrico morto nel 1918

Maria Vittoria Adami

«Uno strumento di precisione, costituito da due punte di compasso finissime e fisse, accuratamente allineate col margine d’un regolo d’acciaio, può consentire la trisezione esatta dell’angolo». Appunti di un ingegnere accompagnati da formule algebriche e schizzi. Ma anche memorie di guerra di un letterato. Le scrisse Carlo Emilio Gadda a Ponte di Legno nel dicembre del 1915 in quello che poi diverrà il suo Giornale di guerra e di prigionia edito nel 1955.

Uno e trino, Gadda (Milano 1893 - Roma, 1973): soldato, ingegnere e scrittore. A questa triplice peculiarità del prosatore del Novecento venerdì 16 ottobre, alle 17.30, è dedicato un convegno dell’Ordine degli ingegneri per il centenario della Grande Guerra, nella bella sede del collegio ai magazzini generali freschi di restauro, in via Santa Teresa, 12.

All’incontro, «Carlo Emilio Gadda: soldato, ingegnere e scrittore», interverrà il professore dell’università di Ginevra Emilio Manzotti. Al suo fianco ci saranno Arnaldo Liberati, erede dell’archivio gaddiano di Villafranca, il presidente del Collegio degli ingegneri, Paolo Soardo, e il consigliere comunale delegato alla cultura, Antonia Pavesi. Soldato volontario del Quinto Alpini, Gadda era ingegnere di mestiere, ma anche nella prosa, sempre alla ricerca maniacale della perfezione della forma. Era uomo ligio alle regole in ogni ambito della vita, fino a soffrirne per la mancata applicazione e per l’inefficienza italiana, emersa appieno nella gestione del primo conflitto mondiale che guardava con gli occhi dell’ingegnere: diverse invettive nel suo diario, scritto tra il 1915 e il 1919, vanno agli alti comandi per la loro «assoluta incapacità, la negazione di ogni buon senso logico» («Vengano a vedere com’è calzato il Quinto Alpini!»).

L’ingegnere della letteratura italiana fu una personalità composita che i relatori scandaglieranno a partire proprio dal Giornale di guerra, e dalla sua esperienza al fronte, passata per l’Adamello, l’altopiano di Asiago e il Carso, fino alla prigionia dopo la rotta di Caporetto.

Il convegno affronterà anche gli anni successivi (fino al 1940) per il suo lavoro tra l’Italia e l’Argentina, dopo la laurea in ingegneria elettronica. E poi ancora il Gadda professore di matematica e fisica al liceo Parini di Milano e funzionario Rai a Roma.

Soardo tratterà la parte dell’esperienza militare. Quella linguistica e letteraria spetterà al professor Manzotti, membro del comitato scientifico di Adelphi che dal 2010, grazie alla collaborazione con l’archivio Liberati, sta rieditando tutte le opere di Gadda. Liberati parlerà del rapporto tra Gadda e Verona: la madre Agnese Lehr soggiornò qui; lo scrittore pubblicò recensioni sull’Arena e sostò nella villa a Cavalcaselle del cognato Paolo Ambrosi durante i viaggi Milano-Venezia con l’amico Carlo Linati.

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