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Franco Francese da rivalutare
dopo un decennio

ARTE. Un autore di origini popolari e fortemente legato alla terra. Esce il catalogo generale del pittore morto nel 1996 che rende evidente la sua precocità. Degli anni Sessanta la sua serie dedicata al Soviet di Kronstadt
Franco Francese, Ritratto di Mario De Micheli, 1970, particolare
Franco Francese, Ritratto di Mario De Micheli, 1970, particolare
Franco Francese, Ritratto di Mario De Micheli, 1970, particolare
Franco Francese, Ritratto di Mario De Micheli, 1970, particolare

Nel Novecento uno dei più significativi artisti che dalla terra hanno preso spunto è stato Franco Francese. Tra i suoi ispiratori i nostri grandi del Trecento e del Quattrocento, gli inquieti Soutine e Redon, i lirici e sognanti quali Chagall, ma anche Daumier e forse, andando indietro, Goya, Rembrandt e Dürer. Ora finalmente dalla Electa, a cura di Tino Gipponi ed Elena Pontiggia, esce il catalogo generale delle sue opere: 1.679. Artista schivo per natura, Francese preferiva il silenzio e la solitudine, anima profonda della sua migliore pittura, dalle prime opere importanti del 1944. come Uomo dal lenzuolo di forte carattere espressionista, alle tele di fine anni Cinquanta, ricche di colore (Donna che si spoglia con bambina del 1957 e Feria d'agosto, 1958, ma anche la serie dedicata al mondo contadino: Veglia nella stalla, Bracciante che dorme, Mucca al pascolo, degli stessi anni). Negli anni Sessanta le sue composizioni si arricchiscono, come in Convalescenza del 1965 e nella serie dedicata a Quelli di Kronstadt (ricordando la rivolta del soviet rivoluzionario nel 1921 contro l'accentramento moscovita del potere). Quindi la serie dei bestiari che rimandano sicuramente a Bacon e a Sutherland, ma con maggiore ricchezza cromatica, a volte esplosiva come in Guarda dalla soglia del 1968. Al principio degli anni Settanta un'altra ricca serie meditativa (Notte stellata, iniziata nel 1971 e proseguita fino al 1974) e dedicata alla terra, con tele come Semi di mela (1973), La goccia (1974), Semi di zucca (1973). Il decennio si conclude con un'altra riflessione sulla dura vita di chi deve andarsene perché la terra non lo può più mantenere: Imbarco è una serie di dipinti di uomini nudi visti di spalle, iniziata nel 1977 e proseguita fino quasi alla fine dell'esistenza del pittore, accompagnata da due altre sequenze, una dedicata alla goccia e l'altra agli autoritratti con teschio. Gli ultimi anni della sua ricerca, fra la fine degli anni Ottanta e la morte, avvenuta nel 1996, sono dedicati, presentimento della fine, a Tramonto in città, quadri densi per le robuste scelte cromatiche virate sui rossi cupi e sui viola e gli oltremare, Melanconia bianca e L'acqua scorre fra le dita. Sono opere che sembrano la realizzazione pittorica di quanto Francese aveva scritto in Diario intimo già nel 1943: «Il pittore deve ritrovare la dignità del pensatore, l'intuizione del profeta». Scorrendo le pagine del catalogo con le sue opere viene da chiedersi, guardando le date che rivelano spesso una precocità singolare rispetto ai suoi colleghi più anziani, quali siano state le basi sentimentali e culturali della sua ricerca. Pontiggia, nel suo ampio saggio, dichiara che Francese era già giunto a maturità appena ventenne e suggerisce una chiave di lettura riprendendo un'altra riflessione di Francese («Io voglio essere come la natura che sta dietro le sue manifestazioni eterna sublime orrida»), affermando che «uno dei motivi di fascino della sua opera, infatti, consiste nella capacità di suggerire, con immagini di memorabile forza quei due aggettivi, sublime e orrida, nella loro identità».

Francesco Butturini

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